Come suggerisce il nome, la Valdichiana è una delle quattro vallate di Arezzo, e si estende a sud della città.

Qui sono presenti gli allevamenti dei bovini da cui si ottengono le famose bistecche chianine.

I reperti archeologici come le tombe di ipogeo di Camucia e del Sodo, i reperti di Farneta, di Foiano, di Cignano, di Castiglion Fiorentino, il museo di Cortona, dimostrano che gli Etruschi popolarono e coltivarono questa valle. Molti sono gli artisti che nacquero qui, fra i quali Luca Signorelli, Pietro da Cortona, Andrea Sansovino e Gino Severini.

Senz'altro da visitare è Monte San Savino, antico centro etrusco, poi sotto dominazione Medicea. Qui nacque Andrea Contucci, detto Sansovino. Il paese presenta ancora la sua b e le Porte Fiorentina e Romana. Il Cassero, con l'imponente torre (XIV sec.), ospita il Museo della Ceramica.

Sansepolcro è la città più importante della Valle del Tevere aretina e la Città di Piero della Francesca.
Interessante dal punto di vista militare per la sua posizione strategica, Sansepolcro è stata lungamente contesa da guelfi e ghibellini, danneggiata da battaglie e da rovinosi terremoti. Nonostante le lesioni del tempo, l'assetto urbanistico all'interno della cinta delle mura quadrilaterali, è rimasto quello medioevale, arricchito nei secoli da nobili edifici rinascimentali e barocchi.

Il potere della Borghesia, che aveva fatto grande e potente Sansepolcro, passa di mano nel periodo tardo-feudale durante il domino dei Malatesta (1370-1430, per finire dominata dalla nobiltà fiorentina nel 1441.  Anche sotto la dominazione di Firenze la storia di Sansepolcro prosegue per un altro secolo, ma ha una battuta d'arresto nel '600 trasformatasi in un periodo di vera crisi nel '700, crisi che durerà fino alla metà dell'Ottocento con la nascita del Regno d'Italia. Dopo aver visitato la casa di Piero della Francesca, artista illustre nato proprio in questa città agli inizi del XV secolo, il visitatore troverà le sue opere al Museo Civico, ospitato nel Palazzo Comunale del XIV secolo. In questo Museo è possibile ammirare parecchie opere famose oltre il polittico della "Madonna della Misericordia" (1462) e l'affresco della "Resurrezione" (1463) di Piero della Francesca nel quale si vede Cristo uscire dalla tomba, mentre i soldati romani ai suoi piedi, portano armature rinascimentali e sembrano sospesi nel tempo. Un'altra opera interessante da vedere al Museo Civico di Sansepolcro è la "Crocifissione", di Luca Signorelli, risalente al XV secolo. La Cattedrale romanica di San Giovanni Evangelista è uno fra gli edifici di maggior interesse di Sansepolcro, che si è sviluppata intorno alla grande abbazia benedettina. Sotto il campanile della Badia, l'attuale Cattedrale accoglie il visitatore nelle architetture dipinte da Piero della Francesca, inserendolo magicamente in un altro tempo. Nella Cattedrale l'opera più ammirata è il "Volto Santo", un  Crocifisso ligneo di epoca carolingia. Accanto alla Cattedrale vi è il Palazzo delle Laudi, di forme manieristiche, oggi sede del Comune, e la Loggia delle Laudi (sec. XVI). Cuore del centro storico è la piazza Torre di Berta, nella quale, la seconda domenica di settembre si svolge il tradizionale Palio della Balestra. Durante l'evocazione storica, i costumi indossati dai figuranti, sono ispirati ai dipinti di Piero della Francesca. La chiesa di S. Francesco si trova nella piazza omonima; la costruzione dell'edificio e dell'attiguo convento, primo esempio di stile gotico nella città, avvenne tra il 1258 e il 1321, sul terreno concesso al frate francescano Tommaso da Spello dal Comune di Sansepolcro. All'esterno, la chiesa conserva i caratteri dell'architettura trecentesca: la torre campanaria e, sulla facciata, il portale gotico ad arco trilobo e il grande occhio.  L'interno, completamente rinnovato nel Settecento,  mantiene l'originario impianto a navata unica, tipico degli Ordini mendicanti, l'altare in pietra, a forma di sarcofago con colonne tortili, è datato 1304; da ammirare il bel dipinto di Passignano. A Sansepolcro, oltre ai lavori del suo più famoso cittadino, Piero della Francesca, raccolti nel Museo e ammirabili nelle chiese e nei nobili Palazzi, si può ammirare, nella chiesa di S. Lorenzo, la bella tavola  "Deposizione", di Rosso Fiorentino. Bellissimi affreschi sulla Storia della Passione (1588), si posso ammirare nell’oratorio della Compagnia del Crocifisso, lavoro di Alessandro Alberti e dei fratelli Cherubino e Giovanni.

Sansepolcro è il centro principale della Valtiberina aretina e un crocevia strategico tra Toscana, Umbria, Emilia Romagna e Marche, sviluppatosi tra la riva sinistra del Tevere e i massicci montuosi dell’Alpe della Luna e della Massa Trabaria, in una piana alluvionale prossima allo spartiacque appenninico tra Tirreno e Adriatico.

Nel 1012 è documentata per la prima volta nella zona un’abbazia benedettina. Nel corso del secolo successivo i monaci accettarono la regola camaldolese. Nel frattempo intorno al monastero si sviluppò il “Burgus Sancti Sepulcri”, un centro abitato che nella seconda metà del XII secolo si sottrasse al controllo abbaziale e si munì di una magistratura comunale.

Nel 1301 Sansepolcro venne conquistata da Uguccione della Faggiuola e nel 1321 fu sottomessa da Guido Tarlati da Pietramala, signore di Arezzo. Dal 1335 al 1351 finì sotto il controllo di Perugia, dal 1351 al 1358 si impossessarono del borgo i Visconti di Milano e nel decennio fu controllata da Città di Castello. Nel 1368 l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo dette la città in feudo a Raimondo da Montalto. Dal 1371 al 1432 fu possedimento dei Malatesta di Rimini e quindi fu assegnata a Niccolò Fortebraccio, gonfaloniere della Chiesa.

Dopo la Battaglia di Anghiari del 29 giugno 1440 la cittadina finì sotto il controllo di papa Eugenio IV, che l’anno dopo la cedette a Firenze. Nel Quattrocento Sansepolcro dette i natali al pittore e matematico Piero della Francesca e al religioso, matematico ed economista Luca Pacioli. Nel 1520 il borgo fu elevato a sede di una nuova diocesi da papa Leone X e la cattedra vescovile rimase fino al 1986, anno dell’accorpamento ad Arezzo e Cortona.

Tanti gli edifici storici del centro da menzionare. Palazzo Pretorio risale al XIV secolo. La quattrocentesca Casa natale di Piero della Francesca accoglie la fondazione dedicata al genio rinascimentale. Palazzo delle Laudi, con le sue arcate cinquecentesche, ospita invece gli uffici comunali. Allo stesso secolo appartengono Palazzo Ducci del Rosso, sede della Biblioteca, Palazzo Graziani e Palazzo Pichi. Palazzo Alberti, con il busto di Cosimo II de’ Medici in facciata, è seicentesco, Palazzo Aggiunti settecentesco e il Teatro Dante o dell’Accademia dei Risorti, fu inaugurato nel 1836. Gioiello di architettura militare è la Fortezza Medicea realizzata su progetto di Giuliano da Sangallo agli inizi del Cinquecento, che inglobò la rocca malatestiana del Trecento.

Sul fronte del Il patrimonio religioso, la cattedrale di San Giovanni evangelista, in stile romanico-gotico, nacque nell’XI secolo come chiesa abbaziale e divenne cattedrale nel 1520. L’interno a tre navate custodisce tante opere importanti. Oggetto di profonda devozione è il “Volto Santo”, scultura lignea policroma con Cristo crocifisso risalente all’VIII/IX secolo.

Di origine duecentesca sono la chiesa di Sant’Agostino, già pieve di Santa Maria, la chiesa di Santa Maria dei Servi e la ex chiesa di Santa Chiara. al Trecento appartengono la chiesa di San Francesco e la chiesa dei SS. Antonio Abate ed Eligio, cinquecentesche sono la chiesa di San Rocco, la chiesa di Santa Maria delle Grazie e la chiesa di San Lorenzo, al Seicento viene riferita la chiesa di Santa Marta. Nella ex chiesa di Santa Chiara, risalente al XIII secolo, è stato ricavato un suggestivo auditorium.

Il Museo Civico nell’antico Palazzo della Residenza conserva opere pittoriche di importanti artisti dal Trecento all’Ottocento, ma è principalmente noto per le opere di Piero della Francesca, come il “Polittico della Misericordia” del 1445-1462, il “San Giuliano” del 1454-1458, il “San Ludovico da Tolosa” del 1460 e la “Resurrezione” del 1450-1463.

Il Museo “Bernardini Fatti” della Vetrata è allestito nella ex chiesa di San Giovanni Battista, l’Aboca Museum, ha sede a Palazzo Bourbon del Monte. All’interno di Palazzo Muglioni si trova invece la CasermArcheologica, punto di riferimento per l’arte contemporanea.

Nel circondario di Sansepolcro alcune frazioni mantengono il loro aspetto rurale, come Gragnano, Pocaia, Cignano, Misciano e Gricignano. Ai piedi dell’Appennino si trovano invece Montagna, Aboca e Aiola. A Paradiso è ubicato il seicentesco monastero di San Bernardo Tolomei con la chiesa di San Michele Arcangelo. A Montecasale si trova infine un eremo camaldolese del XII secolo che nel 1213 venne donato a San Francesco. Nel 1537 vi si insediano i frati minori cappuccini, ancora custodi di un luogo di grande suggestione.

 
Cartina e mappa turistica della Provincia di Arezzo. Mappa disegnata a volo d’uccello

Cortona, uno dei più famosi comuni di Arezzo, è una delle più caratteristiche cittadine di Toscana e noi di Visitarezzo, vi consigliamo di passarci una giornata e vi proponiamo un itinerario per poterlo fare!

La visita ha inizio da Piazza della Repubblica e Piazza Signorelli, fino al tredicesimo secolo unico spazio dove sorse il foro della città etrusco-romana, dal quale si dipartivano in senso ortogonale le strade che formavano il cardo e il decumano. Attualmente tale area centrale è divisa in due piazze, Piazza della Repubblica e Piazza Signorelli, inserite tra una cornice di edifici medievali pubblici e privati, con limite meridionale il Palazzo Comunale e limite settentrionale l’area denominata Croce del Travaglio.
Domina Piazza della Repubblica il Palazzo Comunale, esistente almeno dal 1236, pur se rimaneggiato a più riprese fino al XVIII secolo. Notevoli alcune finestre in stile gotico sul lato antistante Piazza Signorelli. All’interno è visitabile la Sala del Consiglio con un caminetto di pietra del XVI secolo, attribuito a Cristofanello e decorazioni pittoriche del XIX secolo. Di fronte al Palazzo Comunale si trova il trecentesco Palazzo del Capitano Popolo, che è stato in parte ampliato nel XVI secolo ed adibito a residenza del cardinale Passerini.

Nella adiacente Piazza Signorelli si trova Palazzo Casali, altrimenti noto come Palazzo Pretorio. Benché la facciata risalga al XVII secolo, fu costruito nel XIII secolo dai Casali e utilizzato come residenza ufficiale della famiglia durante la signoria di Cortona (1325-1409). A partire dal 1411 fu sede dei capitani e dei commissari fiorentini, come testimoniano numerosi stemmi in pietra sul lato destro. A partire dal 1728 i suoi piani nobili sono divenuti sede dell’Accademia Etrusca con il relativo museo, la biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca, l’Archivio Storico del Comune. I suoi due piani sotterranei, un tempo adibiti a carceri, ospiteranno il museo della città etrusca e romana di Cortona, che sarà unito, con un unico percorso, a partire dal settembre 2005, al Museo dell’Accademia Etrusca, costituendo il Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona. Sulla stessa piazza, immediatamente a destra di Palazzo Casali, sorge il Teatro Sigorelli, costruito tra il 1854 e il 1557 su commissione dell’Accademia degli Arditi, su progetto di Carlo Matteschi.

Proseguendo nel tratto di strada tra palazzo Casali e il Teatro Signorelli si arriva in piazza del Duomo, dove si può apprezzare la cattedrale in stile rinascimentale, realizzata dai seguaci di Giuliano da Sangallo, sopra la più antica chiesa di S. Maria (del 1086), di cui si intravedono alcuni resti sulla facciata. All’interno si possono apprezzare pitture di Andrea Comodi (consacrazione della chiesa del SS. Sacramento, 1603-1605), di Papacello (Discesa dello Spirito Santo), di Poppi (Madonna della Cintola), della scuola di Luca Signorelli (Crocifissione e dubbio di Tommaso). Accanto alla cattedrale vi è Palazzo Vagnotti, già sede del Seminario vescovile, tradizionale sede della Fiera Antiquaria.

Di fronte alla cattedrale, nella stessa piazza, all’interno dell’edificio che fu la Chiesa del Gesù (1498-1505), ha sede il Museo Diocesano. Risalendo lungo il Teatro Signorelli in direzione dell’area denominata croce del Travaglio, ha inizio via Dardano, una delle strade più caratteristiche di Cortona, con, a destra e sinistra, facciate di edifici del XIII e del XIV secolo, alcuni dei quali rinnovati nel corso del XVI e XVII secolo e inglobanti anche elementi architettonici più anitchi, come Palazzo Mancini, al n. 15.

Alla fine di via Dardano, oltrepassando porta Colonia, scendendo attraverso una ripida via si arriva alla chiesa di S. Maria Nuova, iniziata da Cristofanello nel 1550 e completata da Giorgio Vasari, il quale creò un nuovo edificio quadrato con tre lati identici ed un armonioso interno; la chiesa contiene lavori di Alessandro Allori, Empoli, Bernardino Radi e Baccio Ciarpi.

Dalla Croce del Travaglio, imboccando via Benedetti, è possibile apprezzare il palazzo Fierli-Petrella con due serie di finestre ad arco mentre, salendo in direzione di Via Maffei, si incontra, poco dopo, la monumentale chiesa di S. Francesco. Il complesso monumentale, costituito dalla chiesa e dal convento, sorge su di un’area tradizionalmente nota come “Bagno della Regina”, forse sede di antiche terme romane. Intorno al 1245 Frate Elia Coppi costruisce la Chiesa ed un’ala del convento ma successivi interventi si susseguiranno fra il XVI e il XVII secolo. La facciata disadorna presenta il portale originale e il rosone in parte chiuso, l’interno è a navata unica; l’altare più antico è sormontato da un tabernacolo in marmo di stile barocco opera di Bernardino Radi (1619) e contiene il reliquiario della Croce Santa, contenente un frammento della Santa Croce donato a Frate Elia dall’imperatore d’Oriente durante la sua visita a Costantinopoli come ambasciatore di Federico II. Interessante all’interno la tomba in stile gotico del vescovo Ranieri Umbertini (1360) e una serie di quadri (Pietro Berrettini, Cigoli). Un’epigrafe dietro l’altare segnala la tomba di Frate Elia mentre la tradizione vuole che anche Luca Signorelli fosse sepolto all’interno della Chiesa.

Continuando a salire da S. Francesco lungo via Berrettini, si arriva alla parte alta della città, dove si possono notare le tipiche viuzze e gli edifici medievali. Si incontrano Piazzetta del Pozzo Caviglia, da dove un tempo si attingeva acqua potabile e, sulla sinistra, al n. 33, la dimora di nascita di Pietro Berrettini. Ancora più in alto si giunge a Piazza della Pescaia, che deve il nome alla presenza di una cisterna per l’acqua di età romana sulla quale fu poi edificato il convento di S. Chiara, su progetto di Giorgio Vasari. Dalla parte opposta della piazza è la chiesa di S. Cristoforo, con la cappella della natività di Maria del XVI secolo e, all’interno, affreschi del XIV-XV secolo. La strada conduce a Porta Montanina, dove si possono apprezzare resti delle mura etrusche e dell’acquedotto romano in cocciopesto. Dalla chiesa di S. Cristoforo si raggiunge rapidamente anche la vicina chiesa quattrocentesca di S. Niccolò, preceduta da un cortile e da cipressi allineati e da dove è possibile avere una splendida veduta della Valdichiana.
All’interno sono apprezzabili il soffitto a cassettoni e il gonfalone con Cristo nella tomba, Santi e Angeli di Luca Signorelli e, sull’altro lato, una Madonna con S. Pietro e S. Paolo) della sua scuola. Proseguendo per via S. Niccolò alla fine si raggiunge il convento cistercense-benedettino della SS. Trinità (XVI secolo).

Proseguendo in salita da via Berrettini verso via S. Croce si arriva alla Basilica di S. Margherita, il cui impianto originario è del XIII-XIV secolo, nato come estensione dell’oratorio ordinato da S. Margherita. La costruzione attuale data al 1856-97 ma conserva tracce architettoniche del XIV secolo (rosone). All’interno le decorazioni sono moderne. Vi si conserva il corpo della santa all’interno di un’urna d’argento, realizzata nel 1646 su disegno di Pietro da Cortona. Notevole anche il crocifisso ligneo del XIII secolo che, secondo la tradizione, parlò a S. Margherita. Non lontano dalla basilica, sul punto più alto della città, domina la Fortezza Medicea, meglio conosciuta come Fortezza di Girifalco, costrutia in 1556 per Cosimo I da Gabrio Serbelloni sopra una fortezza più antica, a sua volta probabilmente posizionata su antiche strutture dell’acropoli etrusca.

Entrando in città da Viale Cesare Battisti si incontrano i Giardini Pubblici con il viale del Parterre e, poco più avanti, la chiesa tardo gotica di S. Domenico. Costruita nel 1438 sul luogo dove sorgeva un più antico convento domenicano nel quale Fra’ Giovanni da Fiesole (Beato Angelico) lavorò all’Annunciazione attualmente esposta nel Museo Diocesano, ospita, all’interno, opere di Bartolomeo della Gatta (Scene della vita di S. Rocco), di Luca Signorelli (Madonna con bambino e Santi, 1515), di Lorenzo Niccolò Gerini (polittico datato 1402).

Proseguendo oltre la chiesa si incontra Piazza Garibaldi, con la splendida vista della Valdichiana e del lago Trasimeno e, prima di entrare in Via Nazionale, sulla destra, comincia erta via S. Margherita, con le famose cappelle ospitanti scene a mosaico della Via Crucis opera di Gino Severini. Attraversando Via Nazionale, localmente nota come Ruga Piana per la conformazione tipicamente medievale, si possono notare importanti dimore sotiche come Palazzo Venuti (XVI secolo), palazzo Mancini (più tardi rinominato palazzo Ferretti), affrescato da Marcus Tuscher, palazzo Alticozzi (più tardi rinominato palazzo Marioni). Alla fine della via si entra in Piazza della Repubblica, dominata dal Palazzo Comunale con la torre e l’orologio. Dalla piazza si dipartono tre strade: via Guelfa, via Ghibellina e via Roma. Via Ghibellina sorge in mezzo alle altre due, inizia sotto l’arco che reca il busto di Pietro Berrettini e finisce presso porta Ghibellina o porta Bifora, l’antica porta etrusca poi inglobata nelle mura medievali. Via Guelfa, un tempo denominata via Retta, è incorniciata a destra e sinistra da nobili edifici. Notevole il rinascimentale Palazzo Laparelli progettato dal Cristofanello nel 1553, che presenta una facciata disposta su tre livelli, di cui il superiore è decorato con una loggia architravata; degni di nota anche Palazzo Baldelli (XVI secolo), Palazzo Bourbon di Petrella (XVII-XVIII secolo) e l’importante complesso della chiesa e convento di S. Agostino, con lo splendido chiostro decorato con lunette che ripercorrono gli episodi salienti della vita del santo, attualmente adibito a centro congressi. In fondo a via Guelfa, sulla destra, si incontra la volta a botte di età etrusco-romana e la Porta S. Agostino.

Da una traversa di via Guelfa si può raggiungere la chiesa a pianta circolare di S. Benedetto, con un’interessante statua in legno di Cristo alla Colonna. Di fronte vi sono caratteristiche case medievali. Altre abitazioni medievali, con la peculiare caratteristica del piano superiore sorretto da travi di legno, sono visibili in via Jannelli. Via Roma doveva coincidere con parte del Decumano della Cortona romana. La via, che si conclude a Porta S. Maria, permette di apprezzare Palazzo Cinaglia, con la caratteristica “porta del morto”) e la barocca chiesa di S. Filippo (1690-1728) che presenta all’interno un’opera di Piazzetta (Madonna e bambino in gloria con Santi, 1739-1743).

Fuori del circuito murario, sulla via che riconduce a Camucia a circa due chilometri e mezzo da Cortona si segnala la chiesa rinascimentale della Madonna del Calcinaio, progettata da Francesco di Giorgio Martini (1485-1513). All’interno, oltre all’immagine della Madonna del Cacinaio (XIV-XV secolo), si ricordano una Annunciazione della scuola del Signorelli, una Assunzione di Papacello. In direzione nord a circa tre chilometri e mezzo da Cortona, incorniciato in uno scenario naturalistico mozzafiato sorge il Convento delle Celle, fondato da S. Francesco fra il 1211 e il 1221, dove è tuttora visitabile la cella dove dimorò per qualche tempo il santo.

Martedì, 21 Gennaio 2020 16:02

Cartina di Cortona e itinerario turistico

Cortona, uno dei più famosi comuni di Arezzo, è una delle più caratteristiche cittadine di Toscana e noi di Visitarezzo, vi consigliamo di passarci una giornata e vi proponiamo un itinerario per poterlo fare!

La visita ha inizio da Piazza della Repubblica e Piazza Signorelli, fino al tredicesimo secolo unico spazio dove sorse il foro della città etrusco-romana, dal quale si dipartivano in senso ortogonale le strade che formavano il cardo e il decumano. Attualmente tale area centrale è divisa in due piazze, Piazza della Repubblica e Piazza Signorelli, inserite tra una cornice di edifici medievali pubblici e privati, con limite meridionale il Palazzo Comunale e limite settentrionale l’area denominata Croce del Travaglio.
Domina Piazza della Repubblica il Palazzo Comunale, esistente almeno dal 1236, pur se rimaneggiato a più riprese fino al XVIII secolo. Notevoli alcune finestre in stile gotico sul lato antistante Piazza Signorelli. All’interno è visitabile la Sala del Consiglio con un caminetto di pietra del XVI secolo, attribuito a Cristofanello e decorazioni pittoriche del XIX secolo. Di fronte al Palazzo Comunale si trova il trecentesco Palazzo del Capitano Popolo, che è stato in parte ampliato nel XVI secolo ed adibito a residenza del cardinale Passerini.

Nella adiacente Piazza Signorelli si trova Palazzo Casali, altrimenti noto come Palazzo Pretorio. Benché la facciata risalga al XVII secolo, fu costruito nel XIII secolo dai Casali e utilizzato come residenza ufficiale della famiglia durante la signoria di Cortona (1325-1409). A partire dal 1411 fu sede dei capitani e dei commissari fiorentini, come testimoniano numerosi stemmi in pietra sul lato destro. A partire dal 1728 i suoi piani nobili sono divenuti sede dell’Accademia Etrusca con il relativo museo, la biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca, l’Archivio Storico del Comune. I suoi due piani sotterranei, un tempo adibiti a carceri, ospiteranno il museo della città etrusca e romana di Cortona, che sarà unito, con un unico percorso, a partire dal settembre 2005, al Museo dell’Accademia Etrusca, costituendo il Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona. Sulla stessa piazza, immediatamente a destra di Palazzo Casali, sorge il Teatro Sigorelli, costruito tra il 1854 e il 1557 su commissione dell’Accademia degli Arditi, su progetto di Carlo Matteschi.

Proseguendo nel tratto di strada tra palazzo Casali e il Teatro Signorelli si arriva in piazza del Duomo, dove si può apprezzare la cattedrale in stile rinascimentale, realizzata dai seguaci di Giuliano da Sangallo, sopra la più antica chiesa di S. Maria (del 1086), di cui si intravedono alcuni resti sulla facciata. All’interno si possono apprezzare pitture di Andrea Comodi (consacrazione della chiesa del SS. Sacramento, 1603-1605), di Papacello (Discesa dello Spirito Santo), di Poppi (Madonna della Cintola), della scuola di Luca Signorelli (Crocifissione e dubbio di Tommaso). Accanto alla cattedrale vi è Palazzo Vagnotti, già sede del Seminario vescovile, tradizionale sede della Fiera Antiquaria.

Di fronte alla cattedrale, nella stessa piazza, all’interno dell’edificio che fu la Chiesa del Gesù (1498-1505), ha sede il Museo Diocesano. Risalendo lungo il Teatro Signorelli in direzione dell’area denominata croce del Travaglio, ha inizio via Dardano, una delle strade più caratteristiche di Cortona, con, a destra e sinistra, facciate di edifici del XIII e del XIV secolo, alcuni dei quali rinnovati nel corso del XVI e XVII secolo e inglobanti anche elementi architettonici più anitchi, come Palazzo Mancini, al n. 15.

Alla fine di via Dardano, oltrepassando porta Colonia, scendendo attraverso una ripida via si arriva alla chiesa di S. Maria Nuova, iniziata da Cristofanello nel 1550 e completata da Giorgio Vasari, il quale creò un nuovo edificio quadrato con tre lati identici ed un armonioso interno; la chiesa contiene lavori di Alessandro Allori, Empoli, Bernardino Radi e Baccio Ciarpi.

Dalla Croce del Travaglio, imboccando via Benedetti, è possibile apprezzare il palazzo Fierli-Petrella con due serie di finestre ad arco mentre, salendo in direzione di Via Maffei, si incontra, poco dopo, la monumentale chiesa di S. Francesco. Il complesso monumentale, costituito dalla chiesa e dal convento, sorge su di un’area tradizionalmente nota come “Bagno della Regina”, forse sede di antiche terme romane. Intorno al 1245 Frate Elia Coppi costruisce la Chiesa ed un’ala del convento ma successivi interventi si susseguiranno fra il XVI e il XVII secolo. La facciata disadorna presenta il portale originale e il rosone in parte chiuso, l’interno è a navata unica; l’altare più antico è sormontato da un tabernacolo in marmo di stile barocco opera di Bernardino Radi (1619) e contiene il reliquiario della Croce Santa, contenente un frammento della Santa Croce donato a Frate Elia dall’imperatore d’Oriente durante la sua visita a Costantinopoli come ambasciatore di Federico II. Interessante all’interno la tomba in stile gotico del vescovo Ranieri Umbertini (1360) e una serie di quadri (Pietro Berrettini, Cigoli). Un’epigrafe dietro l’altare segnala la tomba di Frate Elia mentre la tradizione vuole che anche Luca Signorelli fosse sepolto all’interno della Chiesa.

Continuando a salire da S. Francesco lungo via Berrettini, si arriva alla parte alta della città, dove si possono notare le tipiche viuzze e gli edifici medievali. Si incontrano Piazzetta del Pozzo Caviglia, da dove un tempo si attingeva acqua potabile e, sulla sinistra, al n. 33, la dimora di nascita di Pietro Berrettini. Ancora più in alto si giunge a Piazza della Pescaia, che deve il nome alla presenza di una cisterna per l’acqua di età romana sulla quale fu poi edificato il convento di S. Chiara, su progetto di Giorgio Vasari. Dalla parte opposta della piazza è la chiesa di S. Cristoforo, con la cappella della natività di Maria del XVI secolo e, all’interno, affreschi del XIV-XV secolo. La strada conduce a Porta Montanina, dove si possono apprezzare resti delle mura etrusche e dell’acquedotto romano in cocciopesto. Dalla chiesa di S. Cristoforo si raggiunge rapidamente anche la vicina chiesa quattrocentesca di S. Niccolò, preceduta da un cortile e da cipressi allineati e da dove è possibile avere una splendida veduta della Valdichiana.
All’interno sono apprezzabili il soffitto a cassettoni e il gonfalone con Cristo nella tomba, Santi e Angeli di Luca Signorelli e, sull’altro lato, una Madonna con S. Pietro e S. Paolo) della sua scuola. Proseguendo per via S. Niccolò alla fine si raggiunge il convento cistercense-benedettino della SS. Trinità (XVI secolo).

Proseguendo in salita da via Berrettini verso via S. Croce si arriva alla Basilica di S. Margherita, il cui impianto originario è del XIII-XIV secolo, nato come estensione dell’oratorio ordinato da S. Margherita. La costruzione attuale data al 1856-97 ma conserva tracce architettoniche del XIV secolo (rosone). All’interno le decorazioni sono moderne. Vi si conserva il corpo della santa all’interno di un’urna d’argento, realizzata nel 1646 su disegno di Pietro da Cortona. Notevole anche il crocifisso ligneo del XIII secolo che, secondo la tradizione, parlò a S. Margherita. Non lontano dalla basilica, sul punto più alto della città, domina la Fortezza Medicea, meglio conosciuta come Fortezza di Girifalco, costrutia in 1556 per Cosimo I da Gabrio Serbelloni sopra una fortezza più antica, a sua volta probabilmente posizionata su antiche strutture dell’acropoli etrusca.

Entrando in città da Viale Cesare Battisti si incontrano i Giardini Pubblici con il viale del Parterre e, poco più avanti, la chiesa tardo gotica di S. Domenico. Costruita nel 1438 sul luogo dove sorgeva un più antico convento domenicano nel quale Fra’ Giovanni da Fiesole (Beato Angelico) lavorò all’Annunciazione attualmente esposta nel Museo Diocesano, ospita, all’interno, opere di Bartolomeo della Gatta (Scene della vita di S. Rocco), di Luca Signorelli (Madonna con bambino e Santi, 1515), di Lorenzo Niccolò Gerini (polittico datato 1402).

Proseguendo oltre la chiesa si incontra Piazza Garibaldi, con la splendida vista della Valdichiana e del lago Trasimeno e, prima di entrare in Via Nazionale, sulla destra, comincia erta via S. Margherita, con le famose cappelle ospitanti scene a mosaico della Via Crucis opera di Gino Severini. Attraversando Via Nazionale, localmente nota come Ruga Piana per la conformazione tipicamente medievale, si possono notare importanti dimore sotiche come Palazzo Venuti (XVI secolo), palazzo Mancini (più tardi rinominato palazzo Ferretti), affrescato da Marcus Tuscher, palazzo Alticozzi (più tardi rinominato palazzo Marioni). Alla fine della via si entra in Piazza della Repubblica, dominata dal Palazzo Comunale con la torre e l’orologio. Dalla piazza si dipartono tre strade: via Guelfa, via Ghibellina e via Roma. Via Ghibellina sorge in mezzo alle altre due, inizia sotto l’arco che reca il busto di Pietro Berrettini e finisce presso porta Ghibellina o porta Bifora, l’antica porta etrusca poi inglobata nelle mura medievali. Via Guelfa, un tempo denominata via Retta, è incorniciata a destra e sinistra da nobili edifici. Notevole il rinascimentale Palazzo Laparelli progettato dal Cristofanello nel 1553, che presenta una facciata disposta su tre livelli, di cui il superiore è decorato con una loggia architravata; degni di nota anche Palazzo Baldelli (XVI secolo), Palazzo Bourbon di Petrella (XVII-XVIII secolo) e l’importante complesso della chiesa e convento di S. Agostino, con lo splendido chiostro decorato con lunette che ripercorrono gli episodi salienti della vita del santo, attualmente adibito a centro congressi. In fondo a via Guelfa, sulla destra, si incontra la volta a botte di età etrusco-romana e la Porta S. Agostino.

Da una traversa di via Guelfa si può raggiungere la chiesa a pianta circolare di S. Benedetto, con un’interessante statua in legno di Cristo alla Colonna. Di fronte vi sono caratteristiche case medievali. Altre abitazioni medievali, con la peculiare caratteristica del piano superiore sorretto da travi di legno, sono visibili in via Jannelli. Via Roma doveva coincidere con parte del Decumano della Cortona romana. La via, che si conclude a Porta S. Maria, permette di apprezzare Palazzo Cinaglia, con la caratteristica “porta del morto”) e la barocca chiesa di S. Filippo (1690-1728) che presenta all’interno un’opera di Piazzetta (Madonna e bambino in gloria con Santi, 1739-1743).

Fuori del circuito murario, sulla via che riconduce a Camucia a circa due chilometri e mezzo da Cortona si segnala la chiesa rinascimentale della Madonna del Calcinaio, progettata da Francesco di Giorgio Martini (1485-1513). All’interno, oltre all’immagine della Madonna del Cacinaio (XIV-XV secolo), si ricordano una Annunciazione della scuola del Signorelli, una Assunzione di Papacello. In direzione nord a circa tre chilometri e mezzo da Cortona, incorniciato in uno scenario naturalistico mozzafiato sorge il Convento delle Celle, fondato da S. Francesco fra il 1211 e il 1221, dove è tuttora visitabile la cella dove dimorò per qualche tempo il santo.

Martedì, 21 Gennaio 2020 16:00

Castiglion Fiorentino: Cartina ed Itinerario

Castiglion Fiorentino, uno dei più bei comuni di Arezzo, è una delle più belle cittadine di Toscana e noi di Visitarezzo, vi consigliamo di passarci una giornata e vi proponiamo un itinerario per poterlo fare!

1- Situato nella parte più alta del paese, il complesso del Cassero domina l'intera Valdichiana e conserva ancora la sua struttura difensiva medievale. Il suo profilo inconfondibile lo rende il principale riferimento e il vero simbolo di Castiglion Fiorentino. Nel piazzale del Cassero si erge maestosa la Torre, il campanile a vela, che sorregge la «Campana Grossa» appare di epoca più recente. Sul lato del Casseretto si apre con un arco a tutto sesto l’accesso al cortiletto interno, con la scala settecentesca che conduce al livello sopraelevato della torre. I visitatori possono oggi salire sulla sommità della torre stessa (circa 35 metri) e godere della suggestiva vista sul vecchio borgo e sullo scenario di Valdichiana e Val di Chio.

2- Proprio accanto al Cassero troviamo il Big Bench tricolore, ovvero la panchina gigante di Castiglion Fiorentino, sulla quale sedersi per tornare bambini e ammirare la Vladichiana e il bellissimo panorama

3- Poco più giu troviamo la sede politica ed amministrativa di Castiglion Fiorentino a partire dalla fine del XII secolo, il Palazzo Comunale, o Palazzo San Michele. Originariamente l’edificio, detto “Palazzo del Pietrone” (dal nome di una grossa pietra posta nella piazza antistante su cui venivano affissi i bandi e le ordinanze comunali), presentava all’esterno una scalinata e una loggia. Sulle pareti della facciata erano esposti gli emblemi dei vari podestà che ressero il paese in epoca passata.

4- La ripida rampa che da Piazza del Municipio conduce alla parte sommitale della collina, è sovrastata dalla massiccia mole della Torre dell’Orologio, una grande struttura che, sin dal medioevo, segnalava l’accesso al Cassero. L’edificio custodiva la Calfurnia, la grossa campana che successivamente verrà spostata all’interno della più recente Torre del Cassero; il suo suono scandiva le giornate e alla sera, dopo i suoi ultimi rintocchi, chi commetteva malefici o reati incorreva in una pena doppia.

5- Il Teatro Mario Spina, ovvero il teatro Comunale di Castiglion Fiorentino, che oltre ad ospitare molti eventi, è molto bello da visitare: la decorazione interna rispecchia il gusto ottocentesco con stucchi dorati, lesene con capitelli compositi all'arcoscenico, intonaco ad imitazione del marmo e volta dipinta, mentre il sipario è opera del decoratore biturgense Corrado Comanducci.

6- Sempre in Piazza del Municipio, troviamo le stupende Logge del Vasari, un’architettura rinascimentale che non solo arricchisce la piazza in maniera elegante ed artistica, ma incornicia, attraverso i suoi fornici, l’armonioso panorama della Valle di Chio. L’attribuzione delle Logge al Vasari è giustificata dai lavori di restauro, eseguiti tra il 1560 e il 1570, periodo in cui venne posto lo stemma mediceo.

Noi di Visitarezzo vi consigliamo un itinerario tutto da scoprire, per una delle più belle vallate: il Casentino!

Impreziosito dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, il Casentino ospita edifici medievali, quali castelli e borghi fortificati, pievi millenarie, abbazie e monasteri.

Da Arezzo si percorre la SS 71 fino a Rassina dove, facendo una piccola deviazione, si può visitare la pieve di Sant'Antonio a Socana, dove è visibile, nella parte absidale, una grande ara sacrificale e parte di un tempio etrusco (V sec. a.C.). Pieve utilizzata poi anche dai Romani e dai cristiani.

Tornati sulla statale, si prosegue per Bibbiena, poi si percorre la SS70 della Consuma che porta a Poppi. Qui si trova castello medievale dei Conti Guidi (progetto di Lapo di Cambio del 1200, con interventi dell'architetto Jacopo Turriani, VX sec.). Nella cappella comitale è possibile ammirare un ciclo di affreschi di Taddeo Gaddi (prima metà del XIV sec.). Nel centro storico, via Cavour, è adornata da portici e vi si trovano l'Oratorio della Madonna del Morbo (XVII sec.) e l’abbazia vallombrosana di San Fedele (fine XII sec.).

Imboccando la SS 310 del Bidente, si raggiunge Pratovecchio, dove nacque Paolo Uccello (1397) e a cui è dedicata la piazza centrale. Da ammirare anche gli edifici religiosi come il convento delle monache camaldolesi fondato dai Conti Guidi (XII sec.), il monastero delle monache domenicane di Santa Maria della Neve ( XVI sec.) con la chiesa e la Propositura che ospita dipinti del ‘600.

Da Pratovecchio si raggiunge poi il castello di Romena, roccaforte dei Conti Guidi e da qui la pieve di San Pietro a Romena: maestoso edificio romanico (XII sec.)

Da Romena si ripercorre la strada a ritroso fino a Stia. Qui il centro storico si trova lungo via Tanucci con l'omonima piazza centrale, resa famosa dal film “Il ciclone” di Leonardo Pieraccioni, abbellita da portici, resti di edifici medievali e dalla pieve romanica di Santa Maria Assunta (XII sec.)

Poco lontano da Stia, una strada collinare conduce al piccolo borgo di Porciano che ospita l'omonimo castello (XI sec.), una delle prime residenze dei Conti Guidi. Oggi rimane solo la Torre e parte delle mura castellane. Nel castello un museo raccoglie oggetti della tradizione contadina e pastorale locale, vasellame medievale e una collezione d’artigianato indiano del Nord-America.

Eremi e Monasteri: a pochi chilometri da Chiusi della Verna, si trova La Verna uno dei più noti Santuari francescani dove si dice che S. Francesco ricevette le Stimmate. Gli edifici più importanti che costituiscono il Santuario sono la chiesa di S. Maria degli Angeli, la Cappella delle Stimmate e la Basilica.

Nei pressi di Poppi si trova il luogo di villeggiatura Camaldoli famoso per le sue foreste, dove troviamo il convento fondato da S. Romualdo. Sono anche interessanti gli edifici come l’Archicenobio, il Convento, l’Ospizio, la Foresteria e la Farmacia. Attraversando la foresta incontriamo l’Eramo di Camaldoli.

 

INFORMAZIONI GENERALI

Il Casentino è una delle quattro vallate principali della provincia di Arezzo; situato a nord della provincia, si estende per una superficie di circa 800 km², e conta 48.870 abitanti.

È la valle in cui scorre il primo tratto del fiume Arno, che nasce dal monte Falterona (1654 m s.l.m.). Il monte Falterona, assieme al monte Falco (1658 m s.l.m.), costituisce infatti il limite settentrionale della vallata, ai confini con la Romagna. L'Alpe di Serra e l'Alpe di Catenaia separano, a oriente, il Casentino dall'alta val Tiberina. A ovest il massiccio del Pratomagno lo separa dal Valdarno superiore. I rilievi occidentali del complesso del monte Falterona, infine, separano la valle dal Mugello.

Il Casentino ha una forma approssimativamente ovale il cui asse maggiore misura circa 60 chilometri ed il minore circa 30. Paesaggisticamente varia dalle grandi foreste delle zone di montagna alle zone pianeggianti e collinari del fondovalle.

Le caratteristiche peculiari del territorio sono probabilmente una delle cause che hanno indotto Francesco d'Assisi a scegliere la Verna (oggi sede di un convento francescano) come luogo di preghiera, e san Romualdo a fondare l'eremo di Camaldoli.

Se si considera il punto di vista meramente geografico, il Casentino comprende alcuni piccoli tratti di comuni delle province limitrofe, come ad esempio la zona del comune di Londa tra l'attuale confine provinciale e il valico della Croce dei mori.

Dal punto di vista amministrativo la vallata è ripartita in 12 comuni: Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio Stia, Subbiano e Talla. I principali centri casentinesi sono quelli di Poppi, che fa parte del club dei "borghi più belli d'Italia", e Bibbiena, principale centro artigianale e industriale.

Il 6 e 7 maggio 2012 si è anche tenuto il primo referendum consultivo regionale volto alla costituzione di un comune unico del Casentino. La popolazione casentinese però, chiamata a partecipare al referendum consultivo ha risposto negativamente all'accorpamento degli attuali 12 comuni che compongono la vallata.

Storia

Il Casentino era abitato sin dalla più lontana preistoria, si ritrovano nel territorio tracce di insediamenti del paleolitico medio. Un grossolano errore dei testi antichi attribuisce in nome del Casentino a quello della tribù ligure dei Casuentini, invece il nome compare in epoca Carolingia in riferimento alla zona di Romena. È comunque attestata la presenza di popolazioni di stirpe ligure nella zona di Catenaia e sul Pratomagno. Nel periodo etrusco sono presenti molti insediamenti e sul suo territorio si ritrovano importanti luoghi di culto quali il lago degli idoli, nel quale sono state recuperate nel tempo migliaia di statuette votive ed oggetti oggi esposti nei più importanti musei del mondo. La Pieve a Socana fu edificata sulle rovine di un tempio romano a sua volta edificato sulle rovine di un tempio etrusco del quale si conserva un'ara del V secolo di grandi dimensioni. Nel Medioevo ebbe particolare risalto per le vicende legate al centro Italia ed all'espansione Fiorentina. Si ricorda la famosa Battaglia di Campaldino ove combatté anche Dante Alighieri.

I castelli del Casentino

Zona di confine, la valle ha visto contrapporsi le popolazioni dei Longobardi, dei Goti e dei Bizantini, che hanno attestato la loro presenza sul territorio con fortificazioni a partire dall'alto Medioevo. Il numero delle torri, dei fortilizi dei castelli residenza e dei borghi fortificati supera le 60 unità. Questi sorgevano quasi sempre sulle alture, lungo le arterie viarie e presso passaggi obbligati, a controllo e dominio del territorio. Le fortificazioni dell'alto Casentino sono appartenute prevalentemente alla dinastia dei Conti Guidi, mentre da Bibbiena fino a Subbiano erano soggette alla famiglia dei Vescovi-Conti della città di Arezzo. Dalla seconda metà del XV secolo il Casentino seguì le sorti legate alla città di Firenze.

Ad oggi sul territorio del Casentino si possono ancora scorgere molti di questi castelli, torri e fortificazioni, sebbene in numero esiguo rispetto a quello originale; tra quelli meglio conservati, il castello di Poppi, che domina in posizione centrale la vallata dall'altura su cui sorge il borgo di Poppi; a nord della vallata tra i comuni di Stia e Pratovecchio il castello di Romena, risalente all'XI secolo, anch'esso in posizione dominante, si presenta come un complesso di ruderi, oggetto di un recente restauro, caratterizzato dalle sue 3 torri quadrangolari e da una strada di accesso con 2 lunghe file di cipressi; poco più a nord il Castello di Porciano, essenzialmente una grossa torre quadrangolare costruita attorno al 1000, che fu restaurata dopo un accurato scavo archeologico ed è oggi abitazione dei proprietari e museo archeologico etnografico, la torre ben si integra con il borgo che la circonda: l'insieme ha mantenuto la sua antica conformazione grazie a rigidi vincoli architettonici. Porciano possiede una notevole visuale sull'intera vallata (in condizioni atmosferiche favorevoli dal borgo di Porciano si arriva a scorgere la piana in cui sorge Arezzo); più a sud, nel centro storico di Bibbiena presso piazza Tarlati, è ben visibile la Torre dell'Orologio, ovvero ciò che rimane, insieme ad un tratto di muro perimetrale e ad una piccola torre, dell'antico castello distrutto durante la battaglia di Campaldino, nel 1289.

Molti dei castelli e delle torri del Casentino sono stati distrutti nel corso di battaglie, in particolare alla fine del Quattrocento: all'epoca il capitano di ventura Bartolomeo d'Alviano, al soldo di Venezia, distrusse molti degli avamposti fortificati fiorentini, non essendo riuscito ad espugnare quello principale, ovvero il castello di Poppi; tra i castelli distrutti, il castello di Fronzola, a pochi chilometri da Poppi, che in passato aveva avuto un ruolo politico e strategico di primo piano sul territorio casentinese (la posizione del castello era favorevole per usare armi di assedio verso Poppi, Bibbiena, e l'intera piana di Campaldino); il castello, accessibile raggiungendo la località di Fronzola nei pressi di Poppi, si presenta oggi come un insieme di ruderi in stato di abbandono, in gran parte ricoperti dalla vegetazione. Altri castelli casentinesi in rovina sino ad epoche recenti, ebbero una sorte migliore rispetto a quello di Fronzola: è il caso del Palagio Fiorentino, situato a Stia, e del castello di Valenzano, situato invece all'estremo sud della vallata; i ruderi dei castelli, entrambi di antica edificazione (il primo risale al XIII secolo, il secondo fu realizzato a partire dal X secolo) furono oggetto di intense attività di restauro alla fine dell'Ottocento, che conservando l'aspetto originario dei castelli, introdussero anche degli elementi architettonici di influenza tardo romantica.

Turismo

L'attrattiva turistica del Casentino è da ricondursi prevalentemente ai suoi ambienti naturali e al suo isolamento geografico. Circondato da aree montuose con rilievi che raggiungono anche i 1658 metri (monte Falco) coperti da estese aree boschive in buona parte comprese nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Il potenziale turistico del Casentino sta nel fatto di costituire un perfetto campione storico ambientale rappresentativo dell'Italia Centrale. Nel fondovalle vi sono centri storici cresciuti attraverso vicende e fasi equiparabili a quelli delle città più grandi di altre zone; sui pendii montuosi vi sono i ruderi di un centinaio di castelli dei quali si è solo conservato il villaggio che ne conserva il nome. Dai pascoli di altura si passa alle faggete, quindi ai castagneti, al querceto e ai coltivi, oggi residui del sistema mezzadrile sul versante appenninico e di una piccola proprietà montana un tempo dedita alla pastorizia e alla raccolta delle castagne sul versante del Pratomagno. Tutto ciò è valorizzato da una straordinaria quantità di documenti storici, ancora poco esplorati, che illustrano ogni aspetto dello sviluppo della vallata da prima del XII secolo, fino ai nostri giorni.

Nel Casentino figurano anche diversi punti di interesse, artistico e soprattutto religioso; oltre ai castelli e alle torri citate nella sezione "I Castelli del Casentino", di particolare interesse sono la Pieve di Romena, una chiesa romanica nel comune di Pratovecchio, e importanti centri religiosi come il Santuario della Verna, il Monastero di Camaldoli, l'Eremo di Camaldoli e il santuario-monastero di Santa Maria del Sasso, presso Bibbiena.

Martedì, 21 Gennaio 2020 15:57

Cartina di Arezzo, itinerario di un giorno

Cosa vedere ad Arezzo in un solo giorno? E in mezza giornata? Quali musei, chiese, edifici culturali non puoi proprio perderti? Segui i nostri itinerari!

 

Itinerario per mezza giornata (mattino o pomeriggio):

Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

Pieve di S. Maria

Piazza Grande

Palazzo Pretorio

Casa del Petrarca

Palazzo Comunale

Duomo

Chiesa di S. Domenico

Chiesa di S. Maria delle Grazie

 

Itinerario per un giorno:

 

Mattino:

Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

Chiesa di Ss. Annunziata

Casa del Vasari

Chiesa di S. Domenico

Duomo

Palazzo Comunale

Casa del Petrarca

 

Pomeriggio:

Fortezza Medicea

Palazzo Pretorio

Piazza Grande

Pieve di S. Maria

Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

Anfiteatro Romano

Chiesa di S. Maria delle Grazie

Martedì, 21 Gennaio 2020 15:56

Cartina di Arezzo e itinerario per due giorni

Hai più tempo per visitare Arezzo? Allora scopri il nostro itinerario per 2 giorni (o weekend) e non perderti le più suggestive mete turistiche della nostra città!

Itinerario per due giorni:

Mattino:
Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)
Chiesa SS. Flora e Lucilla in B.
Chiesa di Ss. Annunziata
Museo Medioevale e Moderno
Chiesa di S. Maria in Gradi
Casa del Vasari

Pomeriggio:
Chiesa di S. Domenico
Duomo
Fortezza Medicea
Casa del Petrarca
Palazzo Pretorio
Piazza Grande
Chiesa S. Maria della Pieve
Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

Mattino:
Anfiteatro Romano
Museo Archeologico
Chiesa di S. Maria delle Grazie

Anghiari è uno dei borghi più belli d'Italia. Situato tra il Tevere ed il torrente Sovara, si inerpica su di un colle. Nell'epoca longobarda (VII sec.), fu un castello fortificato, mentre nel 1104, la fortezza fu ereditata dai Monaci Camaldolesi che eressero una Badia dedicata a San Bartolomeo. Negli anni dal 1181 al 1204, venne invece costruita la cerchia muraria. L'attuale Piazza Baldaccio fungeva da mercatale; fa da tangente a questa piazza il famoso rettifilo per Sansepolcro, il cui tratto urbano (Corso Matteotti) è asse lineare di un borgo trecentesco a cui fa da sfondo il portico della cinquecentesca chiesa della Santa Croce.

La città fu conquistata nel 1440 dai fiorentini con la celebre Battaglia di Anghiari. Da Piazza Baldaccio una scalinata conduce di fronte alla facciata di Santa Maria delle Grazie, che presenta sul davanti la torre civica dell'orologio; nei pressi si trova il Palazzo Pretorio (1300) oggi sede del Comune; più a sud la Torre del Cassero (1337). Nel cuore del centro storico si trova il Museo Statale di Palazzo Taglieschi che conserva pitture e sculture lignee toscane ed umbre. Di fronte il Palazzo della Battaglia Museo delle Memorie e del Paesaggio con sede nel cinquecentesco Palazzo del Marzocco che, oltre alla ricostruzione del celebre dipinto andato perduto di Leonardo da Vinci raffigurante la Battaglia di Anghiari, offre oggetti e storie di ogni epoca.

Nei dintorni, pievi, castelli e ville. Da vedere la Pieve di Santa Maria alla Sovara (IX sec.), la Pieve di Santa Maria a Micciano, il castello di Montauto (XII - XIV sec.), il castello di Galbino e Villa la Barbolana (XVI sec.).

Insediamento di origine romana e poi fortilizio strategico nelle lotte tra longobardi e bizantini nel VII secolo, Anghiari appare nei documenti nell’XI secolo, quando era un castello in mano ai signori di Galbino. Agli inizi del secolo successivo venne donato ai monaci camaldolesi, che realizzarono un’abbazia intorno alla quale si sviluppò il borgo. Nella seconda metà del XII secolo Anghiari entrò nell’orbita di Arezzo, che contribuì alla nuova cerchia muraria realizzata tra il 1181 e il 1234. Con la signoria dei Tarlati gli aretini ampliarono l’area del Mercatale e realizzarono lo stradone che unisce il paese a Sansepolcro, in passato Ruga San Martino. Dopo una breve parentesi perugina, Anghiari finì sotto il controllo di Firenze.

Il 29 giugno 1440, nella piana a est del paese, la Repubblica Fiorentina e i Visconti di Milano si scontrarono in una battaglia campale. Nel 1503 la vincitrice Firenze commissionò a Leonardo da Vinci un dipinto per il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a ricordo di quella giornata, ma il pittore sperimentò delle tecniche che non dettero i risultati sperati. La “Battaglia di Anghiari” è ancora oggi uno dei più grandi e irrisolti misteri della storia dell’arte.

Nel medioevo si accedeva al borgo da Porta Sant’Angelo a sud est e Porta San Martino a nord ovest. Vicino a quest’ultima si trova Porta Nuova o Porta Fiorentina, edificata nel 1460. Le mura anghiaresi, più volte modificate nei secoli, sono percorribili attraverso la Via di Ronda. Lungo il percorso, a sud, si trova il cinquecentesco Bastione del Vicario.

Tra gli edifici più caratteristici, spicca nella parte alta del paese il Campano, torre duecentesca munita nel Seicento di orologio. A breve distanza si incontrano il Monastero di San Martino, detto Conventone, e il trecentesco Palazzo Pretorio, oggi sede del municipio.

Nella parte bassa Piazza Baldaccio Bruni propone una fusione di stili ed epoche. Le rinascimentali Colonne di Borgo guardano la statua post risorgimentale di Giuseppe Garibaldi. Dalla piazza si attraversa Corso Matteotti per accede alla Galleria Girolamo Magi, costruita nel 1889, dalla quale si raggiunge il complesso neoclassico di Palazzo Corsi realizzato tra il 1777 e il 1794 e lo scenografico Teatro Comunale dei Ricomposti.

Il borgo valtiberino è anche sede di prestigiosi musei. I due principali si trovano in Piazza Mameli. Il cinquecentesco Palazzo del Marzocco ospita il Museo della Battaglia e di Anghiari, il complesso rinascimentale di Palazzo Taglieschi accoglie il Museo Nazionale delle arti e tradizioni popolari dell’Alta Valle del Tevere.

Anghiari vanta un patrimonio religioso di grande rilevanza. La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta anche Propositura, fu conclusa nella prima metà del Settecento. La Chiesa della Badia di San Bartolomeo è citata per la prima volta nel 1105. La Chiesa di Sant’Agostino sorge sui resti di un oratorio della fine del XII secolo dedicato a Sant’Antonio Abate. Il Battistero di San Giovanni è quattrocentesco, la Chiesa della Croce cinquecentesca, mentre la Chiesa di Santa Maria Maddalena risale al Seicento.

Il territorio anghiarese accoglie alcuni fortilizi di grande fascino: il Castello di Galbino sorto nell’XI secolo sulla riva destra del torrente Sovara, il Castello di Montauto del XII secolo eretto in località La Scheggia e il Castello di Sorci, forse costruito su un fortilizio longobardo, le cui vicende si intrecciano con quelle del condottiero del XV secolo Baldaccio d’Anghiari, sono i più noti. Meno conosciuti sono il Castello di Pianettole e il Castello di Valialla. La Villa Barbolana a Tavernelle è invece un bell’esempio di dimora fortificata cinquecentesca.

I dintorni di Anghiari custodiscono tre antiche pievi: Santa Maria alla Sovara a nord, Santa Maria a Micciano a est e Santa Maria a Corsano a sud. Altri noti importanti luoghi sacri sono il Santuario della Madonna del Carmine al Combarbio e il Cenacolo francescano di Montauto, entrambi cinquecenteschi, e la chiesa di Santo Stefano, gioiello del VII/VIII secolo in stile bizantino-ravennate.

Per gli amanti delle escursioni sono imperdibili le passeggiate nel borgo di Toppole, nel versante est dell’Alpe di Poti, oppure a Ponte alla Piera e Bagnolo, che si raggiungono attraverso la suggestiva Riserva naturale dei Monti Rognosi.

https://www.discoverarezzo.com/itinerari-suggeriti/tra-tevere-e-arno/anghiari/

 
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