Il Palazzo dei Priori, in Piazza della Libertà, è la sede del municipio di Arezzo. Fu costruito intorno al 1333, sulla sommità del colle di San Pietro, per ospitare la suprema magistratura del libero comune e in seguito i principali organi giurisdizionali e amministrativi che si sono succeduti in città fino ai nostri giorni. Il possente torrione, elemento insostituibile dello skyline cittadino, venne realizzato a partire dal 1337.
Tra il 1454 e 1472 fu portata avanti la prima grande ristrutturazione del palazzo curata da Domenico del Fattore e Bartolomeo Serragli. Nel contesto di quei lavori, negli anni Sessanta dello stesso secolo venne trasferito sulla torre il grande orologio che in origine era collocato nel campanile della Pieve di Santa Maria Assunta.
Nel 1572 fu deliberato un nuovo rifacimento dell’edificio pubblico. Al progetto lavorò Alfonso Parigi il Vecchio, che elaborò il loggiato interno a tre ordini che guarda a meridione. L’intervento terminò nel 1602, quando ormai l’architetto era morto da tempo. Nel 1650 la facciata crollò completamente e distrusse il sottostante loggiato esterno quattrocentesco, che non venne più riedificato. Andarono persi anche gli affreschi dipinti da Lorentino d’Andrea sulla parete interna. Nella ricostruzione la parte anteriore in pietra del palazzo fu arretrata.
Nel 1715 venne collocata sulla vela una nuova campana fusa da Andrea Moreni, mentre nel 1800 il quadrante dell’orologio fu coronato dalle “Quattro stagioni” e dalle allegorie di “Giustizia” e “Fortezza”, dipinte dal pittore neoclassico Luigi Catani. Nelle rare immagini di inizio Novecento ancora si vedono i dipinti, ormai degradati a causa delle intemperie.
L’ultimo importante intervento al Palazzo dei Priori fu attuato nel periodo 1930-33 sotto l’egida di Giuseppe Castellucci e Umberto Tavanti. Nell’ambito della neomedievalizzazione del palazzo, venne fabbricata una loggetta esterna e furono inseriti i merli alla ghibellina, ovvero a coda di rondine, nella grande facciata.
Il torrione, che era stato sbassato nella seconda metà del Cinquecento, fu leggermente rialzato e modificato. Anche in questo caso la parte sommitale venne incorniciata da una merlatura alla ghibellina aggettante su piccoli archi in laterizio e mensoloni. Fu infine riedificata la vela in pietra e mattoni per ospitare il “campano”, ovvero la campana civica, e la croce metallica con il cavallo inalberato. Nella prima metà del Novecento venne rifatto anche il meccanismo di movimento e ricarica dell’orologio, a cura della ditta ligure F.lli Terrile Costruttori Meccanici.
Il Palazzo dei Priori racchiude nelle sue varie stanze stemmi di varie epoche, oggetti preziosi e numerose opere d’arte, per lo più ritratti di grandi aretini.
Nell’atrio d’onore del piano terra, dove ha sede “I Colori della Giostra”, esposizione permanente dedicata alla Giostra del Saracino, si conserva un affresco del 1649 di Salvi Castellucci raffigurante “I SS. Donato e Stefano mostrano Arezzo alla Madonna con il Bambino”.
Salendo le scale che portano ai piani superiori, sono da ammirare alcuni affreschi come la “Madonna in trono tra San Donato e il Beato Gregorio X” dipinta nel 1483 da Lorentino d’Andrea e “San Francesco che riceve le stimmate” di Angelo di Lorentino di inizio Cinquecento.
Nel 1931 la loggia cinquecentesca del primo piano fu chiusa con delle vetrate. Qui trova oggi posto una statua in pietra trecentesca con la “Madonna con il Bambino”, in origine collocata sopra la scomparsa Porta Santo Spirito.
Nella Sala del Consiglio Comunale si segnala un affresco quattrocentesco staccato e la relativa sinopia. È opera di Parri di Spinello e rappresenta “Cristo in croce tra la Madonna e San Giovanni evangelista”. Altra opera notevole, anche se rovinata, è il ritratto del 1525 di “Pietro Aretino” eseguito da Sebastiano dal Piombo.
La Sala della Giunta Comunale contiene due tele realizzate dopo il 1550 da Giorgio Vasari con i ritratti di “Benedetto Accolti” e “Pietro Accolti” e dodici “Storie di Arezzo romana e medievale” affrescate nel 1610 da Teofilo Torri.