Nella parte finale di Via Ricasoli, un tempo Contrada del Lastrico o Via del Lastrico per la presenza di alcuni tratti di strada romana ancora presenti nel Medioevo, sorge Palazzo Albergotti, il più importante edificio in stile neoclassico di Arezzo, appartenuto a una delle famiglie più influenti e prestigiose della città fin dall’epoca medievale, quando rappresentavano un riferimento indispensabile della fazione guelfa.
Detto anche “Palazzo delle Statue” per la serie di sculture allegoriche in terracotta realizzate da Arcangelo Ciofini che ne ornano la sommità, sette sulla facciata e tre sul lato che guarda su Piazza Landucci, fu costruito tra il 1792 e 1799 su commissione di Alessio Albergotti, incorporando tre case con orti preesistenti di proprietà della sua famiglia. Il progetto fu affidato al noto architetto chiancianese Leonardo Massimiliano de Vegni, già autore nel territorio aretino del teatro di Foiano della Chiana, che portò in città quello stile che anche in architettura si affrancava dal barocco e dal rococò e si ispirava all’arte greco-romana.
Nel 1800, durante la rappresaglia francese in seguito ai moti antigiacobini del Viva Maria scoppiati ad Arezzo l’anno precedente, la facciata dell’edificio fu rovinata da una cannonata, ma nel 1801 venne restaurata.
Nel 1830 Palazzo Albergotti fu acquistato da Leopoldo II d’Asburgo-Lorena per adeguarlo a palazzo granducale cittadino, ma con l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna nel 1860 e la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, fu incamerato dal neonato stato italiano.
Tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento ebbe varie destinazioni pubbliche – edificio scolastico, sede dell’Intendenza di Finanza e del Tesoro, Conservatoria delle Ipoteche, Ufficio Tecnico Erariale – finché nella seconda metà del secolo scorso fu adeguato a sede della Soprintendenza ai Beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Arezzo, oggi Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Arezzo e Grosseto. L’organo periferico del Ministero della Cultura esercita, nel territorio di competenza, la fondamentale attività di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni mobili e immobili, pubblici e privati, riconosciuti di interesse artistico, storico, archeologico, demoetnoantropologico, architettonico e paesaggistico.
Esternamente Palazzo Albergotti è contraddistinto dalla monumentale facciata rivestita con bugnato liscio al piano terra e scandita da un gruppo di sei lesene piatte nell’avancorpo centrale superiore, sulle quali appoggia l’elegante timpano triangolare con lo stemma dell’aristocratica famiglia aretina al centro, sostenuto dalle allegorie della Fama.
Al suo interno l’edificio presenta ambienti voltati con lunette al piano terra, appartenenti a uno degli edifici precedenti, affrescati nella seconda metà del Seicento dal pittore Giovan Battista Biondi e dai suoi collaboratori.
Ricchissimo di elementi decorativi è il piano superiore, in origine il piano nobile dell’edificio, che in parte risentono ancora di un gusto tardo barocco, ma dall’altra parte guardano ormai con convinzione alla pittura neoclassica che alla fine del Settecento giunse anche a Arezzo. Tra gli affreschi presenti emergono le due grandi vedute con il “Paesaggio con costa marina” e il “Paesaggio con templi greci”.
Se attraversiamo il vestibolo di Palazzo Albergotti, giungiamo al giardino sopraelevato sul retro, di pianta rettangolare, con schema quadripartito e vasca centrale. Lo spazio verde è uno dei più caratteristici del centro storico di Arezzo.
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