Lunedì, 23 Settembre 2024 08:55

IVANA CIABATTI ITALPREZIOSI

L'imprenditrice Ivana Ciabatti: "Nessuno ci credeva, ora tratto a tu per tu con chi estrae l'oro"
Mai pensare di non essere all’altezza di una sfida. Le donne devono credere nelle proprie competenze, e nei propri sogni, senza aver paura di fallire. Così, tutto diventa possibile".

Può sembrare un po’ troppo ottimista Ivana Ciabatti, 64enne signora aretina che ha messo insieme dal nulla la Italpreziosi di Arezzo (oggi azienda leader nella lavorazione, nel commercio e nel trading di metalli preziosi e punto di riferimento per il polo orafo italiano e internazionale, con fatturato di 6 miliardi e mezzo nel 2020), sfidando fuochi di sbarramento maschili, in patria e non. Ma lei ne è convinta: no, non è questione ottimismo astratto, dice, "solo di fiducia in se stesse". Proprio quello, purtroppo, che tanto spesso alle donne manca. La prova sta nella sua stessa biografia, che parte da un paesino di contadini nel casentino, dove la piccola Ivana "sogna, guardando il cielo, di andare sulla luna", per poi, più grande, usare i depliant delle agenzie di viaggio "per le prime trasvolate immaginarie".

Finché arriva il primo viaggio vero, in autostop, e poi tutti gli altri, con mete sempre più lontane. E oggi che di mondo ne ha visitato «almeno due terzi», la signora può dire che il sogno dell’infanzia, intanto, è diventato realtà.

Ma c’è poi il resto. Sì, perché Ivana Ciabatti è una "imprenditrice autonoma", come tiene a dire, nel senso che ha fatto "tutto da sola". Ovvero, "facendomi aiutare, certo, quando è stato necessario, ma sempre mettendoci la faccia in prima persona, giocandomela con i miei mezzi". Il tutto, sia chiaro, senza affatto rinunciare alla famiglia, a un marito, e a due figlie educate anche loro, ovviamente, "a credere in se stesse", il miglior viatico per le giovani generazioni femminili. E così eccola, nel 1984, a 27 anni, trasformarsi da impiegata in un’azienda orafa in piccola imprenditrice in proprio, dopo aver contagiato con il suo entusiasmo "un socio finanziatore, che ha investito nel mio progetto", mentre lei, memore della parsimonia familiare, faceva benzina "a 10 mila lire a volta, per non spendere troppo".

E dopo poco, decidere il secondo salto: comprare la materia prima grezza da cui ricavare l’oro puro (in lingotti destinati agli orafi, agli investitori privati, ai caveau delle banche) direttamente dalle miniere. "Fu una rivoluzione, in Italia, allora, non lo faceva nessuno". Ivana fa le valigie, e, manco a dirlo, si mette in viaggio. L’impresa è ardua, il settore, ad ogni latitudine, dal Medio Oriente, all’Africa, all’America del nord e del Sud, all’Africa, all’Oceania, è dominato dai maschi e, dice lei, "credo di essere tuttora l’unica donna al mondo a trattare a tu per tu con gli estrattori, a chiedere di visitare le miniere". Follia? "Sì, ma in certi casi necessaria". Una volta, in Ghana, il re locale proprietario di una miniera le propone di diventare “regina madre’’, con tanto di rito di iniziazione: "Ho avuto una gran paura, ma lui voleva solo dirmi che mi dava fiducia". 

In Arabia Saudita un suo interlocutore, dando per scontato di aver preso appuntamento con un uomo, si è rifiutato di riceverla, "ma io ho resistito, mi sono presentata per tre giorni di seguito, il terzo mi ha aperto la porta". Da allora, racconta la signora, "sono accolta ovunque con tutti gli onori, e la ragione è semplice: mi sono guadagnata la stima del settore", cioè dei maschi che lo presidiano, che pure hanno tentato di scoraggiarla con ogni mezzo (compreso il più usurato, il corteggiamento), senza però smuoverla di un millimetro.

E alle donne, da donna, Ivana vuole dirlo chiaro: "Lasciate perdere le quote rosa, che vuol dire non credere nelle proprie capacità, puntate su quel che sapete fare, che avete voglia di fare. E fatelo. Solo così si può avere ragione di un mondo maschile che frappone continui ostacoli, ma alla fine è costretto riconoscere il nostro valore". Banalmente: perché serve anche a loro.

 

Da "la Repubblica" del 7 Marzo 2021, di Maria Cristina Carratù.

Pubblicato in Eventi Arezzo
Venerdì, 28 Febbraio 2025 10:46

Italpreziosi - Guida all'oro

L'oro ha sempre esercitato un fascino unico: nel corso dei secoli è stato considerato un simbolo di ricchezza e potere.

Ma l'oro è molto di più di un metallo prezioso: è un universo di sfumature e significati che tocca vari aspetti della nostra vita.

Per questo, Italpreziosi, Società benefit e certificata B Corp, ha voluto realizzare una Guida all'oro: un compendio essenziale, ma completo e autorevole, per chiunque desideri approfondire la conoscenza del metallo giallo sotto molteplici aspetti.

In questa Guida esploriamo il mondo dell'oro partendo da aspetti fondamentali come il colore, il significato di oro puro e il sistema di caratura.

Approfondiamo poi il tema dell’oro da investimento, il sistema di quotazioni e il fixing, la storia del prezzo dell’oro e la normativa italiana sulla tassazione della compravendita di oro.

Segue un focus fondamentale sul tema della sostenibilità lungo tutta la filiera e all’interno della nostra azienda, per concludere con alcune curiosità sull’oro alimentare e sul suo utilizzo nelle cucine più ricercate al mondo.

La Guida all’oro di Italpreziosi è uno strumento utile e affidabile sia per esperti del settore dei metalli preziosi, sia per curiosi alla ricerca di una fonte autorevole per esplorare il mondo dell'oro in tutti i suoi aspetti.

 

Iniziamo con Le differenze tra oro giallo, bianco, rosa e rosso

Quando si parla di oro, il pensiero va immediatamente al colore intenso e brillante del metallo prezioso così come lo si trova in natura. In realtà esistono diversi tipi di oro, creati artificialmente per modificarne le caratteristiche e adattarle ai vari utilizzi. Oro giallo, oro bianco, oro rosa e oro rosso sono le principali tipologie: si distinguono non solo per il colore, ma soprattutto per la composizione che li determina, e per come il metallo viene impiegato. L’oro puro in natura
Facciamo un passo indietro: l’oro in natura si trova sotto forma di pagliuzze, di grani o di pepite. L’oro puro, al suo stato naturale, non è assolutamente duro come lo conosciamo, ma è invece particolarmente malleabile e di conseguenza facilmente deformabile: questa caratteristica ne rende estremamente difficile la lavorazione per la realizzazione di gioielli e altri prodotti preziosi.

Per questo motivo - oltre che per ridurne il costo - nella maggior parte dei casi viene fuso con altri metalli, affinché diventi più resistente.
L’oro e le sue leghe metalliche
Il valore dell’oro si stima attraverso la caratura: il carato è l’unità di misura con cui si indica la quantità di oro presente all’interno di un gioiello o di un altro prodotto. Per convenzione il valore massimo è fissato a 24 carati, che corrispondono all’oro puro.

Quando l’oro non è puro, viene fuso con altri metalli, che formano una lega: di norma vengono aggiunti argento e rame, ma tra le leghe possibili ci sono anche quelle con nichel, rodio o platino. All’aumentare della percentuale di altri metalli diminuisce la caratura dell’oro, e quindi anche il suo valore economico.

I metalli vengono fusi a temperature estremamente elevate: raffreddandosi, la lega metallica si solidifica e assume il suo colore finale, determinato dalle percentuali di oro e degli altri metalli che la compongono. I colori dell’oro: giallo, bianco, rosa e rosso
I colori dell’oro - giallo, bianco, rosa e rosso sono i principali - sono dunque determinati dalle diverse percentuali dei metalli che lo compongono.

Questo grafico è un utile strumento per prevedere il colore del prodotto finale, seguendo le percentuali dei tre metalli più frequentemente utilizzati: oro, argento e rame.

Per modificare il colore dei gioielli in oro sono state sviluppate anche altre tecniche, come la galvanizzazione: si tratta di un particolare bagno che consente al metallo presente nella soluzione di ricoprire la superficie del gioiello, modificandone l’aspetto. Una delle galvanizzazioni più diffuse è quella con il rodio, utilizzato per dare il tipico aspetto brillante all’oro bianco.
L’oro giallo: splendore senza tempo
Conosciuto fin dai tempi dell’antico Egitto, l’oro giallo è sempre stato associato all’idea di splendore.

Giallo è il colore del metallo in natura: molto intenso, tendente all’arancio, mantiene questa caratteristica nella sua versione pura, l’oro 24 carati, utilizzato principalmente per la realizzazione dei lingotti d'oro e delle monete da collezione.

In gioielleria viene impiegato l’oro giallo 18 carati, realizzato con una lega composta per il 75% da oro e per il restante 25% da percentuali variabili di argento (7-12%) e rame (13 - 18%).

Maggiore è la presenza di altri metalli, minore sarà l’intensità del giallo: nei gioielli di valore più contenuto, ad esempio, viene spesso utilizzato anche l’oro 9 kt, che contiene il 37,5% di oro e proprio per questo viene chiamato comunemente “oro 375”.
La brillante eleganza dell’oro bianco
Se l’oro giallo è quello dal colore più tradizionale per la creazione di gioielli, nel tempo ha riscosso un sempre maggior successo l’oro bianco, da molti ritenuto più discreto e quindi più elegante.

Inventato nel 1800, l’oro bianco si è diffuso dalla fine degli anni ‘20 del Novecento: impiegato come alternativa economica al platino, che veniva utilizzato in ambito militare, ben presto è diventato il secondo materiale più utilizzato per i gioielli, dopo l’oro giallo. Negli ultimi decenni è diventato sempre più di tendenza, soprattutto per gli anelli di fidanzamento e le fedi nuziali.

Ma cosa contiene l’oro bianco? Partiamo dal presupposto che i gioielli in oro bianco sono spesso certificati a 18 carati- il cosiddetto oro bianco 750 - quindi la composizione è per il 75% oro e per il restante 25% nichel, palladio, manganese, argento o platino.

La lega di oro e nichel rende il metallo più resistente, ideale per anelli e spille, ma potrebbe causare allergie. La lega con il palladio, invece, dà vita a un oro più morbido ed è usata in gioielli che prevedono l’incastonatura di pietre.

Come anticipato, l’aspetto inconfondibile dell’oro bianco non è determinato tanto dalla sua composizione chimica, quanto dal processo di galvanizzazione, che riveste il gioiello di un strato di rodio o platino donandogli la tipica brillantezza.

Inoltre la rodiatura conferisce una maggiore resistenza al gioiello. Il rodio è tuttavia un metallo costoso, e il suo impiego nel processo di galvanizzazione tende a rendere i gioielli in oro bianco più cari delle creazioni in oro giallo.

La galvanizzazione è anche il motivo per cui, dopo un certo periodo di tempo, l’oro bianco inizia a diventare giallo: il rivestimento in rodio inizia a consumarsi, rivelando il colore più dorato della lega.

Il processo è determinato da vari fattori, come la frequenza di utilizzo del gioiello, il pH della pelle, l'utilizzo di detergenti aggressivi, ma anche elementi esterni come la qualità dell’aria e il livello di inquinamento dell’ambiente circostante. Per moltissimo tempo l’oro rosa è stato chiamato oro russo, perché era estremamente diffuso nell’impero zarista di inizio Ottocento.

Nel tempo si è diffuso anche in Europa e negli ultimi decenni è tornato particolarmente di moda: viene utilizzato per ogni tipo di gioiello, incluse le fedi nuziali, ideali per le coppie più originali.

Come si ottiene l’oro rosa? La sua composizione è determinata da una lega di oro, rame e spesso argento, in proporzioni variabili in base al valore del gioiello.

L’oro rosa 18 carati è composto di norma da un 75% di oro, un 20% di rame e un 5% di argento. Di minor valore - e quindi di costo più contenuto - sono i gioielli in oro rosa 12 kt, composti al 50% da oro e al 50% da rame.

L’unica differenza tra oro rosa e oro rosso è il colore, che - come abbiamo imparato - è determinato dalla composizione chimica. Scopriamo insieme quali sono le differenze.
L’inconfondibile fascino dell’oro rosso
Se l’oro rosa è composto da una lega di oro, rame e argento, l’oro rosso deve il suo colore più intenso a una composizione più pura: 75% di oro e 25% di rame, per i gioielli in oro 18 kt.

Come il suo simile rosa, l’oro rosso era particolarmente apprezzato dalla nobiltà russa: fu il celebre gioielliere Peter Carl Fabergé a favorirne la diffusione, utilizzandolo per alcune delle sue preziose uova decorative, nella seconda metà dell’Ottocento.

In Europa la moda dell’oro rosso prese piede a inizio Novecento, quando la maison Cartier realizzò una versione in oro rosso del suo celebre anello Trinity, nel 1924.

Negli ultimi anni la domanda di oro rosso è progressivamente aumentata, soprattutto nei Paesi dell’Est Asia. È utilizzato in tutte le tipologie di gioielli - orecchini, bracciali, collane, anelli di fidanzamento e fedi nuziali - ed è spesso abbinato a pietre preziose e diamanti.

Il suo valore è determinato, oltre che dalla composizione, anche dal retaggio aristocratico, dall’originalità e dalla rarità delle creazioni, e dalle caratteristiche fisiche: resistenza e durata nel tempo.
Quale oro vale di più
Come abbiamo approfondito, il valore dell’oro non è determinato dal suo colore, ma dalla composizione: al di là dei metalli con cui viene realizzata la lega, a fare la differenza nel valore - e quindi nel costo - di un gioiello è la quantità di millesimi di oro puro nel prodotto.

Gli elementi che vengono fusi con l’oro - come rame, palladio, argento, nichel, zinco, platino - incidono sulle caratteristiche fisiche della lega e ne determinano l’utilizzo (in base a una maggiore o minore duttilità) oltre che, ovviamente, il colore finale dell’oggetto prezioso.

Pubblicato in Eventi Arezzo
Martedì, 27 Agosto 2024 09:02

Oro e Arezzo

L'oro è un dono della natura che il genere umano ha apprezzato, ricercato e lavorato sin dall'alba dei tempi.
E' il materiale principe per la gioielleria, un abbellimento della persona che da millenni affascina la natura umana. Ha caratteristiche fisiche così particolari, unite al suo colore, alla sua brillantezza che lo fa definire metallo nobile (qualità di alcuni metalli di soffrire poco la ossidazione), alla resistenza a quasi tutte le combinazioni di soluzioni chimiche (è infatti detto "inattaccabile"); noto da sempre per le caratteristiche metallurgiche -è duttile e malleabile- che lo hanno reso ideale per le lavorazioni che può sopportare oltre al fatto di essere recuperabile con relativa facilità, esso non si disperde neanche se buttato nel fuoco (a differenza della carta o dei componenti chimici che una volta miscelati non si possono più separare).

Il centro e sudamerica con le civiltà precolombiane hanno messo a disposizione dei Conquistadores enormi quantità di oro precedentemente utilizzato per ornamento dei regnanti, ma già prima di allora esistevano fiorenti luoghi di lavorazione un po' ovunque sulla superficie terrestre, ad esempio ricordiamo ritrovamenti importanti (il Tesoro di Priamo) anche nella Grecia antica.
Anche gli etruschi un migliaio di anni prima di Cristo lo lavoravano per gli stessi scopi, il loro metodo chiamato granulazione permetteva di creare motivi o disegni costituiti da semi sfere saldate fra loro.

Lo sviluppo della chimica grazie ad un chimico arabo noto come Geber (ca. 750 dC), con l'uso di mercurio, arsenico ed acqua regia per la purificazione dei minerali si pongono le basi per quello sviluppo dell'oreficeria che nel Rinascimento italiano ha visto giganti come Benvenuto Cellini creare capolavori immortali.

La monetazione (prima per fusione poi per stampatura o conio) ha dato il via alla lavorazione artigianale cogli strumenti che si trovano tuttora in qualunque bottega   orafa: una fonte di calore, martello, pinze lima e bulino.

Nel 20º secolo, come per tanti altri prodotti, la produzione ha preso caratteristiche industriali sviluppandosi in alcune aree fra le quali in Italia si segnalano il Veneto, la Lombardia e l'aretino.
La più antica azienda orafa locale prosegue la sua attività e vende i suoi prodotti contrassegnati dal simbolo "1AR" da circa un secolo dalla sua fondazione, come prevede la legge a tutela dei consumatori.

Le necessità industriali del distretto hanno sviluppato un intero sistema di produzione che ha visto crescere tutte le opportunità a sostegno di questa lavorazione: specializzazioni chimiche, meccaniche, formative, espositive.
Quelle incentrate intorno al recupero dell'oro contenuto in qualsiasi prodotto hanno reso la provincia aretina leader a livello europeo e permettono a questa provincia di essere da anni ai vertici delle classifiche di fatturato export. I macchinari di lavorazione proposti da aziende aretine sono appetibili per i fabbricanti di oreficeria in tutto il mondo. Una scuola superiore propone il percorso "orafi" e ad essa giungono studenti da tutto il globo. Una filiera che ha reso evidente la necessità di una vetrina specifica per i prodotti del distretto attraverso una fiera dell'oreficeria ed argenteria aretina che da circa quarant'anni si tiene in città annualmente.
Un punto di incontro tra domanda e offerta dove l'aspetto della presentazione e della soddisfazione dei visitatori diviene fondamentale tant'è che ad Arezzo la direzione artistica e creativa della esposizione è affidata a Beppe "Sugar" Angiolini, un nome ed una garanzia nel sistema moda di cui l'oreficeria rappresenta un importante complemento.
Da molti decenni creatori o stilisti collaborano con le industrie orafe aretine: come non ricordare la medaglia dell'amore che da circa cinquant'anni viene proposta con il suo motto "più di ieri, meno di domani"; centinaia di prodotti unici sono stati realizzati dalle aziende aretine partecipanti alla fiera orafa aretina sulla base dei disegni di importanti firme della moda o valenti artisti.
Alcune centinaia di questi gioielli unici sono adesso esposti nel museo dell'oro posto nei pressi di Piazza Grande in Arezzo: qui è possibile per il pubblico prendere visione di monili realizzati proprio seguendo le intuizioni di questi " artisti" e divenuti realtà grazie alle mani d'oro degli "artigiani" aretini.

Circa 10.000 addetti lavorano in oltre mille aziende dell'aretino che non solo producono oreficeria in oro nelle forme estetiche più diverse, ma offrono monili e accessori di abbigliamento in argento o altri materiali dal costo più contenuto rispetto al metallo giallo che ha raggiunto quotazioni record negli ultimi periodi; oltre a questo, una rete di sub fornitori che offrono prodotti e servizi indispensabili come le chiusure (anelli a molla, pappagalli, clip per orecchini ect ect) o sono specializzati in singoli fasi della produzione, come la galvanica.

Una magia che direttamente da Arezzo atterra nei negozi di tutto il mondo grazie a numerose eccellenze imprenditoriali.

 

Alessandro Ruzzi

Pubblicato in Eventi Arezzo
Italpreziosi s.p.a. è tra i principali operatori per l’affinazione, il trading di metalli preziosi, oltre alla produzione e al commercio dei lingotti di oro da investimento in Italia e nei più importanti mercati internazionali. Fondata nel 1984, la Società, con sede ad Arezzo, è attiva su tutta la filiera ed è partner d’eccellenza di tutti gli operatori del settore: miniere, commercianti professionali, banche, produttori di gioielli, consumatori industriali e investitori privati. La Società utilizza le più avanzate tecniche di affinazione per ottenere oro, argento, platino e palladio ai massimi livelli di purezza, osservando i più alti standard etici. Attraverso il dipartimento Precious Metals Sales, Italpreziosi supporta i clienti e gli intermediari finanziari in tutte le fasi della compravendita di oro, offrendo varie tipologie d’investimento: barre d’oro di fusione, lingotti da fusione, lingotti coniati e monete di borsa.
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