Mercoledì, 09 Aprile 2025 11:35

Italpreziosi - Guida all'oro 4

Il bene rifugio per eccellenza: l'oro da investimento
Abbiamo analizzato le caratteristiche fisiche dell’oro, i suoi colori e le leghe che può formare, le differenze tra oro grezzo e oro puro o zecchino, e i sistemi di valutazione della purezza e quindi del suo valore, sia in carati che in millesimi. Adesso cerchiamo di capire insieme perché questo metallo prezioso è storicamente considerato un bene rifugio: parliamo quindi di oro da investimento. Perché l’oro è da sempre considerato un bene rifugio?
Sin dall'antichità all’oro è stato riconosciuto un valore stabile e duraturo. La sua rarità, la difficoltà nel reperirlo e le sue caratteristiche fisiche lo hanno reso un bene prezioso e ambito, utilizzato come moneta e come simbolo di potere e status sociale, oltre che economico.

Nel corso della storia, l'oro ha assunto sempre più importanza come bene rifugio in momenti di incertezza economica e politica. Le crisi finanziarie, le guerre, le epidemie e altre situazioni di instabilità hanno spinto le persone a cercare sicurezza investendo nei beni rifugio, come l'oro.
Un esempio storico particolarmente significativo è rappresentato dalla crisi finanziaria del 1929, che ha portato alla Grande Depressione. Il crollo dei titoli in Borsa indusse molti investitori a cercare rifugio nell'oro, il cui prezzo aumentò notevolmente, a fronte di una diminuzione del valore delle valute.

Negli ultimi decenni l'evoluzione delle dinamiche economiche ha portato a una maggiore diversificazione degli investimenti, ma l'oro continua a essere considerato un bene rifugio importante. In particolare, gli investitori lo utilizzano come difesa contro l'inflazione e come protezione contro le fluttuazioni dei mercati finanziari.
Cosa si intende per oro da investimento?
Per oro da investimento si intende una forma di acquisto di oro fisico, che viene effettuata con l'obiettivo specifico di guadagnare dal suo valore di mercato.

A differenza dell'oro utilizzato per la gioielleria o per scopi industriali, l'oro da investimento viene considerato come un'attività finanziaria vera e propria.

L'oro da investimento può essere acquistato in diverse forme, tra cui lingotti in oro e monete d'oro. La scelta della forma dipende principalmente dalle preferenze dell'investitore e dalle condizioni del mercato.

È considerato una forma di investimento sicura - proprio perché l'oro ha sempre mantenuto un determinato valore nel tempo - e a lungo termine, capace di proteggere il portafoglio da eventuali perdite finanziarie e garantire una certa stabilità.

Diversificare il portafoglio di investimenti
L'oro da investimento può essere anche uno strumento di diversificazione del portafoglio. Gli investitori possono acquistare oro come parte di un portafoglio diversificato, che comprende anche azioni, obbligazioni, immobili e altri prodotti finanziari.

L'oro da investimento può aiutare a ridurre il rischio complessivo del portafoglio, poiché il suo valore non segue necessariamente quello di altri asset finanziari.
Oro da investimento: la normativa italiana
In Italia l'oro da investimento è soggetto a specifiche normative che definiscono le caratteristiche dei prodotti in oro destinati agli investimenti e le modalità di commercializzazione.

La principale normativa che regola l'oro da investimento in Italia è la Legge 17 gennaio 2000, n. 7, nota anche come "Decreto Oro". Questa legge definisce i requisiti che devono avere i prodotti in oro da investimento, tra cui lingotti e monete d'oro, per poter essere considerati tali e avere le relative agevolazioni fiscali.

In particolare, i prodotti in oro da investimento devono avere una purezza minima di 995‰ per i lingotti e di 900‰ per le monete. Inoltre devono essere coniati da una zecca accreditata e avere un valore nominale.
Il prezzo e le quotazioni dell’oro da investimento
Il prezzo dell'oro fisico da investimento dipende dalla sua purezza, espressa in base al sistema dei millesimi o dei carati, e dal peso, espresso in grammi o once.

Le quotazioni dell'oro che stabiliscono il prezzo dell'oro da investimento sono influenzate dalla domanda e dall'offerta sul mercato internazionale, dall'inflazione, dal tasso di cambio e dalle decisioni delle banche centrali sulla politica monetaria.

Proprio in forza del suo carattere di bene rifugio, il prezzo dell'oro fisico da investimento può aumentare in momenti di incertezza economica o politica, all’aumentare della domanda da parte degli investitori, che cercano un modo sicuro di diversificare il proprio portafoglio. Lingotti o monete? Scegliere l’oro da investimento
Tra le diverse tipologie di oro fisico da investimento, i lingotti sono spesso la scelta preferita da parte degli acquirenti più esperti. I lingotti d'oro sono facili da conservare, possono essere acquistati e venduti più agilmente e sono disponibili in vari formati: sullo shop online di Italpreziosi è possibile acquistare lingotti in oro puro in 9 diversi formati, da 5 grammi a 1 kg, sempre accompagnati da certificato di garanzia.

Una forma alternativa di investimento in oro fisico è costituita dalle monete da collezione: spesso coniate in tirature limitate, possono avere un valore numismatico superiore al valore dell'oro contenuto al loro interno.

Italpreziosi propone un ricco catalogo di monete d'oro da collezione e da investimento, tra cui Marengo e Sterline Britanniche, acquistate dalle principali zecche mondiali. Per scegliere la forma di investimento più adeguata alle proprie esigenze, Italpreziosi mette a disposizione un servizio di consulenza con professionisti del settore, che accompagnano il cliente nella scelta della formula più efficace e sicura.

Pubblicato in Eventi Arezzo
Martedì, 01 Aprile 2025 11:22

Italpreziosi - Guida all'oro 3

Il sistema dei carati, dei millesimi e l'oro 750
Per valutare la purezza dell'oro, e quindi il suo valore, si utilizzano due diverse unità di misura: i carati e i millesimi. Per questo, ad esempio, si può parlare di oro 750 oppure oro 18 carati per indicare l’oro comunemente utilizzato in gioielleria.

Ma cosa rappresentano esattamente queste misure e quali sono le differenze? Scopriamolo insieme.

Che cos’è il titolo dell’oro e cosa indicano i millesimi
Il titolo dell’oro è la quantità di metallo puro rispetto al peso complessivo dell’oggetto. La Legge n. 46 del 1968, sulla Disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, stabilisce che oro, argento, platino e palladio “devono portare impresso il titolo in millesimi”.

I millesimi dell'oro rappresentano una misura di purezza del metallo prezioso espressa in parti su mille.

A livello normativo, dunque, il titolo dell’oro deve essere espresso in millesimi: per questo, un lingotto in oro puro deve essere marchiato con la dicitura 999.9, a indicare una purezza di 999.9/1000, il massimo livello raggiungibile, proprio come riportato chiaramente nella scheda tecnica di un qualsiasi lingotto d'oro puro come - ad esempio - in quella del lingotto d'oro da 100 grammi commercializzato da Italpreziosi.

Secondo questa scala è facile intuire che il noto “oro 750” contiene 750‰ di oro puro. Ma non tutti sapranno che corrisponde all’oro 18 carati, dicitura che fa riferimento all’altra unità di misura della purezza dell’oro.

Cosa rappresentano i carati dell'oro?
Anche i carati, così come i millesimi, rappresentano una misura di purezza dell’oro: a cambiare è la scala di riferimento. Un carato corrisponde a 1/24 di una massa di oro puro: quindi l'oro 24 carati - quello che comunemente viene definito “oro puro” - ha 24 parti su 24 di oro e di conseguenza una purezza del 100%.

Secondo la stessa scala, come è facile intuire, l'oro 18 carati contiene 18 parti di oro puro su un totale di 24, quindi il 75%; il restante 25%, come abbiamo visto precedentemente, è composto da una lega di altri metalli.

Il sistema dei carati è utilizzato soprattutto in gioielleria: solitamente, i gioielli sono realizzati in oro 18 carati, meno malleabile e più resistente dell’oro 24 kt.

Particolarmente affascinante è l’origine del termine “carato”, che ha radici antichissime: deriva infatti dal greco kerátion, che indicava il carrubo, a sua volta diminutivo di keras, corno, a causa della sua forma. I semi di carrubo - “piccoli corni”, letteralmente - erano utilizzati per pesare gli oggetti preziosi. Infatti si attribuiva loro la qualità di avere sempre la stessa massa: erano quindi ideali come unità di misura.

Il termine fu ripreso dall’arabo qīrāṭ, che letteralmente significa “ventiquattresima parte”: era infatti - oltre che un’unità di peso dei preziosi - anche un sottomultiplo del dirham, la moneta d'argento utilizzata nel mondo islamico durante il Medioevo.

Oggi i carati si utilizzano sia come unità di peso delle pietre preziose che come indice di purezza delle leghe auree. In questo secondo ambito, il carato aureo ha mantenuto l’antico valore di 1/24, come nel mondo arabo.

Si tratta di un termine dal significato così antico e diffuso che oggi, per antonomasia, si utilizza il derivato “caratura” per indicare il preciso valore di una persona o di un progetto. Carati oro: come capire il valore
Che sia oro giallo, oro bianco, oro rosa o oro rosso, il metallo prezioso per eccellenza deve sempre avere un marchio di riconoscimento del suo valore.

Per capire i carati dell'oro è necessario esaminare il punzone presente sul prodotto, che sia un gioiello, un lingotto o un altro oggetto in oro. Il punzone è un marchio di riconoscimento che identifica il produttore e la purezza dell'oro del gioiello.

In alternativa, è possibile utilizzare un tester di carati, uno strumento che permette di determinare la purezza dell'oro in modo preciso e affidabile.

Compresa quindi la caratura, per determinare il valore in termini di costo, è ovviamente l'oro puro (24 carati o 999.9 millesimi) quello al quale fa riferimento il prezzo che viene determinato sui mercati internazionali dal fixing di Londra due volte al giorno.
Corrispondenze tra carati e millesimi: l'oro 750 o 18 carati
Riassumendo quanto abbiamo detto, i carati e i millesimi indicano entrambi la purezza dell'oro, ma su scale diverse.

Il carato, infatti, rappresenta la frazione di 1/24 di oro puro in un oggetto prezioso. I millesimi indicano il numero di parti di oro puro su mille.

Quindi l’oro 750 a quanti carati corrisponde? È uno degli esempi più facili, perché forse il più noto: l'oro 750 indica una lega che contiene il 750‰ di oro puro e il restante 250‰ di altri metalli. Questo valore corrisponde esattamente all'oro 18 carati, di cui abbiamo parlato.

È possibile effettuare una rapida conversione tra le due unità di misura utilizzando una tabella come questa:

Carati
Millesimi
1    41,666
2    83,333
3   125,000
4   166,666
5   208,333
6   250,000
7   291,666
8   333,333
9   375,00010
10  416,666
11  458,333
12  500,000
13  541,666
14  583,333
15  625,000
16  666,666
17  708,333
18  750,000
19  791,666
20  833,333
21  875,000
22  916,666
23  958,333
24  1000,00

Pubblicato in Eventi Arezzo
Venerdì, 28 Febbraio 2025 10:46

Italpreziosi - Guida all'oro

L'oro ha sempre esercitato un fascino unico: nel corso dei secoli è stato considerato un simbolo di ricchezza e potere.

Ma l'oro è molto di più di un metallo prezioso: è un universo di sfumature e significati che tocca vari aspetti della nostra vita.

Per questo, Italpreziosi, Società benefit e certificata B Corp, ha voluto realizzare una Guida all'oro: un compendio essenziale, ma completo e autorevole, per chiunque desideri approfondire la conoscenza del metallo giallo sotto molteplici aspetti.

In questa Guida esploriamo il mondo dell'oro partendo da aspetti fondamentali come il colore, il significato di oro puro e il sistema di caratura.

Approfondiamo poi il tema dell’oro da investimento, il sistema di quotazioni e il fixing, la storia del prezzo dell’oro e la normativa italiana sulla tassazione della compravendita di oro.

Segue un focus fondamentale sul tema della sostenibilità lungo tutta la filiera e all’interno della nostra azienda, per concludere con alcune curiosità sull’oro alimentare e sul suo utilizzo nelle cucine più ricercate al mondo.

La Guida all’oro di Italpreziosi è uno strumento utile e affidabile sia per esperti del settore dei metalli preziosi, sia per curiosi alla ricerca di una fonte autorevole per esplorare il mondo dell'oro in tutti i suoi aspetti.

 

Iniziamo con Le differenze tra oro giallo, bianco, rosa e rosso

Quando si parla di oro, il pensiero va immediatamente al colore intenso e brillante del metallo prezioso così come lo si trova in natura. In realtà esistono diversi tipi di oro, creati artificialmente per modificarne le caratteristiche e adattarle ai vari utilizzi. Oro giallo, oro bianco, oro rosa e oro rosso sono le principali tipologie: si distinguono non solo per il colore, ma soprattutto per la composizione che li determina, e per come il metallo viene impiegato. L’oro puro in natura
Facciamo un passo indietro: l’oro in natura si trova sotto forma di pagliuzze, di grani o di pepite. L’oro puro, al suo stato naturale, non è assolutamente duro come lo conosciamo, ma è invece particolarmente malleabile e di conseguenza facilmente deformabile: questa caratteristica ne rende estremamente difficile la lavorazione per la realizzazione di gioielli e altri prodotti preziosi.

Per questo motivo - oltre che per ridurne il costo - nella maggior parte dei casi viene fuso con altri metalli, affinché diventi più resistente.
L’oro e le sue leghe metalliche
Il valore dell’oro si stima attraverso la caratura: il carato è l’unità di misura con cui si indica la quantità di oro presente all’interno di un gioiello o di un altro prodotto. Per convenzione il valore massimo è fissato a 24 carati, che corrispondono all’oro puro.

Quando l’oro non è puro, viene fuso con altri metalli, che formano una lega: di norma vengono aggiunti argento e rame, ma tra le leghe possibili ci sono anche quelle con nichel, rodio o platino. All’aumentare della percentuale di altri metalli diminuisce la caratura dell’oro, e quindi anche il suo valore economico.

I metalli vengono fusi a temperature estremamente elevate: raffreddandosi, la lega metallica si solidifica e assume il suo colore finale, determinato dalle percentuali di oro e degli altri metalli che la compongono. I colori dell’oro: giallo, bianco, rosa e rosso
I colori dell’oro - giallo, bianco, rosa e rosso sono i principali - sono dunque determinati dalle diverse percentuali dei metalli che lo compongono.

Questo grafico è un utile strumento per prevedere il colore del prodotto finale, seguendo le percentuali dei tre metalli più frequentemente utilizzati: oro, argento e rame.

Per modificare il colore dei gioielli in oro sono state sviluppate anche altre tecniche, come la galvanizzazione: si tratta di un particolare bagno che consente al metallo presente nella soluzione di ricoprire la superficie del gioiello, modificandone l’aspetto. Una delle galvanizzazioni più diffuse è quella con il rodio, utilizzato per dare il tipico aspetto brillante all’oro bianco.
L’oro giallo: splendore senza tempo
Conosciuto fin dai tempi dell’antico Egitto, l’oro giallo è sempre stato associato all’idea di splendore.

Giallo è il colore del metallo in natura: molto intenso, tendente all’arancio, mantiene questa caratteristica nella sua versione pura, l’oro 24 carati, utilizzato principalmente per la realizzazione dei lingotti d'oro e delle monete da collezione.

In gioielleria viene impiegato l’oro giallo 18 carati, realizzato con una lega composta per il 75% da oro e per il restante 25% da percentuali variabili di argento (7-12%) e rame (13 - 18%).

Maggiore è la presenza di altri metalli, minore sarà l’intensità del giallo: nei gioielli di valore più contenuto, ad esempio, viene spesso utilizzato anche l’oro 9 kt, che contiene il 37,5% di oro e proprio per questo viene chiamato comunemente “oro 375”.
La brillante eleganza dell’oro bianco
Se l’oro giallo è quello dal colore più tradizionale per la creazione di gioielli, nel tempo ha riscosso un sempre maggior successo l’oro bianco, da molti ritenuto più discreto e quindi più elegante.

Inventato nel 1800, l’oro bianco si è diffuso dalla fine degli anni ‘20 del Novecento: impiegato come alternativa economica al platino, che veniva utilizzato in ambito militare, ben presto è diventato il secondo materiale più utilizzato per i gioielli, dopo l’oro giallo. Negli ultimi decenni è diventato sempre più di tendenza, soprattutto per gli anelli di fidanzamento e le fedi nuziali.

Ma cosa contiene l’oro bianco? Partiamo dal presupposto che i gioielli in oro bianco sono spesso certificati a 18 carati- il cosiddetto oro bianco 750 - quindi la composizione è per il 75% oro e per il restante 25% nichel, palladio, manganese, argento o platino.

La lega di oro e nichel rende il metallo più resistente, ideale per anelli e spille, ma potrebbe causare allergie. La lega con il palladio, invece, dà vita a un oro più morbido ed è usata in gioielli che prevedono l’incastonatura di pietre.

Come anticipato, l’aspetto inconfondibile dell’oro bianco non è determinato tanto dalla sua composizione chimica, quanto dal processo di galvanizzazione, che riveste il gioiello di un strato di rodio o platino donandogli la tipica brillantezza.

Inoltre la rodiatura conferisce una maggiore resistenza al gioiello. Il rodio è tuttavia un metallo costoso, e il suo impiego nel processo di galvanizzazione tende a rendere i gioielli in oro bianco più cari delle creazioni in oro giallo.

La galvanizzazione è anche il motivo per cui, dopo un certo periodo di tempo, l’oro bianco inizia a diventare giallo: il rivestimento in rodio inizia a consumarsi, rivelando il colore più dorato della lega.

Il processo è determinato da vari fattori, come la frequenza di utilizzo del gioiello, il pH della pelle, l'utilizzo di detergenti aggressivi, ma anche elementi esterni come la qualità dell’aria e il livello di inquinamento dell’ambiente circostante. Per moltissimo tempo l’oro rosa è stato chiamato oro russo, perché era estremamente diffuso nell’impero zarista di inizio Ottocento.

Nel tempo si è diffuso anche in Europa e negli ultimi decenni è tornato particolarmente di moda: viene utilizzato per ogni tipo di gioiello, incluse le fedi nuziali, ideali per le coppie più originali.

Come si ottiene l’oro rosa? La sua composizione è determinata da una lega di oro, rame e spesso argento, in proporzioni variabili in base al valore del gioiello.

L’oro rosa 18 carati è composto di norma da un 75% di oro, un 20% di rame e un 5% di argento. Di minor valore - e quindi di costo più contenuto - sono i gioielli in oro rosa 12 kt, composti al 50% da oro e al 50% da rame.

L’unica differenza tra oro rosa e oro rosso è il colore, che - come abbiamo imparato - è determinato dalla composizione chimica. Scopriamo insieme quali sono le differenze.
L’inconfondibile fascino dell’oro rosso
Se l’oro rosa è composto da una lega di oro, rame e argento, l’oro rosso deve il suo colore più intenso a una composizione più pura: 75% di oro e 25% di rame, per i gioielli in oro 18 kt.

Come il suo simile rosa, l’oro rosso era particolarmente apprezzato dalla nobiltà russa: fu il celebre gioielliere Peter Carl Fabergé a favorirne la diffusione, utilizzandolo per alcune delle sue preziose uova decorative, nella seconda metà dell’Ottocento.

In Europa la moda dell’oro rosso prese piede a inizio Novecento, quando la maison Cartier realizzò una versione in oro rosso del suo celebre anello Trinity, nel 1924.

Negli ultimi anni la domanda di oro rosso è progressivamente aumentata, soprattutto nei Paesi dell’Est Asia. È utilizzato in tutte le tipologie di gioielli - orecchini, bracciali, collane, anelli di fidanzamento e fedi nuziali - ed è spesso abbinato a pietre preziose e diamanti.

Il suo valore è determinato, oltre che dalla composizione, anche dal retaggio aristocratico, dall’originalità e dalla rarità delle creazioni, e dalle caratteristiche fisiche: resistenza e durata nel tempo.
Quale oro vale di più
Come abbiamo approfondito, il valore dell’oro non è determinato dal suo colore, ma dalla composizione: al di là dei metalli con cui viene realizzata la lega, a fare la differenza nel valore - e quindi nel costo - di un gioiello è la quantità di millesimi di oro puro nel prodotto.

Gli elementi che vengono fusi con l’oro - come rame, palladio, argento, nichel, zinco, platino - incidono sulle caratteristiche fisiche della lega e ne determinano l’utilizzo (in base a una maggiore o minore duttilità) oltre che, ovviamente, il colore finale dell’oggetto prezioso.

Pubblicato in Eventi Arezzo
Italpreziosi s.p.a. è tra i principali operatori per l’affinazione, il trading di metalli preziosi, oltre alla produzione e al commercio dei lingotti di oro da investimento in Italia e nei più importanti mercati internazionali. Fondata nel 1984, la Società, con sede ad Arezzo, è attiva su tutta la filiera ed è partner d’eccellenza di tutti gli operatori del settore: miniere, commercianti professionali, banche, produttori di gioielli, consumatori industriali e investitori privati. La Società utilizza le più avanzate tecniche di affinazione per ottenere oro, argento, platino e palladio ai massimi livelli di purezza, osservando i più alti standard etici. Attraverso il dipartimento Precious Metals Sales, Italpreziosi supporta i clienti e gli intermediari finanziari in tutte le fasi della compravendita di oro, offrendo varie tipologie d’investimento: barre d’oro di fusione, lingotti da fusione, lingotti coniati e monete di borsa.
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