Boom per “Cash or Trash – Chi offre di più?, il programma che ci ha accompagnato nell’Estate sul 9.

Durante quest’estate mi sono affezionato al programma “Cash or Trash – Chi offre di più?, programma che riporta alla memoria ricordi legati agli oggetti che non esistono più ed è venuto spontaneo in me il collegamento con la nostra Fiera Antiquaria di Arezzo.

 

Ma per chi non avesse visto il programma, spieghiamo di cosa si tratta.
Al centro ci sono i venditori che portano in valutazione un proprio oggetto, l’esperto Alessandro Rosa ne illustra le caratteristiche e ne stima il valore. Durante l’asta, tra i rilanci dei nostri mercanti, Paolo Conticini aiuta ilvenditore a mettere in risalto i pregi del proprio articolo. Al tavolo dei mercanti agguerriti: Roberta Tagliavini, Giano Del Bufalo, Ada Egidio, Stefano D’Onghia e anche Federico Bellucci e Giovanni De Santis in alcune puntate.

Ma perché piace il programma? Anzitutto il concept della forza del ricordo e dell’affetto legato all’oggetto in vendita. Spesso dietro ci sono delle storie commoventi o tentativi di rimozione dopo momenti difficili. Da qui l’identificazione dello spettatore nella storia. Poi c’è la conduzione garbata e mai fuori dalle righe di Conticini, spalleggiato anche da ottimi autori. Infine, ultima ma non ultima, la giuria composta da personaggi totalmente diversi tra loro. Piccoli e semplici elementi che evidentemente hanno destato curiosità ed interesse.

Ma perché il programma ha suscitato così tanto interesse nel pubblico italiano? Il format, condotto da Paolo Conticini, è ispirato all’originale tedesco “Bares für Rares”. È il racconto delle storie che si nascondono dietro gli oggetti, custoditi nelle collezioni private degli amanti di arredamento, antiquariato e ricordi.

Ho quindi voluto contattare personalmente i mercanti per chiedere un sincero giudizio sulla nostra Fiera antiquaria aretina, sicuro che l’avessero già visitata.

 

Abbiamo contattato il signor Stefano D'Onghia, ma chi è?

Che il mondo delle vendite fosse il suo destino, D'Onghia, soprannominato «Il Dongi», lo ha sempre saputo. «Alle superiori», racconta, «avevo messo in piedi un commercio di orologi Swatch. Avevo una 24 ore marrone con all'interno i vari modelli e li smerciavo in treno mentre ci recavamo a scuola». La famosa marca di orologi svizzeri, erano gli anni ’90, al tempo spopolava tra i giovani.

«La mia famiglia, gestiva "Al Gallo" un albergo con ristorante a Sanguinetto», ricorda, «e tra i clienti vi era un rappresentante della Swatch. Grazie a mio fratello, compravamo da lui gli ultimi modelli, i più ricercati e ambiti, e poi io li rivendevo». La passione per gli oggetti e le opere d'arte ha contagiato D'Onghia fin da piccolo. Suo papà Donato era un finanziere appassionato di pittura. «Era un abile venditore, sulle pareti del ristorante che gestivamo erano affissi molti quadri. Davo una mano come cameriere ma mi capitava anche di dare informazioni sulle opere che ogni tanto venivano vendute».  Dopo il diploma in Ragioneria, a fine anni ’90 D'Onghia apre una galleria d'arte a Cerea. È il primo tentativo di trasformare la passione in lavoro. L'idea è buona ma i risultati tardano ad arrivare e così poco dopo trasferisce l'attività all'interno di un'azienda ceretana specializzata in arredo e design diventandone responsabile dello showroom. Nel 2002 si trasformò in venditore porta a porta di opere d'arte. «Mi recavo nelle case, dopo aver preso gli appuntamenti telefonicamente», rivela, «ma spesso quando mi presentavo il collezionista di turno mi diceva di non essere più interessato».

Un periodo difficile, fatto di amarezze e poche soddisfazioni, a cui seguirà una nuova svolta. Dal 2003 al 2008, il futuro mercante d'arte divenne un agente immobiliare. «Lavoravo per un'agenzia della zona, mi piaceva ma sentivo che non era quello il mio destino. Un giorno un cliente da cui andai per l'umidità sui muri mi chiese: “Ma perché guardi più i mobili che ho in camera che la macchia sulla parete?“ Era l'ennesima dimostrazione che guardavo più alle cose che alle case», ammette sorridendo l'esperto. 

Ad un passo dall'aprire la sua agenzia immobiliare, D'Onghia, supportato da mamma Tiziana e dalla fidanzata Federica, da 11 anni sua moglie, approda al commercio di oggetti usati. È l'inizio del 2009 quando apre un negozio in franchising, rinato di recente come attività in proprio, «Il Dongi Second life shop».

L'ultima svolta nella carriera di D'Onghia arriva nel 2020 in pieno Covid. Tramite Gino Bosa, esperto di design e artista poliedrico, viene segnalato alla produzione di «Cash or Trash» che stava completando il casting. «Faccio diversi provini», confida il mercante d’arte, «e vengo scelto per la puntata numero zero. Ha un buon riscontro e poco dopo inizio una meravigliosa avventura». 

Gli abbiamo chiesto cosa pensasse della fiera antiquaria di Arezzo e ci ha gentilmente risposto:

"Ho avuto il piacere di visitare diversi anni fa la fiera antiquaria di Arezzo, un ricordo che ancora oggi porto nel cuore. L'atmosfera che si respirava era unica, ovviamente ho scoperto tesori nascosti che hanno reso la mia giornata ancora più speciale, lo ricordo ancora, un ritratto di una nobildonna e un bellissimo vaso dell’est Europa.

Arezzo che con il suo affascinante centro storico medievale offre una cornice davvero unica consiglio di non lasciarsela sfuggire durante questo evento, potrebbe essere l’occasione perfetta per scoprire piccoli e grandi tesori.

Non vedo l'ora di poterci tornare."

Grazie Dongi, ti aspettiamo ad Arezzo!

 

Con i saluti a Stefano, vi portiamo i saluti anche di Alessandro Rosa, Giano Del Bufalo e Paolo Conticini, e li aspettiamo nella nostra città alla Fiera Antiquaria!

 

Pubblicato in Eventi Arezzo
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