Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:35

Itinerario I - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il primo itinerario riportato nella guida:

 

1 - La Porta S. Lorentino, detta anche Fiorentina, era una delle quattro porte della cinta medicea del sec. XVI. Nel 1644 essa venne ristrutturata e fu allora che, forse, fu tolta la Madonna col Bambino in pietra già collocata sulla porta Tarlatesca.
Alla sinistra di chi entra dalla Porta si trova il Baluardo di S. Lorentino, durante la costruzione del quale, nel 1553, fu trovata la statua della Chimera.
La Porta del Foro, che ha dato il nome al Quar-tiere, si apriva molto più a monte, sulla zona del Foro Romano, che presumibilmente si trovava dove attualmente è il Prato.
La Porta veniva anche detta "la Porta fiorentina delle forche", perchè nel 6/700 vi passava la processione che accompagnava al supplizio i condannati a morte. L'aspetto attuale della porta deriva da una ristrutturazione del 1932. (M.M.)

 

2 -La statua di S. Michele dalla Porta S. Angelo
I lavori di svuotamento del Bastione della Ghiacciaia, volti al recupero strutturale ed architettonico della Fortezza Medicea, hanno condotto al ritrovamento dell'antica porta di S. Angelo, la cui monumentalità fa capire l'importanza che rivestiva questo accesso della cit-tà, prossimo alla chiesa di S. Angelo in Archaltis.
S. Michele è scolpito nell' atto di vibrare un colpo di spada in direzione del drago ai suoi piedi.
Il ritrovamento è importantissimo perchè testimonia lo stile e la tipologia della scultura aretina del trecento, di cui ci rimangono rari esempi, limitati alle madonne col Bambino delle porte della cinta muraria Tarlatesca. Il S. Michele è comunque superiore a queste ultime per vivacità, dinamismo e qualità. Sulla porta sono stati trovati anche tre stemmi, quello della Repubblica fiorentina, le Chiavi di S. Pietro e lo stemma del popolo fiorentino. Essi risalgono a data più recente, posteriore al 1384. (M.M.)

 

3 - Collegio di S.Caterina
Il Monastero della Compagnia della SS.ma Annunziata fu completato nel 1588 . Il disegno del complesso era stato commissionato nel 1551 a Giorgio Vasari, ma fu alterato in corso d'opera. Nel 1840 vi fu trasferito il Conservatorio di S. Caterina, che passò all' INADEL nel 1938. Nell'ultima guerra l'edificio venne gravemente lesionato dai bombar-damenti. Restano intatti il chiostro interno, a due ordini, e la cappella dedicata a S.
Cristoforo, che faceva parte dell'antico Ospedale delle Donne, già esistente nel Trecento ed ampliato nel secolo successivo.
Visibili nella cappella un affresco di Parri di Spinello, con relativa sinopia e un crocifisso cinquecentesco donato da Papa Giulio III.
Nei saloni di rappresentanza vari arredi di grande interesse, tra cui una serie di 15 quadretti su vetro dipinto rappresentanti i Misteri del Rosario (sec. XVII).
Notevole il grande parco alberato. (M.M.)

4 - Scomparso Monastero di S. Chiara Novella o il Conventaccio
Il monastero venne costruito a partire dal 1485. Esso ebbe vita fiorente fino al 1810, quando venne soppresso da Napoleone I.
All' interno si trovavano varie opere fra cui un Vasari ed un Della Gatta. Entrambe sono ora scomparse. Dopo la soppressione, nei locali del monastero venne installata la vetreria Granati, ma al termine di questa attività il luogo divenne malfamato, tanto da prendere il nome di "Conventaccio".
Nel 1930 il monastero e l'annessa chiesa furono abbattuti per realizzare le attuali caser-me. Non vennero salvati neppure il chiostro quattrocentesco ed altre parti di rilievo. Le caserme furono completate nel 1933 su progetto dell'ing. Donato Bizzelli. (M.M.)

 

5 - Lavamani del Marcillat (Liceo Ginnasio F. Petrarca)
Guglielmo da Marcillat disegnò agli inizi del '500 un grande lavamani ed un altare in pietra per la Compania della Ss. Trinità, istituita all'epoca del Tarlati. Entrambe le opere vennero scolpite da Santi Subisso.
L'altare si trova adesso nell'Oratorio della Madonna del Duomo (vedi 36), mentre il lavamani si trova ancora nei locali, oggi adibiti a scuola, della Compagnia, soppressa nel
1785 da Pietro Leopoldo.
Il lavamani, che porta la data 1522, è "opera di rara maestosità", e viene per la prima volta in questa occasione proposto alla visita dopo secoli di abbandono e dimenticanza.
(M.M.)

 

6 - S. Agostino ed il suo retro
La chiesa di S. Agostino sorse in una prima versione a tre navate nel 1257. Prima del 1330 la chiesa duecentesca era già stata interamente ricostruita, forse perchè pericolante.
Il nuovo edificio fu terminato, assieme al cam-panile, solo nel 1491. Esso era molto vasto: come lunghezza era secondo, in città, solo alla Cattedrale. Conteneva anche un gran numero di opere d'arte. Queste ultime vennero quasi interamente perdute nel '700, quando la chiesa fù ancora una volta trasformata, accorciandosi di quasi la metà. L'interno venne ristrutturato in stile rococò. Ancora possiamo riconoscere, su via Garibaldi, la parte del vecchio edificio che fu separata dalla nuova chiesa. Accedendo da un grande arco ai negozi artigiani posti sul retro di S. Agostino, comprendiamo da molti segni, capitelli, elementi architettonici etc. di essere all' interno della chiesa trecentesca, e la distanza che ci separa dal nuovo abside ci lascia intuire le dimensioni del primitivo edificio. (M.M.)

 

7 - Chiesa e piazzetta di S. Gimignano
La chiesa di S. Gimignano è di origine altomedievale; un primo documento che la nomina risale al 1030. Venne poi ricostruita nel XIII secolo, ma lo stato attuale deriva da una ristrutturazione che la interessò a metà del '700 e a restauri del secolo successivo.
L'interno è un bell' esempio di stile settecente-sco. Al XVIII secolo risalgono gli stucchi, l'altare maggiore e un bel crocefisso su croce intar-siata. Nel presbiterio due tele seicentesche di Salvi Castellucci, mentre nella sacrestia può essere ammirata la struttura dell' abside romanica.
La piazzetta ove sorge la chiesa venne radicalmente modificata negli anni '30 con l'apertura di via della Minerva, che snaturò la zona da S.
Agostino a Colcitrone e trasformò così, profondamente, il contesto in cui l'edificio è inserito.

 

8 - Porta Trento e Trieste
L'antica Porta di Sant'Andrea faceva parte del-
Quartiere di S. Andrea la cinta muraria alto medioevale e si trovava molto più a monte dell'attuale. Essa dette il nome ad uno dei quattro Quartieri della città di Arezzo, i cui confini dovevano essere il lato sud di via Seteria, Corsoltalia, via Garibaldi fino a Porta Trento Trieste, via Lungo le Mura, via Colcitrone, via Pescioni e Piazza Grande. La porta prenae-va il suo nome dalla vicina Chiesa di S.Andrea, di origine altomedioevale o addirittura paleocristiana. La sede del quartiere si trova in via delle Gagliarde che, insieme a via Fontanella, Piaggia di S. Lorenzo e via Pellicceria, costituiva il "cardine massimo" del nuovo impianto urbanistico dato ad Arezzo con la ricostruzione seguita alla distruzione sillana dell' 81 a.C. Tale "cardo", perfettamente orientato nel senso nord-
uisegno di Palazzini l'attuale Porta Trento e Trieste sud, ha rappresentato la principale via della città dall' età romana a quella medievale. (C.N.)

 

NELLA GALLERIA IMMAGINI LA MAPPA DELL'ITINERARIO

 

 

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Giovedì, 14 Dicembre 2023 10:43

Itinerario II - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il Secondo itinerario riportato nella guida:

 

9 - Cattedrale: campanile
L'innalzamento del campanile del Duomo si può annoverare nell'esiguo numero delle opere che la città ha più manifestamente sostenuto. La costruzione della nuova torre, che prendeva il posto di un inadeguato campanile "a ventola", era stata interrotta nel 1860; successivamente, sulla spinta del ritrovato fervore per gli antichi splendori della città, con il patrocinio di Giovanni Papini e di altri, il Castellucci delineò il progetto più convincen-le, mettendo mano all'imponente esecuzione dell'opera (1931- 1936/37) che si eleva sul preesistente rinforzato troncone per oltre trenta metri, con una cuspide di ventuno alla cui base si aprono su di un completo orizzonte visivo grandi finestre oculari. L'immagine odierna di Arezzo culmina in quella svettante ed allungata guglia del Duomo, che ha assunto così un preminente valore di riconoscimento nel profilo urbano remoto, a simbolo stesso della città. (G.C.)

 

10 - Museo Diocesano d'Arte Sacra
La visita del Museo rappresenta uno degli eventi di maggiore importanza per la città, che ottiene in tal modo la restituzione al pubblico di una raccolta di grandissimo interesse artistico. All' interno si possono ammirare tre Crocefissi romanici, una preziosa Annunciazione del XIV secolo e due affreschi di Spinello Aretino. Sono inoltre presenti nomi famosi quali Bartolomeo della Gatta, Domenico Pecori, Luca Signorelli, Giorgio Vasari ed altri. Nella sezione dedicata all'oreficeria sa-cra, si notano due corone in lamina d'oro della fine del XVI secolo, il busto argenteo di S. Donato, una croce in cristallo di rocca datata 1466, alcuni calici risalenti al 500 nonchè la Pace di Siena, donata dai senesi durante il Viva Maria nel 1799.

 

11 - Palazzo della Provincia: Atrio del ricevimento - fronte via dell' orto
Uno spazio architettonico estremamente caratterizzato pur meno noto della maestosa e ridondante Sala dei Grandi, disegna in realtà l'archetipo del neomedievalismo aretino che impronta di sé l'architettura reinventata dello stesso palazzo della Provincia. Al pianterreno le decorazioni pittoriche (1922/25) di Adolfo De Carolis formano un tutto unico con l'architettura neogotica dell'ambiente.
La composita espressione architettonica del palazzo della Provincia è frutto palese delle contraddizioni dell' epoca, tutta protesa a ritrovare gli splendori del passato perduto, come evidenziano i caratteri diversificati dei fronti edilizi che contrappongono i prevalenti stilemi medievali dei prospetti in via Ricasoli alle forme tardo rinascimentali della facciata di via dell' Orto. (G.C.)

 

12 - Palazzo Comunale con torre dell'orologio
La ricostruzione della Torre dell'Orologio (1930/32) è certamente il "restauro novecentesco" più ricordato. La fortuna dell'intervento è da ricercarsi nelle radici più remote della città: nell'invenzione scenica messa in atto nel comporre ex novo, ma con il gusto dell'antico, la facciata del palazzo pubblico, nell'aver "ripulito" le possenti mura a vista ed il poderoso "campano", nonché innalzato l'alto coronamento merlato alla
"ghibellina", che ricorda esplicitamente il dominio di Arezzo prima della sconfitta di Campaldino. Fu restituita una fisionomia stort-camente credibile al nobile palazzo dei Priori che era decaduto "come un edificio imbastardito, senza carattere". (G.C.)
All'interno del salone a piano terra affresco Nel dipinto è inserita una interessante veduta dell' Arezzo seicentesca.

 

13 - Palazzo delle Statue: Affreschi Salone
Dove oggi sorge l'edificio esisteva già una casa di proprietà della famiglia Albergotti. Nel 1792-99 il palazzo viene costruito su progetto del chiancianese Leonardo Massimiliano de Vegni.
A motivo del coronamento di figure allegoriche in cotto poste sul cornicione di gronda, realizzate da Arcangelo Ciofini, viene detto "delle Statue". Nel 1830 il Palazzo venne venduto e divenne sede del governo granducale in Arezzo.
L'ampio ingresso voltato conduce attraverso un portale ad arco al grande salone affrescato, coperto da una volta a padiglione unghiata. Gli ambienti che si affacciano sul grande giardino all'italiana sono decorati con pregevoli affreschi attribuiti a Giovan Battista Biondi e all'Ademollo risalenti alla prima metà del XIX secolo e raffiguranti quinte architettoniche e motivi denza ai BBAAAS antropomorfici di sapore manieristico. (M.M.)

 

14 - Piazza Grande di Arezzo in un quadro della Fraternita
Il quadro si trova nella sala dei Rettori all'interno del Palazzo De Giudici, attuale sede della Fraternita dei Laici. Fa parte di una quadreria cui appartengono anche opere di autori famosi, quali Pietro Benvenuti, Angiolo Ricci, Pietro Ermini ed altri.
Il dipinto ha due soggetti: il primo è Piazza Grande con i suoi palazzi e le sue strutture architettoniche: le Logge del Vasari, il Palazzo di Fraternita, la fontana, le scalinate e le fabbriche civili; il secondo è la vita che si svolgeva solitamente nella piazza, in cui la Fraternita appare come elemento dominante. La veduta è imperniata sulle Logge, a fine '700 centro dell'attività stessa della Fraternita. Il quadro risale agli anni Ottanta del XVIII secolo, ed è probabilmente opera di Cristoforo Donato Conti (1723 - 1790). (C.N.)

 

15 - Il Cappello di Ferro (Istituto Thevenin)
Il palazzo venne fatto costruire nel 1570, su preesistenze trecentesche, dal cardinale Sie-fano Bonucci. Questi pose all'esterno della sua nuova abitazione, assieme allo stemma di famiglia, un cappello cardinalizio in ferro battuto, e così gli aretini chiamarono il palazzo con il pittoresco nome di "Cappello di Ferro".
L'edificio passò in seguito ai Subiano. Radicali modifiche si ebbero nell'Ottocento e, finalmente, nel '900 l'ultimo erede dei Subiano lasciò il palazzo in beneficienza. La suora di carità Gabriella Thevenin, viennese, vi fondò l' Orfanotrofio che da lei prese il nome.
Nei lavori di sistemazione dell' Istituto, nel 1930, venne chiuso un vicolo tronco, la Contrada di S. Gregorio, che anticamente collegava via Sassoverde con l'area del Palazzo Vescovile. Recentemente, nel 1981, sono stati effettuati ulteriori restauri. (M.M.)

 

16 - Casa Vasari: giardino
La casa che Giorgio Vasari volle costruirsi nella città natia fu terminata nel 1550, e forse un primo impianto del giardino risale a quell' epoca. Esso era probabilmente in origine usato come orto ("Da fare orti bellissi-mi" dice lo stesso Vasari parlando dei terreni annessi alla casa). Nel 1687, morto l'ultimo erede Vasari, la casa passò alla Fraternita dei Laici. Venne poi venduta ad una famiglia privata, i Brozzi, che nel 1871 la cedettero ai Paglicci. Nel 1911, finalmente, la proprietà diventa statale. L'ampiezza del giardino viene ridotta per l'esclusione della "limonaia".
Esso, alquanto irregolare nella sua sistemazione precedente, viene trasformato in "giardino all' italiana", con uno schema simmetrico di aiuole geometriche. L'ultimo restauro risale agli anni 1975/78. (C.N.)

 

NELLA GALLERIA IMMAGINI TROVATE LA MAPPA DELL'ITINERARIO

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Giovedì, 14 Dicembre 2023 11:49

Itinerario III - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il Terzo itinerario riportato nella guida:

 

17 - Cappellina della Madonna del Conforto
Sulla via Vecchia si trovava, a fine "700, l'Ospizio dei Camaldolesi con un appezzamento di terreno coltivato; questo era quanto rimaneva del possesso camaldolese della Badia di San Clemente.
Nello spaccio dell'ospizio avvenne, la sera del 15 Febbraio 1796, alla presenza di tre artigiani e della gestrice del locale, il miracolo della Madonna del Conforto.
Un' immagine della Madonna di Provenzano, venerata a Siena e probabilmente portata dentro lo spaccio da quella città, mutò "di oscura e quasi nera in bianca risplendente e bella"
Dopo la manifestazione l'immagine venne traslata prima nella cappella dell' ospizio, che si affacciava su via S. Clemente, poi in Cattedrale. (M.M.)

 

18 - Palazzo Pretorio con veduta affrescata di Arezzo
Il Palazzo Pretorio occupa l'area dove anticamente sorgevano i palazzi delle nobili famiglie guelfe degli Albergotti, dei Lodomeri e dei Sassoli. Nel 1404 il Comune acquistò il palazzo Sassoli per collocarvi le Carceri della città e nel 1632 divenne pubblico anche il palazzo Albergotti. Nel corso dei secoli, l'intera struttura ha subito vari rifacimenti e manomissioni e, a partire dalla prima metà del'400, é invalsa l'abitudine di apporre nella facciata gli stemmi dei podestà e dei capitani più degni. Si segnalano all'interno:
sulla destra dell'andito, l'antica Cappella con una frammentaria Annunciazione;
al primo piano, nella sala piccola un tabernacolo domestico ad arco ribassato, addentrato nel muro con l'immagine della Madonna con Bambino, risalente al XIV secolo;
al secondo piano, la sala d'angolo con un sec. con veduta della città di Arezzo bel soffitto lignVisita: al piano primo affresco del XVI -al secondo piano, la sala d'angolo con un sec. con veduta della città di Arezzo bel soffitto ligneo cinquecentesco. (C.N.)

 

19 - Praticino
Area di grande interesse, si divide in due zone distinte: quella a fronte di Palazzo Pretorio, occupata dai resti del palazzo del popolo e quella a quota più elevata costituita da un giardino all'italiana prospicente via dei Palagi.
Il palazzo del Popolo, edificato nella seconda metà del XIII sec., cominciò il suo declino nel sec XIV, con l'assoggetamento delle città da parte di Firenze. Nel 500 ne venne abbattuta la torre al momento della costruzione della Fortezza, e già nel 600 non restavano che delle rovine. Il giardino nella parte superiore del Praticino, a cui si accede anche direttamente da Piazza Grande tramite una sca-linata, è con le sue due svettanti colonne in arenaria, l'ennesimo tributo degli anni '30 al rifacimento in "stile" del centro storico.
Anche il tempietto che sovrasta le rovine del Palazzo del Popolo, in stile rinascimentale, fu costruito nel 1928 sostituendone uno costruito in stile neoclassico. (M.M.)

 

20 - Palazzo Camaiani Albergotti e Torre Littoria: Dipinto murale
Con il fregio allegorico di Galileo Chini, dipinto tra gli spartiti dei mensoloni lignei che sorreggono la suggestiva tettoia posta a protezione della monumentale scalinata di accesso, si completa la strutturazione ed il riordino, dal marcato rifacimento stilistico (ing. U. Tavanti 1904-5), condotti per la riduzione a sede della Cassa di Risparmio di Arezzo dell' antico palazzo Albergotti Camaiani.
Trasferitasi la Banca in altra sede il palazzo fu destinato a Casa del Fascio e nel muovo restauro (arch. G. Castellucci, 1933) venne rialzata la casa torre inglobata nell' edificio ed erroneamente indicata come Torre Bigazza. Nella cella campanaria appositamente creata con il rialzamento, suonava il batacchio che chiamava le adunate fasciste. (G.C.)

 

21 - Logge Vasari: Teatro Grande della Fraternita
Nel 1597, a distanza di soli dodici anni dalla costruzione del Teatro Olimpico di Vicenza e del Teatro degli Uffizi a Firenze, anche Arezzo ha il suo teatro "coperto", il Salone o "Stanzone" delle commedie ricavato all'interno della Fabbrica delle Logge progettate dal Vasari. L'ingresso è posto sul retro, nell'attuale Piazza del Praticino e il Teatro non è ancora rifinito. E la vera inaugurazione avviene infatti nel 1612, in occasione della visita del Granduca Cosimo II.
Poi, nel 1740, l'ormai inadatto "Stanzone delle Commedie" diviene, su progetto dell Architetto Saller, il "Teatro Nuovo" della Fraternita e tre anni dopo il Teatro "Grande" della Fraternita.Il Teatro della Fraternita scompare nell'agosto del 1867 quando diventa "Corte d'Assise" del Tribunale, ribadendo ancora una volta il rapporto tra i luoghi del Teatro e i luoghi della "sofferenza". (A.B.)

 

22 - Palazzo di Fraternita: torre dell'orologio
La Fraternita di Santa Maria della Misericordia, detta dei Laici nel 700, sorse nella seconda metà del '200 grazie ad un gruppo di persone dirette dai frati Domenicani, con lo scopo di aiutare i poveri, gli infermi e i bisognosi. Il Palazzo sede della Compagnia venne costruito fra il XIV ed il XV secolo, finchè, nel 500, fu alzato, su disegno del Vasari, il campanile che completata la stupenda facciata; nel 1552, Felice da Fossato realizzò il famoso Orologio, uno dei più antichi d'Italia. Alla fine del XVII secolo ne venne rifatto, con il sistema del pendolo, lo "scappamento", cioè il meccanismo destinato a scandire il tempo. La lancetta che indica le ore fa un giro completo in 12 ore, come negli orologi moderni. (C.N.)

 

23 - Palazzo di Fraternita: la Misericordia" di Parri di Spinello
"Dipinse Pali di Seinello in questo medesimo modo nella Udienza della Fraternita di S. Maria della Misericordia una Nostra Donna e un popolo con S. Gregorio Papa e S. Dona-
1o Vescovo" (G. Vasari, Le Vite...)
Nel 1446 la Fraternita si era ampliata, con la costruzione di una nuova Udienza, il cui decoro principale era costituito da un affresco di Parri di Spinello rappresentante la Madonna della Misericordia con, sotto il manto, il popolo di Arezzo, nelle cui fila si dovevano certo riconoscere alcuni dei più munifici confratelli della pia istituzione. Il lavoro venne pagato a Parri l' 11 Ottobre 1448. Nell' Udienza Nuova ha attualmente
sede l'Ordine degli Avvocati di Arezzo.
(M.M.)

 

24 - Cofani e Uguccione della Faggiola, torri gemine in Piazza Grande
Il restauro del palazzo Brizzolari in piazza Grande segnò l'avvio di un'imponente azione di ridefinizione urbanistica ed ambientale della grande platea, al fine di ricostituire le pittoresche sembianze del proscenio medie-
vale. Intorno al 1927, per "riportare in luce le vestigia della dimora Cofani", nobilissimo edificio cittadino, si ritrovarono i resti di due torri rimaste inglobate nel palazzo. L'architettura delle parti mancanti, suggerita dall'ing. Umberto Tavanti, fu realizzata nel volgere di pochi anni. A tale opera contribui in maniera decisiva anche la raffinata esperienza dell'arch. Giuseppe Castellucci. Si misero in evidenza le strutture medievali, quelle che mancavano si rifecero e, infine, si rialzo la torre di Uguccione, coronandola di merli.
(G.C.)

 

25 - Torre Lappoli
Intorno alla fine degli anni Venti / primi anni Trenta la piazza Grande si arricchi rapidamente di molte "perle", ad esempio la torre Lappoli che si elevò più superba delle torri
Cofani, restaurate per prime; ma tutto l'ambiente fu modellato intorno alla liberata abside della Pieve, come in una perfetta ricostruzione scenografica, con un minuzioso lavoro di "arredo urbano": ripavimentazione in cotto, recinzione della cavea con 85 balaustrini collegati con nodose catene in ferro, inserimento "ad arte" di elementi scomparsi, quali il pozzo (riprodotto in un "proto-tipo" per eccellenza) e, soprattutto, il "petrone", ovvero la colonna dell'infamia, o dei bandi. Le casette del fronte Est furono anch'esse oggetto di uno studio attento di reintegrazione dal quale derivarono nuove proposte restaurative. (G.C.)

 

 

26 - Torre di Borgunto
Nel 1925 l'arch. Giuseppe Castellucci stabilì un primato, quello della maggiore elevazione ottenuta con il rialzamento delle strutture murarie di un'antica torre cittadina.. Fu intervento molto celebrato, di primo piano in città, frutto maturo del revival stilistico in auge in quegli anni. Quel progetto andava ad assecondare un più ampio disegno urbano che nel giro di un decennio contribuirà a formare il "nuovo volto di Arezzo", che negli anni
Trenta il podestà Pier Ludovico Occhini, grande artefice di tale "rinnovamento", non mancherà di celebrare con grande enfasi tra gli "eventi rimarchevoli" della storia aretina. La torre di Borgunto fu sopraelevata di ben dieci metri, portando così l'altezza totale della struttura alla considerevole misura di trenta metri; tuttavia questo dato non fissò ancora un record definitivo. (G.C.)

 

 

27 - Palazzo Girataschi di via Pescioni
La rifusione di più case addossate alle antiche mura, prima cinta difensiva dell'insedia-
mento di promontorio etrusco, ha generato l' odierno palazzo Girataschi.
Questo è caratterizzato dalla soluzione d'angolo con architettura cinquecentesca dove il bugnato del piano terra si eleva, al di sopra dell'edicola, fino al secondo piano. Qui le finestre sono ad arco a tutto sesto e marcadavanzale con bugnato in pietra come il piano terra.
Sempre al piano terra una Maestà conteneva fino a poco tempo fa una statua della Madonna scolpita tra XV e XVI secoloIl Palazzo dell'antica e nobile famiglia Girataschi aveva l'entrata principale su Piaggia S.
Bartolomeo. Ora non restano che poche rovine ed una vasta cisterna trecentesca a piloni. (L.C.)

 

28 - Chiesa di S.Bartolomeo
Il muro su cui si fonda la chiesa è probabilcon affreschi
mente il podio di un antico tempio pagano (A. Fatucchi). La chiesa vi venne fondata in epoca paleocristiana o altomedievale. Nel medioevo S. Bartolomeo venne decorata di numerose opere d'arte. Nel 1583 la chiesa versava già in condizioni assai misere. Alcuni importanti restauri, quelli a cui la chiesa deve il suo aspetto attuale, vennero compiuti tra fine '500 e primi del '600.
All'interno della chiesetta si possono ammirare gli interessanti affreschi risalenti al XIII/XIVsecolo, recentemente restaurati.
Si possono anche visitare, sotto il livello della chiesa, i recenti scavi con due grandi fosse granarie e varie strutture murarie. (M.M.)

 

29 - Via S.Niccolò palazzo trecentesco
L'edificio è caratterizzato dal fronte timpanato prospiciente lo slargo, dove ancora si leggono le molteplici trasformazioni architettoniche, e dalla facciata sulla via S. Niccolò. Quest'ultima, , "vuota" per l'ampio fornice a tutto sesto con imposte d'arco recanti stemmi nobiliari, è coronata da una cornice in legno assai aggettante di particolare pregio. Doveva, secondo A.
Tafi, essere una porta trecentesca. All'interno la volta a crociera è caratteriz zata dai quattro costoloni in laterizio con particolare sagomatura. (L.C.)

 

30 - Porta Crucifera Palazzo Alberti
Il palazzo, di proprietà comunale ed attuale sede della Società del Quartiere di Porta Crucifera, era della famiglia Alberti, di origine Fiorentina. La facciata lungo via S. Lorenzo è disegnata da due ordini di finestrature ad arco a tutto sesto, quelle al piano nobile sono qualificate dagli stipiti ed archi in conci di pietra policroma, raro esempio di arredo architettonico nelle facciate dei palazzi aretini.
La Porta che dà nome al Quartiere si trovava sul lato orientale dell' attuale piazza di Porta Crucifera, e venne abbattuta nel 1890 per creare una più larga barriera, essendo il varco esistente "basso e stretto".
(L.C.)

 

31 - I Vicoli: Via Piana - Vicolo dell'orto - Vicolo delle Mura - Vicolo di S. lorenzo  su un Lorenzo - Vicolo delle Terme
I vicoli si snodano attorno all area della piazza di Porta Crucifera.
La piazza prende il mome dalla Porta che si trovava, fino al 1890, su lato orientale; al balcone sì può godere una bella vista sulla città sottostante, sulla campagna aretina. Il vicolo delle Terme, risalendo il quale si può giungere al Prato e quindi alla Fortezza, era uno stradello campestre che costeggiava, a metà 800, un campo olivato dove furono rinvenuti i resti di imponenti Terme romane. Tutt'oggi sono ben visibili una colonna ed una mezza colonna, fatte innalzare all'ingresso del vialetto di accesso ad un' abitazione lungo il vicolo. Costruzioni di origine duecentesca in laterizio sono individuabili invece lungo il vicolo dell'Orto. che con il suo percorso silenzioso e quasi campestre, sbocca in via delle Mura. Questa, seguendo la linea delle mura medicee, conduce da piazza Colcitrone a piazza San Giusto. Di origine due-trecentesca è anche via Piana, più anticamente detta Contrada da S. Gimignano alla Fontanella. Secondo Giorgio Vasari, sotto lo sporto di un' abitazione lungo la via, esisteva una Annunciazione di Spinello. Lungo il vicolo di S. Lorenzo infine si può ammirare l'abside della chiesa omonima, menzionata nei documenti fin dal 1025. Interessante anche una casetta della Rinascenza risalente ai secc. XV-XVI. Nei pressi del vicolo venne rinven-to, agli inizi del '900, un bellissimo lavoro in marmo di età augustea. In passato la via si chiamava Contrada dentro le Mura Vecchie.
Di fianco alla chiesa di S. Lorenzo si trova un suggestivo vicolo, detto della Minerva perche in un pozzo situato sotto l'edificio sacro vi venne trovata, a metà '500, la bellissima statua etrusca della Minerva. (C.N.)

 

MAPPA DELL'ITINERARIO NELLA GALLERIA IMMAGINI

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Lunedì, 04 Marzo 2024 09:36

Il Sentiero della Bonifica

Itinerario di 62 chilometri che si sviluppa sull’antica strada per la manutenzione del Canale Maestro della Chiana, il Sentiero della Bonifica “Vittorio Fossombroni” è una pista ciclo-pedonale bidirezionale che unisce Arezzo a Chiusi e interessa dodici comuni, otto in provincia di Arezzo (Arezzo, Civitella in Val di Chiana, Monte San Savino, Marciano, Castiglion Fiorentino, Lucignano, Foiano della Chiana e Cortona) e quattro in quella di Siena (Sinalunga, Torrita di Siena, Montepulciano e Chiusi).

Il percorso dedicato al grande ingegnere idraulico aretino Vittorio Fossombroni, colui che nel corso dell’Ottocento dette la svolta decisiva alla bonifica della vallata, consente di passeggiare e pedalare in luoghi dove uomo e natura hanno dialogato in una maniera impareggiabile, permettendo così di ammirare scorci paesaggistici unici e mirabili opere di ingegneria idraulica che nei secoli hanno permesso di sottrarre alle acque i terreni della Val di Chiana, andati incontro a un progressivo impaludamento in epoca medievale.

Il sentiero prende il via dalla Chiusa dei Monaci, nella periferia occidentale di Arezzo, una spettacolare opera per regolare il flusso delle acque già citata nei documenti nel 1115, voluta dagli monaci benedettini della Badia delle SS. Flora e Lucilla di Torrita di Olmo. La chiusa fu più volte rifatta nei secoli, l’aspetto attuale è principalmente il frutto dell’intervento tra il  1829 e il  1839 sotto la direzione di Alessandro Manetti.

Proseguendo nel territorio comunale di Arezzo si incontra Ponte alla Nave, dove per secoli ha funzionato un piccolo porto fluviale per le imbarcazioni che trasportavano granaglie e altri prodotti dalla zona sud della Val di Chiana. Nel 1781, a pochi metri dal ponte, vennero costruiti dei grandi Magazzini del Grano, dove si stoccavano i prodotti.

Oltrepassati i Ponti d’Arezzo, si possono osservare i cosiddetti Manufatti d’immissione, realizzati per regimare e disperdere l’energia della corrente dei rii che si immettono nel Canale Maestro nel tratto compreso nei comuni di Civitella in Val di Chiana e Monte San Savino, evitando la formazione di gorghi e l’erosione del letto fluviale.

Al Casello idraulico di Frassineto si scorgono a sinistra la Villa di Frassineto nel comune di Arezzo e  a destra la Villa di Fontarronco in territorio savinese, due delle antiche fattorie S.A.R. di diretta gestione granducale sorte tra XVI e XVII secolo. Il percorso entra quindi nel territorio di Marciano della Chiana con il Porto a Cesa, dove attraverso il Canale allacciante dei rii castiglionesi confluiscono le acque dei torrenti provenienti dalla Val di Chio. Nel Comune di Castiglion Fiorentino si trovano le grandi Colmate di Brolio.

Tra Cortona e Foiano della Chiana si ammira la Botte allo Strozzo, un manufatto idraulico realizzato per far passare l’Allacciante delle Chianacce sul Canale Maestro, in un punto dove il fondovalle forma una strettoia.

Da qui si entra nel’area senese con il Torrione, parte della Fattoria dell’Abbadia che fino al 1861 appartenne all’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, e il Callone di Valiano, scenografica opera di ingegneria idraulica costruita nel 1723 per regolare sia il livello delle acque dei laghi di Montepulciano e di Chiusi, sia lo scarico delle medesime nel Canale Maestro anche ai fini di assicurarne la navigabilità.

Le tappe finali del Sentiero della Bonifica sono il Lago di Montepulciano e il Lago di Chiusi, collegati tra loro, con le relative riserve naturali protette ricche di flora e fauna, adatte anche per gli appassionati di birdwatching. Qui si trovano le antiche Torre di Beccati Questo e la Torre di Beccati Quest’altro, che segnavano i confini tra i territori di Siena e Perugia e in seguito tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. La prima è ottagonale, la seconda quadrata. Servirono principalmente come stazioni di gabella e oggi chiudono idealmente un itinerario nella storia e nella natura adatto a tutti per la facile percorrenza, unico nel suo genere in Italia.

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Maggiori informazioni sull'itinerario al seguente link: https://sentierodellabonifica.it/
 

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