Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!
Di seguito viene riportato il l'ultimo itinerario presente nella guida:
32 - Porta S. Spirito
La porta orientata verso sud-ovest della cinta tarlatesca era situata in posizione molto più avanzata rispetto a quella della cinta medicea. Quest' ultima venne ricostruita assai più indietro dopo il 1550. In tale epoca vi venne posta la statua della Madonna col Bambino eseguita al tempo di Guido Tarlati e collocata sulla porta della cinta trecentesca.
La porta della cinta medicea, che aveva preso il nome dal vicino monastero delle Clarisse, venne abbattuta nel 1893 per costruire la nuova Barriera. L'abbattimento venne preceduto da lunghe ed aspre polemiche. Il progetto della nuova Barriera venne scelto fra varie proposte elaborate dall' ing. U. Tavanti.
L'arco interno della porta S. Spirito verrà smontato ed utilizzato come ingresso del piazzale di S. Maria delle Grazie.
L'intervento della Barriera diverrà il pernio di un più vasto progetto di edificazione e viabilità che porterà in pochi anni alla completa trasformazione di tutto il quartiere. (M.M.)
33 - Scomparsa chiesa di S. Jacopo
La chiesa di S. Jacopo risaliva almeno al XIII secolo. Era stata prima proprietà dei Cavalieri Gerosolimitani, poi dei Cavalieri di Rodi, trasformatisi infine nell' Ordine militare di Malta. Negli antichi documenti la chiesa è detta Domus Militie Templi de Aretio. La croce di Malta ricorreva in varie parti, esterne ed interne dell'edificio.
La piazza dove S. Jacopo sorgeva aveva già subito una notevole trasformazione con il Piano di Ricostruzione del 1946-48, redatto dagli architetti A. Cetica e M. Mercantini e dall'ing. U. Cassi.
Nel 1967 la chiesa venne infine venduta e subito dopo abbattuta per far posto al palazzo della UPIM. (M.M.)
34- Palazzo Fossombroni Corso Italia, n. 152
L'edificio ha una facciata interamente realizzata dal bugnato dei portali a piano terra, e delle finestre al piano nobile.
Vi è l'ipotesi che il palazzo sia stato realizzato su disegno di Andrea Sansovino.
Il palazzo al suo interno si sviluppa fino in Via Madonna del Prato e si caratterizza per l'androne a volta decorata ed il doppio silema di corti, peraltro ben qualificate architettonicamente. (L.C.)
35 - Palazzo Spadari, Corso Italia, n. 144
Il palazzo si presenta con una sobria facciata stravolta dai nuovi affacci commerciali al piano terra, che non rispecchia la ricchezza pittorica ed architettonica interna. Al piano terra l'androne è caratterizzato dagli affreschi a grottesche di Teofilo Torri; ricche decorazioni si ritrovano al piano nobile con cassettoni fioriti e ancora grottesche. Al piano terra, all'interno del fast-food, si possono ammirare tre grandi mensoloni in pietra del XVI-XVII sec. che raffigurano lo stemma della famiglia Spadari.
Questi mensoloni sostenevano il ballatoio che portava alla torre retrostante inglobata poi dagli edifici contigui.
L'edificio attuale infatti è la probabile rifusione di tre case a corte e la torre. (L.C.)
36- Chiesa di via Oberdan con altare e dipinto
Sia la chiesa che l'annesso convento risalgono come impianto al XIV secolo. Nel 1561 la chiesa era stata ampliata, forse su disegno di Giorgio Vasari. In questo stesso periodo era stato abbattuto, per ordine di Cosimo I, il Duomo Vecchio del Pionta, simbolo del potere vescovile e quindi della libera città di Arezzo. Il popolo aretino aveva salvato dalla distruzione una Madonna, detta "della Rosa" o "del Fiore", affrescata da Spinello, a cui era molto devoto. L'immagine venne trasportata nella chiesa di S. Maria Maddalena, e fu in seguito (XVIII sec.) inserita in un altare in pietra lì trasferito dalla chiesa della Ss. Trinità posta sulla via Sacra. L'altare era stato scolpito nei primi anni del '500 da Santi Subisso, su disegno di Guglielmo da Marcillat.
Nel XVIII secolo, forse all' atto del trasloco nella chiesa di via Oberdan, vennero aggiunti al sobrio altare gli stucchi barocchi che possiamo ancor oggi vedere. (M.M.)
37 - Facciata SS. Michele e Adriano
Pura invenzione della fertile e sapiente creatività dell'arch. Giuseppe Castellucci, la facciata della chiesa in forme pseudogotiche (1931) è tra gli episodi più eloquenti ed interessanti dell'inusitato fenomeno del restauro stilistico che ha interessato largamente il riuso del centro antico di Arezzo tra le due guerre.
La chiesa, chiusa al culto fin dal 1914 perché oggetto di radicali lavori di restauro, fu riaperta nel 1925. Ma trovò solo sei anni più tardi, col rifacimento arbitrario della faccia-ta, l'espressione costruttiva più aderente e consona al desiderio di ricreare, in prossimità del frequentatissimo e centrale asse viario di Corso Italia, un percorso monumentale ad hoc ed un'occasione di sosta in grado di rinverdire i fasti tarlateschi. (G.C.)
38 - Palazzo Guazzesi con affresco Parri di Spinello e teatrino
Il Palazzo Guazzesi, seicentesco, acquistato nell'800 dalla famiglia Aliotti e oggi sede del Circolo Artistico di Arezzo, ha sulla facciata il busto seicentesco di un Guazzesi.
Notevole anche la ringhiera settecentesca in ferro battuto.
Sulla prima rampa di scale, all'interno, può essere ammirato un tabernacolo affrescato da Parri di Spinello (1387-1453) per un edificio evidentemente preesistente e di diversa struttura.
Al piano terra, attraverso la prima sala espositiva della zona mostre, si può accedere ad un originale teatrino in metallo, raro esempio, in Arezzo, di un ambiente per spettacoli creato all' interno di un palazzo privato. (M.M.)
39 - Palazzo Lambardi - Corso Italia
Edificio frutto della rifusione nei secoli di più case a corte che ha portato all'ampio androne in posizione assiale che conduce alla corte interna delimitata da due porticati di diversa dimensione, ma di uguale fattura. Si ritrovano internamente al secondo piano le strutture degli antichi palazzi due-trecenteschi. La facciata è il risultato della sistemazione del XVIII secolo che ha portato alla giustapposizione dell'ingresso monumentale, con soprastante terrazzo, con la realizzazione dell'androne attuale e l'inserimento della scala. Si può ancora leggere la data di quest'ultimo intervento sulla ringhiera del palazzo. (L.C.)
40 - Giardino del Palazzo Albergotti Chiaromanni
L'impianto del Palazzo, che fu della famiglia Chiaromanni, è trecentesco.
La struttura come la vediamo oggi risale al Cinquecento. Nel 1770 divenne proprietà dei Brozzi e finalmente, nel 1829, passò agli Albergotti. Sulla facciata lo stemma dei Chiaromanni e, sopra il portone, un Cristo benedicente trecentesco. All' interno si trovano l'archivio della famiglia Albergotti e una notevole raccolta di dipinti. Assai bello il grande salone affrescato al primo piano.
Il giardino fu forse impiantato nel Cinquecento. Vi si accede dal primo piano del palazzo e dal vicolo della Dea. E' stato di recente ripristinato rifacendosi al disegno ottocentesco. Il giardino è a più livelli. Si accede dal palazzo al livello principale tramite un ballatoio e più rampe di scale. Addossati al muro che confina col vicolo della Dea sono due interessanti annessi rurali.
41 - Chiesetta di S. Giuseppe Chiesa del Chiavello
Chiesa della della fine del Seicento edificata per volontà della Compagnia di S. Giuseppe del Chiavello. La data di costruzione è leggibile, sia pure con difficoltà, scolpita su di una pietra a vista in angolo con Vicolo del Marcianello. L'ampliamento dei primi decenni del XVIII sec. con un'architettura misuratamente barocca, rendono questa chiesetta uno scrigno prezioso ove il rapporto dimensionale del contenitore viene allargato, invece che compresso, dalle decorazioni del soffitto ligneo e dagli stucchi leggeri ed aerei degli altari. (L.C.)
42 - Affreschi e cantorie in S.Maria in Gradi
Nella cinquecentesca chiesa di S. Maria in Gradi, progettata da Bartolomeo Ammannati e sorta su di una primitiva chiesa di linee romanico-gotiche, possono essere ammirati, recentemente restaurati, vari affreschi di scuola toscana, eseguiti da Ulisse Ciocchi, da Monte S. Savino, e ultimati dal modesto Giovan Battista Manzolini nei primi anni del '600. Successivamente, nell''800, gli affreschi vennero intonacati. Essi, rappresentanti figure di Santi, piccole scene del loro martirio e angioletti, si ispirano al tardo manierismo fiorentino. Nonostante una certa
"legnosità di esecuzione delle membra" appaiono vivaci e vigorosi.
Le due cantorie, anch'esse recentemente restaurate, sono adorne di intagli in oro e di tele dipinte. La prima, addossata in fondo alla parete de-stra, include otto dipinti di Salvi Castellucci, databili al 1654. Dello stesso autore una tela semicircolare raffigurante una Gloria di Angeli è racchiusa dalla parte superiore della cantoria, a forma di portale. La seconda cantoria, sul lato opposto della chiesa, è di tono più popolare. I dipinti sono stati qui eseguiti, nel 1629, da Bernardino Santini. (M.M.)
43 - Palazzo Gozzari
La sistemazione settecentesca del palazzo ha coinvolto, oltre alla facciata, l'originale sistema di distribuzione che si caratterizzava per la grande loggia mercantile sul fronte strada, dove ora si trova l'androne. Al piano nobile si possono ammirare il monumentale caminetto e l'alcova riccamente decorata da stucchi.
Il palazzo ha il resede d'affaccio in corrispondenza delle antiche mura duecentesche. (L.C.)
44 - Palazzo Sandrelli
L'edificio attuale si presenta con la sistemazione della facciata, la principale, su via Cavour. Essa è caratterizzata dalla gerarchia verticale delle aperture, sottolineando la maggiore importanza del piano nobile dove si trova il salone oggetto della visita. Il cinquecentesco palazzo Guadagni è ancora riconoscibile al piano terra per le volte reali con capitelli pensili di notevole pregio; uno di questi reca ancora l'effigie dello stemma di questa nobile famiglia.
Il palazzo si caratterizza, come tutto l'isola-to, per l'affaccio su via Garibaldi con un giardino pensile. Il confine dell'edificato corrisponde al tracciato delle antiche mura del XII sec. (L.C.)
45 - Chiesa della Badia con fin ta cupola di Andrea Pozzo
All' interno della Chiesa delle SS. Flora e Lucilla, edificata dai monaci benedettini nel XIII secolo e poi completamente rinnovata e ristrutturata da Giorgio Vasari a partire dal 1565, può essere ammirata, recentemente restaurata, la finta cupola dipinta da Andrea Pozzo nel 1702. Essa è posta sopra il Presbiterio.
Il restauro ha ancor più evidenziato la maestria del pittore, che ha saputo creare un eccezionale effetto illusionistico "fra i più riusciti e meglio conservati di tutto il '700 italiano". Il Pozzo aveva dipinto altre due simili cupole, una per la chiesa di S. Ignazio a Roma, e l'altra per la chiesa Universitaria di Vienna. (M.M.)
46- Facciata dipinta Palazzo Cassi
La paternità dell'opera pittorica eseguita su intonaco dalla mano di Galileo Chini nei primi anni del Novecento, è garantita dalla scritta dipinta entro un medaglione nella parte alta della decorazione di facciata. L'articolato complesso architettonico che fa capo al palazzo Cassi, autentico scrigno di meraviglie novecentesche, ha conservato questa facciata dipinta di buona fattura che un recente restauro ha saputo egregiamente valorizzare, integrare con efficacia e ben evidenziare all'osservatore. Una tavolozza assai decisa di colori, stesi a fresco e a tempera, vive nella ricca allegoria di festoni e putti, nelle ampie campiture delle pontate contraddistinte tra un piano e l'altro da forti separazioni tonali, dal basso verso l'alto: illuminate da effetti solari al piano mediano; scomposte in elementi chiaroscurali ritagliati nei suggestivi fondi blu oltremare nel sottogronda. (G.C.)
47 - Decorazione graffita Palazzo De Giudici
Nel 1861, con l'allargamento di via Cavour, testimoniato dalla curiosa targa marmorea posta in fregio al palazzo, prende avvio un periodo di profondi cambiamenti della città antica, ancor più accentuati dopo l'arrivo della ferrovia (1867), con l'apertura di via Guido Monaco e la sistemazione della piazza S. Francesco (1870). Nasce il tempo del "passeggio" e del nuovo decoro urbano che spesso s'ispira a forme e tipologie classiche del passato, magari rimodellate nel gusto dell'epoca. La tradizione di decorare pittoricamente le facciate è fertile in città: ancora presente tra XVIII e XIX ecolo, ha rivissuto un momento di particolare importanza alla fine dell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, negli interventi del posteclettismo, così come nell'Art Decò ed anche nel perdurante revival medievalistico in auge fino agli anni Trenta, come documentano gli intonaci graffiti di alcuni importanti palazzi pubblici e privati, i monocromi e le figurazioni a "trompe l'oeil" presenti sui prospetti di svariati edifici del centro storico. (G.C.)
48 - Sottosagrato di S. Francesco
Lo scavo ha rivelato una realtà pluristratificata, che va dal VI secolo a.C. all'800. All'epoca ellenistica sono pertinenti strutture riferentisi ad una costruzione, per così dire "industriale".
All'epoca romana si riferisce un quartiere residenziale al quale si sovrappongono alcune sepolture d'epoca imperiale. Alle strutture più tarde si sovrappongono infine le fondazioni di un laboratorio a tre fornaci connesse al cantiere di edificazione della chiesa di S. Francesco.
Lultima fase di frequentazione è testimoniata dai resti del cimitero legato al sagrato di S. Francesco. (P.Z.G.)
NELLA GALLERIA IMMAGINI LA MAPPA DELL'ITINERARIO