Circa tre chilometri a nord ovest di Ponte Buriano, immerso nella Riserva Naturale Regionale di Ponte a Buriano e Penna, sorge il borgo medievale di Rondine.
A partire dal 1976 il villaggio fu gradualmente recuperato e frequentato da un gruppo di giovani guidati da Franco Vaccari, che sperimentavano l’importanza dell’ospitalità e del dialogo interculturale ispirandosi a Giorgio La Pira e Lorenzo Milani.
Oggi il luogo è conosciuto in tutto il mondo per la Cittadella della Pace, fondata da Vaccari, un’organizzazione che da tanti anni opera per la riduzione dei conflitti armati nel mondo attraverso progetti educativi e formativi. Il suo Studentato Internazionale accoglie i giovani provenienti da paesi in guerra tra loro e li aiuta a conoscere i presunti nemici attraverso la convivenza quotidiana, lo studio e il dialogo. Valori in seguito i ragazzi porteranno nelle terre d’origine come ambasciatori di pace.
Accanto al villaggio si ammirano i resti del Castello di Rondine, una delle più potenti roccaforti del medioevo aretino, posta su un grande scoglio nella riva destra dell’Arno e risalente probabilmente agli inizi del XII secolo.
Nel 1215 Rondine passò al Comune di Arezzo ma i guelfi Bostoli ne presero possesso con la forza, per restituirlo l’anno dopo assieme al borgo in cambio del perdono per l’azione militare. Nel 1251 ancora i Bostoli occuparono la rocca, dopo essere stati esiliati assieme al resto della fazione guelfa dalla città. Nel 1287 fu ancora invasa dai guelfi fuoriusciti da Arezzo, che fecero del luogo un loro caposaldo.
Nel 1289, dopo la vittoriosa Battaglia di Campaldino, i fiorentini avanzarono in territorio aretino e conquistarono Rondine, che rimase sotto la loro egida fino al 1323. Nel luglio di quell’anno il vescovo e signore di Arezzo Guido Tarlati riuscì a espugnare il castello dopo mesi di assedio. La conquista è rappresentata anche in una formella del “Cenotafio di Guido Tarlati” nella cattedrale aretina, realizzato intorno al 1330 dai senesi Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura, che mostra la cerchia muraria e la cima della torre merlate. Dopo la sottomissione di Arezzo a Firenze nel 1384, anche Rondine passò definitivamente sotto il controllo della nuova dominante.
Nel 1502 il condottiero Vitellozzo Vitelli fece del castello un punto di appoggio per le sue incursioni a sostegno della ribellione di Arezzo alla Repubblica Fiorentina. Nello stesso periodo il luogo venne documentato nella “Mappa della Valdichiana” di Leonardo da Vinci, realizzata intorno al 1503 nelle vesti di cartografo al soldo di Cesare Borgia.
Dal XVII secolo il fortilizio perse a poco a poco di importanza. Le sue mura divennero una cava di materiali per costruire le nuove abitazioni del borgo, abitate fino agli anni Sessanta del secolo scorso da generazioni di contadini.
Sopravvisse agli eventi la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, documentata dagli anni Novanta del XII secolo sotto il patronato dei monaci benedettini di Santa Trinita in Alpe. L’edificio attuale è figlia di un rifacimento settecentesco e del corposo restauro in seguito al terremoto del 1919.
Osservando oggi le rovine del castello, completamente avvolte dalla vegetazione, si intuisce l’impianto rettangolare con il poderoso torrione, in origine alto circa venti metri. All’esterno del cassero, a cui si accedeva da due porte, una robusta cortina quasi del tutto scomparsa cingeva il colle e gran parte del borgo affacciato sull’Arno.
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