L'oro ha sempre esercitato un fascino unico: nel corso dei secoli è stato considerato un simbolo di ricchezza e potere.
Ma l'oro è molto di più di un metallo prezioso: è un universo di sfumature e significati che tocca vari aspetti della nostra vita.
Per questo, Italpreziosi, Società benefit e certificata B Corp, ha voluto realizzare una Guida all'oro: un compendio essenziale, ma completo e autorevole, per chiunque desideri approfondire la conoscenza del metallo giallo sotto molteplici aspetti.
In questa Guida esploriamo il mondo dell'oro partendo da aspetti fondamentali come il colore, il significato di oro puro e il sistema di caratura.
Approfondiamo poi il tema dell’oro da investimento, il sistema di quotazioni e il fixing, la storia del prezzo dell’oro e la normativa italiana sulla tassazione della compravendita di oro.
Segue un focus fondamentale sul tema della sostenibilità lungo tutta la filiera e all’interno della nostra azienda, per concludere con alcune curiosità sull’oro alimentare e sul suo utilizzo nelle cucine più ricercate al mondo.
La Guida all’oro di Italpreziosi è uno strumento utile e affidabile sia per esperti del settore dei metalli preziosi, sia per curiosi alla ricerca di una fonte autorevole per esplorare il mondo dell'oro in tutti i suoi aspetti.
Iniziamo con Le differenze tra oro giallo, bianco, rosa e rosso
Quando si parla di oro, il pensiero va immediatamente al colore intenso e brillante del metallo prezioso così come lo si trova in natura. In realtà esistono diversi tipi di oro, creati artificialmente per modificarne le caratteristiche e adattarle ai vari utilizzi. Oro giallo, oro bianco, oro rosa e oro rosso sono le principali tipologie: si distinguono non solo per il colore, ma soprattutto per la composizione che li determina, e per come il metallo viene impiegato.
L’oro puro in natura
Facciamo un passo indietro: l’oro in natura si trova sotto forma di pagliuzze, di grani o di pepite. L’oro puro, al suo stato naturale, non è assolutamente duro come lo conosciamo, ma è invece particolarmente malleabile e di conseguenza facilmente deformabile: questa caratteristica ne rende estremamente difficile la lavorazione per la realizzazione di gioielli e altri prodotti preziosi.
Per questo motivo - oltre che per ridurne il costo - nella maggior parte dei casi viene fuso con altri metalli, affinché diventi più resistente.
L’oro e le sue leghe metalliche
Il valore dell’oro si stima attraverso la caratura: il carato è l’unità di misura con cui si indica la quantità di oro presente all’interno di un gioiello o di un altro prodotto. Per convenzione il valore massimo è fissato a 24 carati, che corrispondono all’oro puro.
Quando l’oro non è puro, viene fuso con altri metalli, che formano una lega: di norma vengono aggiunti argento e rame, ma tra le leghe possibili ci sono anche quelle con nichel, rodio o platino. All’aumentare della percentuale di altri metalli diminuisce la caratura dell’oro, e quindi anche il suo valore economico.
I metalli vengono fusi a temperature estremamente elevate: raffreddandosi, la lega metallica si solidifica e assume il suo colore finale, determinato dalle percentuali di oro e degli altri metalli che la compongono.
I colori dell’oro: giallo, bianco, rosa e rosso
I colori dell’oro - giallo, bianco, rosa e rosso sono i principali - sono dunque determinati dalle diverse percentuali dei metalli che lo compongono.
Questo grafico è un utile strumento per prevedere il colore del prodotto finale, seguendo le percentuali dei tre metalli più frequentemente utilizzati: oro, argento e rame.
Per modificare il colore dei gioielli in oro sono state sviluppate anche altre tecniche, come la galvanizzazione: si tratta di un particolare bagno che consente al metallo presente nella soluzione di ricoprire la superficie del gioiello, modificandone l’aspetto. Una delle galvanizzazioni più diffuse è quella con il rodio, utilizzato per dare il tipico aspetto brillante all’oro bianco.
L’oro giallo: splendore senza tempo
Conosciuto fin dai tempi dell’antico Egitto, l’oro giallo è sempre stato associato all’idea di splendore.
Giallo è il colore del metallo in natura: molto intenso, tendente all’arancio, mantiene questa caratteristica nella sua versione pura, l’oro 24 carati, utilizzato principalmente per la realizzazione dei lingotti d'oro e delle monete da collezione.
In gioielleria viene impiegato l’oro giallo 18 carati, realizzato con una lega composta per il 75% da oro e per il restante 25% da percentuali variabili di argento (7-12%) e rame (13 - 18%).
Maggiore è la presenza di altri metalli, minore sarà l’intensità del giallo: nei gioielli di valore più contenuto, ad esempio, viene spesso utilizzato anche l’oro 9 kt, che contiene il 37,5% di oro e proprio per questo viene chiamato comunemente “oro 375”.
La brillante eleganza dell’oro bianco
Se l’oro giallo è quello dal colore più tradizionale per la creazione di gioielli, nel tempo ha riscosso un sempre maggior successo l’oro bianco, da molti ritenuto più discreto e quindi più elegante.
Inventato nel 1800, l’oro bianco si è diffuso dalla fine degli anni ‘20 del Novecento: impiegato come alternativa economica al platino, che veniva utilizzato in ambito militare, ben presto è diventato il secondo materiale più utilizzato per i gioielli, dopo l’oro giallo. Negli ultimi decenni è diventato sempre più di tendenza, soprattutto per gli anelli di fidanzamento e le fedi nuziali.
Ma cosa contiene l’oro bianco? Partiamo dal presupposto che i gioielli in oro bianco sono spesso certificati a 18 carati- il cosiddetto oro bianco 750 - quindi la composizione è per il 75% oro e per il restante 25% nichel, palladio, manganese, argento o platino.
La lega di oro e nichel rende il metallo più resistente, ideale per anelli e spille, ma potrebbe causare allergie. La lega con il palladio, invece, dà vita a un oro più morbido ed è usata in gioielli che prevedono l’incastonatura di pietre.
Come anticipato, l’aspetto inconfondibile dell’oro bianco non è determinato tanto dalla sua composizione chimica, quanto dal processo di galvanizzazione, che riveste il gioiello di un strato di rodio o platino donandogli la tipica brillantezza.
Inoltre la rodiatura conferisce una maggiore resistenza al gioiello. Il rodio è tuttavia un metallo costoso, e il suo impiego nel processo di galvanizzazione tende a rendere i gioielli in oro bianco più cari delle creazioni in oro giallo.
La galvanizzazione è anche il motivo per cui, dopo un certo periodo di tempo, l’oro bianco inizia a diventare giallo: il rivestimento in rodio inizia a consumarsi, rivelando il colore più dorato della lega.
Il processo è determinato da vari fattori, come la frequenza di utilizzo del gioiello, il pH della pelle, l'utilizzo di detergenti aggressivi, ma anche elementi esterni come la qualità dell’aria e il livello di inquinamento dell’ambiente circostante. Per moltissimo tempo l’oro rosa è stato chiamato oro russo, perché era estremamente diffuso nell’impero zarista di inizio Ottocento.
Nel tempo si è diffuso anche in Europa e negli ultimi decenni è tornato particolarmente di moda: viene utilizzato per ogni tipo di gioiello, incluse le fedi nuziali, ideali per le coppie più originali.
Come si ottiene l’oro rosa? La sua composizione è determinata da una lega di oro, rame e spesso argento, in proporzioni variabili in base al valore del gioiello.
L’oro rosa 18 carati è composto di norma da un 75% di oro, un 20% di rame e un 5% di argento. Di minor valore - e quindi di costo più contenuto - sono i gioielli in oro rosa 12 kt, composti al 50% da oro e al 50% da rame.
L’unica differenza tra oro rosa e oro rosso è il colore, che - come abbiamo imparato - è determinato dalla composizione chimica. Scopriamo insieme quali sono le differenze.
L’inconfondibile fascino dell’oro rosso
Se l’oro rosa è composto da una lega di oro, rame e argento, l’oro rosso deve il suo colore più intenso a una composizione più pura: 75% di oro e 25% di rame, per i gioielli in oro 18 kt.
Come il suo simile rosa, l’oro rosso era particolarmente apprezzato dalla nobiltà russa: fu il celebre gioielliere Peter Carl Fabergé a favorirne la diffusione, utilizzandolo per alcune delle sue preziose uova decorative, nella seconda metà dell’Ottocento.
In Europa la moda dell’oro rosso prese piede a inizio Novecento, quando la maison Cartier realizzò una versione in oro rosso del suo celebre anello Trinity, nel 1924.
Negli ultimi anni la domanda di oro rosso è progressivamente aumentata, soprattutto nei Paesi dell’Est Asia. È utilizzato in tutte le tipologie di gioielli - orecchini, bracciali, collane, anelli di fidanzamento e fedi nuziali - ed è spesso abbinato a pietre preziose e diamanti.
Il suo valore è determinato, oltre che dalla composizione, anche dal retaggio aristocratico, dall’originalità e dalla rarità delle creazioni, e dalle caratteristiche fisiche: resistenza e durata nel tempo.
Quale oro vale di più
Come abbiamo approfondito, il valore dell’oro non è determinato dal suo colore, ma dalla composizione: al di là dei metalli con cui viene realizzata la lega, a fare la differenza nel valore - e quindi nel costo - di un gioiello è la quantità di millesimi di oro puro nel prodotto.
Gli elementi che vengono fusi con l’oro - come rame, palladio, argento, nichel, zinco, platino - incidono sulle caratteristiche fisiche della lega e ne determinano l’utilizzo (in base a una maggiore o minore duttilità) oltre che, ovviamente, il colore finale dell’oggetto prezioso.