Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:22

Sentiero della Bonifica

Viaggiare lentamente lungo il Canale Maestro della Chiana in terra di Siena e d’Arezzo vuol dire scoprire la natura di una terra che l’ingegno umano ha sottratto all’acqua. E non solo. Nella grande valle affondano le radici magiche della civiltà etrusca. 
La Val di Chiana è una terra in movimento e l’opera secolare di risanamento è il simbolo di una continua trasformazione. 
L’opera di bonifica del territorio ha visto coinvolti ingegneri, matematici, idraulici, cartografi, agronomi e architetti: da Leonardo da Vinci all’aretino Vittorio Fossombroni, tecnico illuminato che vi ha lavorato per oltre 50 anni fino alla sua morte avvenuta nel 1844. Il Canale Maestro della Chiana rappresenta un’opera di ingegneria idraulica storica che ancora oggi svolge una importante funzione sul territorio. Anticamente il fiume “Clanis” confluiva, tramite il fiume Paglia, nel Tevere scorrendo verso sud. Intorno all’XI secolo la valle cominciò a impaludarsi a causa del lento sollevarsi dei terreni nella zona di Chiusi per movimenti tettonici e deposito di materiali erosivi. Il fiume “Clanis” non riusciva a defluire regolarmente verso il Tevere allagando la valle per ben cinque secoli.

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:21

Profumi e sapori della cucina aretina

Le scoperte nella nostra provincia potranno continuare anche a pranzo o a cena, ma questa volta, saranno gastronomiche, nelle osterie e trattorie delle città, o per gli amanti della campagna, in qualche agriturismo lungo gli itinerari proposti.

In Valdarno si potrà cominciare dallo "stufato alla sangiovannese", pietanza gustosa a base di carne cotta a lungo e ricca di spezie, proseguendo con l'"arrosto girato", il pollo del Valdarno cotto al pomodoro ed il tutto accompagnato dai migliori vini della zona.

In Valdichiana, area di allevamento di una pregiata razza bovina di carne chiamata appunto Chianina, si potranno gustare succulente bistecche alla brace accompagnate da vini rossi dei vigneti cortonesi.

In Valtiberina la cucina locale propone la ciaccia, i bringoli (grossi spaghetti composti da farina di grano e acqua), cacciagione varia, tartufi, funghi porcini e prugnoli, dolci casalinghi e, per terminare, un buon bicchiere di vin santo.

Dopo essere stati trasportati dalla bellezza dell'arte e del paesaggio, se avete ancora un po' di tempo a disposizione, potrete curiosare tra le numerose botteghe delle vallate alla ricerca di qualche prelibatezza alimentare o di qualche capo da indossare. Abbigliamento e pelletterie di alta moda, vetri e cristalli, vino e olio, fagioli zolfini, farina di castagne del Pratomagno e il prelibato prosciutto della montagna valdarnese sono alcuni dei numerosi prodotti che si possono acquistare in Valdarno.

Nelle botteghe artigianali della Valtiberina e della Valdichiana vi attendono manufatti in ceramica, in legno, tessuti, merletti e, se amanti dell'antiquariato, ci sarà solo l'imbarazzo della scelta tra i numerosi negozi che animano i vecchi borghi.

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:18

I paesaggi di Leonardo da Vinci ad Arezzo

Ripercorrere alcune zone del Valdarno aretino significa innanzitutto provare le sensazioni vissute da Leonardo da Vinci quando ha attraversato lo spettacolare paesaggio delle Balze, che ritroviamo nel celebre dipinto "Madonna dei Fusi" o quello suggestivo dell’Arno nel tratto di Ponte a Buriano e che ci ha trasmesso con alcune sue opere famose. Le Balze furono addirittura oggetto di studi e ad esse il Genio si ispirò per creare lo sfondo di alcuni dipinti. Ne La Gioconda, che rappresenta l’unione tra la perfezione dell’opera umana e della Natura, pare che venga ricordato anche il Ponte a Buriano. 
E’ l’acqua la principale forza che ha forgiato le Balze: dapprima, circa due milioni di anni fa, ha formato un grande lago riempiendolo di sedimenti strappati alle montagne circostanti, poi, più recentemente, li ha erosi e incisi con il lento scorrere dei torrenti, formando così guglie e pinnacoli di sabbia, limo e ciottolami, modellati ancora dall’acqua, levigati dal vento e screpolati dal sole, che oggi sovrastano strette valli coltivate.  Tra queste cattedrali, affascinanti nei loro incantevoli colori che vanno dal grigio-celeste all’ocra-arancio, scoprirai coltivi, torrenti, borri e boschetti di querce in cui perderti ad ascoltare ed osservare la natura.

San Giovanni Valdarno, in origine denominata San Giovanni in Altura poi Castel San Giovanni, fu fondata dai Fiorentini nel 1299 su progetto che, tradizionalmente, viene attribuito al grande architetto Arnolfo di Cambio. L'itinerario ha inizio in Corso Italia, la via centrale, fiancheggiata da eleganti edifici medievali e rinascimentali, uno dei quali, al numero 83, era la dimora della famiglia del grande artista valdarnese, Masaccio.
Da Corso Italia si prosegue fino a giungere nella grande piazza divisa, al suo interno, in due altre piccole piazze, piazza Masaccio e piazza Cavour. Al centro di questo enorme rettangolo sorge l'elegante Palazzo Pretorio, oggi Palazzo del Municipio, medievale, più volte rimaneggiato, progettato da Arnolfo di Cambio. Dell'antico edificio, circondato da un portico, colpisce la facciata adorna di numerosi stemmi in pietra e in terracotta, alla maniera dei della Robbia. Percorrendo il lato sinistro di piazza Masaccio si scorge la chiesa di San Lorenzo (XIV secolo), con facciata in pietra e mattoni. Recenti restauri al suo interno hanno portato alla luce notevoli ed interessanti parti di affresco che hanno permesso di conoscere e approfondire l'attività pittorica dello Scheggia nella sua natìa San Giovanni.

Nella navata destraMartirio di San Sebastiano, Sant'Antonio Abate in trono e dieci episodi della sua vita, San Lorenzo, Stigmate di San Francesco e nella navata sinistra Sant'Antonio da Padova e San Bernardino da Siena. Sull'altare maggiore, un elegante trittico di Giovanni del Biondo (Firenze, documentato dal 1356, morto nel 1398) rappresentante l'Incoronazione della Vergine e santi (1374 circa).
Uscendo dalla chiesa, ancora a sinistra, si trova la Basilica di Santa Maria delle Grazie, costruita alla fine del XV secolo con l'imponente facciata del XIX secolo che domina il lato di fondo di piazza Masaccio. Nella lunetta La Madonna consegna la cintola a San Tommaso Apostolo, con i Santi Giovanni Battista e Lorenzo, terracotta invetriata di Giovanni della Robbia(1513 circa). L'interno, molto ampio, custodisce entro un tabernacolo cinquecentesco, un affresco raffigurante la Madonna delle Grazie, attribuito ad un pittore fiorentino del '300.
Dalla chiesa l'itinerario continua all'interno del Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie che ospita opere di artisti tra i quali Lo Scheggia, Mariotto di Cristofano, Giovanni da Piamonte, Domenico di Michelino, Jacopo del Sellaio, Beato Angelico e Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni.
Di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia si possono ammirare due dipinti su tavola: Madonna con Bambino (1440-1450) originariamente nella chiesa di San Lorenzo a San Giovanni Valdarno e una tempera su tavola raffigurante un Coro di Angeli Musicanti, parte di anta d'organo proveniente dalla sagrestia dell'Oratorio di San Lorenzo (1440-1450).
Nello stesso museo possiamo osservare due opere del pittore valdarnese Mariotto di CristofanoChristus patiens tra la Vergine e Santa Lucia (1420-1425) (originariamente nella chiesa di Santa Lucia di San Giovanni Valdarno) e una Madonna con Bambino e Santi (1453) proveniente dalla chiesa di San Lorenzo.
Visitato il museo, attraversata piazza Masaccio, si giunge in piazza Cavour. Di fronte all'ingresso di Palazzo d'Arnolfo è laPieve di San Giovanni Battista della prima metà del '300. La facciata è preceduta da un portico costruito posteriormente e ornato con tondi robbiani.
Se avete ancora qualche minuto da dedicare alla città consigliamo la visita alla cappella del monastero delle Agostinianeper ammirare una delle tavole più belle del Maestro della Natività di CastelloMadonna con Bambino (secolo XV).
Lasciato San Giovanni Valdarno l'itinerario ci conduce verso Castelfranco di Sopra ed in particolare all'ex abbaziavallombrosana di Soffena, percorrendo una delle strade più caratteristiche del Valdarno aretino, la SP 1 comunemente denominata "la Strada dei Setteponti
L'edificio, a croce greca, risalente al XIV secolo, conserva, oltre ad affreschi di Bicci di Lorenzo, Liberato da Rieti e Paolo Schiavo, una pregevole Annunciazione di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia e una Madonna con Bambino in trono tra San Lazzaro e San Michele Arcangelo di Mariotto di Cristofano.

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:15

La Setteponti

Il percorso che proponiamo è un viaggio a ritroso sulle tracce di un passato e di un presente che ancora rimangono nell'arte, nella cultura, nelle tradizioni di questi borghi sorti lungo l'antica via che collegava Arezzo a Fiesole, la Cassia Vetus.
Leonardo da Vinci, nel '500 intraprese questo viaggio, lungo il Pratomagno, per studiare il corso dell'Arno e le Balze apparvero all'artista come "profonde segature de' fiumi".

Da Arezzo s'imbocca la SP 1 chiamata la "Setteponti" fino a Ponte Buriano, ponte romanico sull'Arno (XIII secolo).
Poco oltre si arriva a Castiglion Fibocchi, borgo costruito come castello a guardia della strada che dal Pratomagno conduceva in Casentino. Fuori l'abitato, lungo la strada a sinistra una sosta per ammirare, all'interno della chiesa di S. Maria a Pezzano, oggi cappella del cimitero, un affresco di scuola aretina raffigurante l'Annunciazione (XIV sec.). Si prosegue verso Loro Ciuffenna, con una sosta alla Pieve di San Pietro a Gropina, romanica (XII sec.), uno degli edifici religiosi più antichi della diocesi aretina.

Di particolare suggestione è l'interno, diviso in tre navate con colonne e capitelli, testimonianza  della grande arte del saper scolpire la pietra creando delle opere d'arte che si tramandano nel tempo. Un ambone istoriato a bassorilievi con raffigurazioni umane e animali (un leone, l'aquila e un diacono), sorretto da due colonne annodate e due pilastri, è il capolavoro scultoreo della chiesa.

Da Gropina si prosegue verso Loro Ciuffenna, borgo medievale già insediamento etrusco. Da visitare, nel centro storico, la chiesa di S. Maria Assunta con un trittico di Lorenzo di Bicci (XV sec.), e il Museo "Venturino Venturi", un omaggio all'artista che qui nacque nel 1918. Per chi da Loro Ciuffenna volesse seguire un itinerario alternativo, tra i boschi e le colline del Pratomagno suggeriamo una visita a Poggio di Loro e Rocca Ricciarda, borghi interamente restaurati da dove si avrà una vista suggestiva su tutto il Valdarno.
Continuando sulla Setteponti, da Loro Ciuffenna si segue l'indicazione per Castelfranco di Sopra, una delle "terre nuove" fondata nel 1299 dai Fiorentini. Di grande interesse è il disegno urbanistico del borgo, tradizionalmente attribuito ad Arnolfo di Cambio, con impianto regolare a scacchiera, una volta cinto da mura, torri e porte delle quali ne rimangono solo due. Da visitare l'Oratorio di San Filippo Neri (XVIII secolo) che qui nacque nel 1515. 

Lasciato Castelfranco di Sopra l'itinerario prosegue verso Pian di Scò, con un sosta alla Badia di San Salvatore a Soffena, edificio religioso costruito nel XIV secolo su un preesistente castello, testimonianza della presenza della comunità vallombrosana nel Valdarno Superiore. All'interno pregevoli affreschi di Liberato da Rieti, Bicci di Lorenzo e Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia (XV secolo) fratello minore di Masaccio. Accanto alla Badia sorge il monastero, oggetto di recenti indagini archeologiche che hanno portato alla luce tombe medievali e rinascimentali.

Il viaggio termina a Pian di Scò, l'ultimo comune della provincia aretina, sviluppatosi lungo il fiume Resco (il toponimo sembra avere origine dal nome di questo). Nel centro storico sorge la pieve romanica di S. Maria, già citata in un documento del 1008. Arcate cieche e due monofore ornano la facciata. L'interno, a tre navate, è scandito da colonne con capitelli figurati. Sulla parete sinistra è visibile un affresco raffigurante una Madonna in trono con Bambino databile attorno al 1400, di Paolo Schiavo.

L'itinerario si snoda da nord a sud attraverso due valli: il Valdarno con la città di San Giovanni e la Valdichiana fino a Cortona.
Ciò che accomuna i due luoghi è l'attività artistica di un grande pittore fiorentino del Rinascimento, domenicano, "Beato Angelico" (Guido di Pietro Tosini, Vicchio di Mugello 1387/1400-Roma 1455).
Nel museo di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Valdarno è possibile ammirare una tavola raffigurantel'Annunciazione, una delle più delicate dipinte dall'artista. L'opera, realizzata tra il 1430-32, proviene dal convento francescano di Montecarlo, a pochi chilometri dalla città di San Giovanni Valdarno.
Lasciato San Giovanni Valdarno si prosegue per la SR 69 fino a giungere ad Arezzo. Da qui si procede per la SR 71 fino a raggiungere Cortona. Città questa di origini antichissime, conserva del periodo etrusco tratti imponenti della cinta muraria databili al V secolo a.C., del periodo medievale sono ancora visibili chiese quali San Francesco e San Domenico e palazzi come PalazzoComunale e Palazzo Casali.
In questa città la presenza dell'artista fiorentino si rivela nel Museo Diocesano. Nella grande sala, una volta Battistero dell'ex chiesa del Gesù, sono presenti due tavole del Beato Angelico: l'Annunciazione e una Madonna con Bambino e quattro santi, entrambi dipinte per la chiesa di San Domenico. Le due tavole, oltre ad un affresco che l'artista aveva dipinto per la lunetta della porta d'ingresso della chiesa, furono realizzate tra il 1434-38, qualche anno dopo la tavola di San Giovanni, durante la permanenza del pittore nel convento domenicano di Cortona (Beato Angelico vi soggiornò fino al 1438).
Se per la prima Annunciazione l'artista sembra essere legato più a Masolino, per l'Annunciazione di Cortona l'insegnamento è quello di Masaccio.

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:09

Itinerario Anghiari

Anghiari è uno dei borghi più belli d'Italia. Situato tra il Tevere ed il torrente Sovara, si inerpica su di un colle. Nell'epoca longobarda (VII sec.), fu un castello fortificato, mentre nel 1104, la fortezza fu ereditata dai Monaci Camaldolesi che eressero una Badia dedicata a San Bartolomeo. Negli anni dal 1181 al 1204, venne invece costruita la cerchia muraria. L'attuale Piazza Baldaccio fungeva da mercatale; fa da tangente a questa piazza il famoso rettifilo per Sansepolcro, il cui tratto urbano (Corso Matteotti) è asse lineare di un borgo trecentesco a cui fa da sfondo il portico della cinquecentesca chiesa della Santa Croce.

La città fu conquistata nel 1440 dai fiorentini con la celebre Battaglia di Anghiari. Da Piazza Baldaccio una scalinata conduce di fronte alla facciata di Santa Maria delle Grazie, che presenta sul davanti la torre civica dell'orologio; nei pressi si trova il Palazzo Pretorio (1300) oggi sede del Comune; più a sud la Torre del Cassero (1337). Nel cuore del centro storico si trova il Museo Statale di Palazzo Taglieschi che conserva pitture e sculture lignee toscane ed umbre. Di fronte il Palazzo della Battaglia Museo delle Memorie e del Paesaggio con sede nel cinquecentesco Palazzo del Marzocco che, oltre alla ricostruzione del celebre dipinto andato perduto di Leonardo da Vinci raffigurante la Battaglia di Anghiari, offre oggetti e storie di ogni epoca.

Nei dintorni, pievi, castelli e ville. Da vedere la Pieve di Santa Maria alla Sovara (IX sec.), la Pieve di Santa Maria a Micciano, il castello di Montauto (XII - XIV sec.), il castello di Galbino e Villa la Barbolana (XVI sec.).

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:07

Itinerario Sansepolcro

Sansepolcro è la città più importante della Valle del Tevere aretina e la Città di Piero della Francesca.
Interessante dal punto di vista militare per la sua posizione strategica, Sansepolcro è stata lungamente contesa da guelfi e ghibellini, danneggiata da battaglie e da rovinosi terremoti. Nonostante le lesioni del tempo, l'assetto urbanistico all'interno della cinta delle mura quadrilaterali, è rimasto quello medioevale, arricchito nei secoli da nobili edifici rinascimentali e barocchi.

Il potere della Borghesia, che aveva fatto grande e potente Sansepolcro, passa di mano nel periodo tardo-feudale durante il domino dei Malatesta (1370-1430, per finire dominata dalla nobiltà fiorentina nel 1441.  Anche sotto la dominazione di Firenze la storia di Sansepolcro prosegue per un altro secolo, ma ha una battuta d'arresto nel '600 trasformatasi in un periodo di vera crisi nel '700, crisi che durerà fino alla metà dell'Ottocento con la nascita del Regno d'Italia. Dopo aver visitato la casa di Piero della Francesca, artista illustre nato proprio in questa città agli inizi del XV secolo, il visitatore troverà le sue opere al Museo Civico, ospitato nel Palazzo Comunale del XIV secolo. In questo Museo è possibile ammirare parecchie opere famose oltre il polittico della "Madonna della Misericordia" (1462) e l'affresco della "Resurrezione" (1463) di Piero della Francesca nel quale si vede Cristo uscire dalla tomba, mentre i soldati romani ai suoi piedi, portano armature rinascimentali e sembrano sospesi nel tempo. Un'altra opera interessante da vedere al Museo Civico di Sansepolcro è la "Crocifissione", di Luca Signorelli, risalente al XV secolo. La Cattedrale romanica di San Giovanni Evangelista è uno fra gli edifici di maggior interesse di Sansepolcro, che si è sviluppata intorno alla grande abbazia benedettina. Sotto il campanile della Badia, l'attuale Cattedrale accoglie il visitatore nelle architetture dipinte da Piero della Francesca, inserendolo magicamente in un altro tempo. Nella Cattedrale l'opera più ammirata è il "Volto Santo", un  Crocifisso ligneo di epoca carolingia. Accanto alla Cattedrale vi è il Palazzo delle Laudi, di forme manieristiche, oggi sede del Comune, e la Loggia delle Laudi (sec. XVI). Cuore del centro storico è la piazza Torre di Berta, nella quale, la seconda domenica di settembre si svolge il tradizionale Palio della Balestra. Durante l'evocazione storica, i costumi indossati dai figuranti, sono ispirati ai dipinti di Piero della Francesca. La chiesa di S. Francesco si trova nella piazza omonima; la costruzione dell'edificio e dell'attiguo convento, primo esempio di stile gotico nella città, avvenne tra il 1258 e il 1321, sul terreno concesso al frate francescano Tommaso da Spello dal Comune di Sansepolcro. All'esterno, la chiesa conserva i caratteri dell'architettura trecentesca: la torre campanaria e, sulla facciata, il portale gotico ad arco trilobo e il grande occhio.  L'interno, completamente rinnovato nel Settecento,  mantiene l'originario impianto a navata unica, tipico degli Ordini mendicanti, l'altare in pietra, a forma di sarcofago con colonne tortili, è datato 1304; da ammirare il bel dipinto di Passignano. A Sansepolcro, oltre ai lavori del suo più famoso cittadino, Piero della Francesca, raccolti nel Museo e ammirabili nelle chiese e nei nobili Palazzi, si può ammirare, nella chiesa di S. Lorenzo, la bella tavola  "Deposizione", di Rosso Fiorentino. Bellissimi affreschi sulla Storia della Passione (1588), si posso ammirare nell’oratorio della Compagnia del Crocifisso, lavoro di Alessandro Alberti e dei fratelli Cherubino e Giovanni.

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:05

Itinerario Valtiberina

La Valtiberina è attraversata dalla Statale Tiberina 3, e dalla Superstrada E45. Altre strade la collegano ad Arezzo, alla Valdichiana, al Casentino, alla Romagna, al Montefeltro e all’Adriatico. L'Alta valle del Tevere fu punto d’incontro tra la civiltà umbra e quella etrusca, tra la bizantina e quella longobarda. Le influenze dei vari popoli, sono evidenti ancora oggi nell'architettura dei palazzi, nelle tradizioni artigianali e nella gastronomia. I vescovi di Arezzo, i signori di Rimini e del Montefeltro, i papi e i Fiorentini si sono contesi questi territori. I patrizi romani vi costruirono ville. Poi feudatari e gli abati vi eressero castelli e monasteri. Qui nacquero Michelangelo e Piero della Francesca. Nella valle Sansepolcro ha esercitato il ruolo di città dotata di una propria autonomia culturale. In Valtiberina si trova Anghiari, uno dei più bei borghi italiani; centri fluviali come Pieve Santo Stefano, badie camaldolesi e conventi francescani, pievi e castelli medievali.

L'agicoltura è ancora oggi un elemento importante per l'economia della valle ed inevitabilmente questo si rispecchia nei prodotti tipici: formaggi, salumi, frutta, legumi, verdure, miele, tartufi, funghi e castagne.

I Parchi e i Musei costituiscono leitmotiv della Valtiberina. Piccoli musei sparsi per i tanti e bellisimi borghi svelano l'attività culturale della zona nelle varie epoche: dal Rosso Fiorentino, ai Della Robbia, passando per Piero della Francesca, Jacopo della Quercia e Pontormo. Tra le riserve naturali spicca quella del Sasso di Simone a Sestino, non dimenticando i Monti Rognosi, la Riserva dell'Alpe della Luna e di Monte Nero.

Sansepolcro: è la città più importante della Valle del Tevere aretina e la Città di Piero della Francesca. Interessante dal punto di vista militare per la sua posizione strategica, Sansepolcro è stata lungamente contesa da guelfi e ghibellini, danneggiata da battaglie e da rovinosi terremoti.

Nonostante le lesioni del tempo, l'assetto urbanistico all'interno della cinta delle mura quadrilaterali, è rimasto quello medioevale, arricchito nei secoli da nobili edifici rinascimentali e barocchi.

Il potere della Borghesia, che aveva fatto grande e potente Sansepolcro, passa di mano nel periodo tardo-feudale durante il domino dei Malatesta (1370-1430, per finire dominata dalla nobiltà fiorentina nel 1441.  Anche sotto la dominazione di Firenze la storia di Sansepolcro prosegue per un altro secolo, ma ha una battuta d'arresto nel '600 trasformatasi in un periodo di vera crisi nel '700, crisi che durerà fino alla metà dell'Ottocento con la nascita del Regno d'Italia. Dopo aver visitato la casa di Piero della Francesca, artista illustre nato proprio in questa città agli inizi del XV secolo, il visitatore troverà le sue opere al Museo Civico, ospitato nel Palazzo Comunale del XIV secolo. In questo Museo è possibile ammirare parecchie opere famose oltre il polittico della "Madonna della Misericordia" (1462) e l'affresco della "Resurrezione" (1463) di Piero della Francesca nel quale si vede Cristo uscire dalla tomba, mentre i soldati romani ai suoi piedi, portano armature rinascimentali e sembrano sospesi nel tempo. Un'altra opera interessante da vedere al Museo Civico di Sansepolcro è la "Crocifissione", di Luca Signorelli, risalente al XV secolo. La Cattedrale romanica di San Giovanni Evangelista è uno fra gli edifici di maggior interesse di Sansepolcro, che si è sviluppata intorno alla grande abbazia benedettina. Sotto il campanile della Badia, l'attuale Cattedrale accoglie il visitatore nelle architetture dipinte da Piero della Francesca, inserendolo magicamente in un altro tempo. Nella Cattedrale l'opera più ammirata è il "Volto Santo", un  Crocifisso ligneo di epoca carolingia. Accanto alla Cattedrale vi è il Palazzo delle Laudi, di forme manieristiche, oggi sede del Comune, e la Loggia delle Laudi (sec. XVI). Cuore del centro storico è la piazza Torre di Berta, nella quale, la seconda domenica di settembre si svolge il tradizionale Palio della Balestra. Durante l'evocazione storica, i costumi indossati dai figuranti, sono ispirati ai dipinti di Piero della Francesca. La chiesa di S. Francesco si trova nella piazza omonima; la costruzione dell'edificio e dell'attiguo convento, primo esempio di stile gotico nella città, avvenne tra il 1258 e il 1321, sul terreno concesso al frate francescano Tommaso da Spello dal Comune di Sansepolcro. All'esterno, la chiesa conserva i caratteri dell'architettura trecentesca: la torre campanaria e, sulla facciata, il portale gotico ad arco trilobo e il grande occhio.  L'interno, completamente rinnovato nel Settecento,  mantiene l'originario impianto a navata unica, tipico degli Ordini mendicanti, l'altare in pietra, a forma di sarcofago con colonne tortili, è datato 1304; da ammirare il bel dipinto di Passignano. A Sansepolcro, oltre ai lavori del suo più famoso cittadino, Piero della Francesca, raccolti nel Museo e ammirabili nelle chiese e nei nobili Palazzi, si può ammirare, nella chiesa di S. Lorenzo, la bella tavola  "Deposizione", di Rosso Fiorentino. Bellissimi affreschi sulla Storia della Passione (1588), si posso ammirare nell’oratorio della Compagnia del Crocifisso, lavoro di Alessandro Alberti e dei fratelli Cherubino e Giovanni.

Lunedì, 26 Febbraio 2018 08:03

Itinerario Valdarno

Tre strade da Arezzo conducono al Valdarno : l’Autostrada A1, la SS 69 e la strada dei Setteponti. Per tutta la valle, si ammirano campanili, torri, pievi, castelli e antichi borghi come Loro Ciuffenna, Gropina e Cennina. Il Valdarno fu oggetto di sanguinose contese tra Firenze e Arezzo. Alla fine del secolo XIII, per contrastare i vescovi aretini che disponevano di castelli come Cennina, Castiglione degli Ubertini e Laterina, i Fiorentini costruirono tre villaggi fortificati: San Giovanni, Terranuova e Castelfranco. Dopo la morte del vescovo Guido Tarlati, la Repubblica Aretina subì un declino e il suo territorio fu annesso alla Repubblica Fiorentina.

San Giovanni Valdarno: l’itinerario inizia nella via centrale, Corso Italia, ornata da edifici medievali e rinascimentali; al numero 83 si trova quella che era la dimora della famiglia del grande artista, Masaccio. Si raggiunge poi la grande piazza che è divisa in altre due più piccole: piazza Masaccio e piazza Cavour. Al centro sorge il medievale Palazzo Pretorio, oggi Palazzo del Municipio (progetto di Arnolfo di Cambio), abbellito da numerosi stemmi alla maniera robbiana.

Percorrendo piazza Masaccio si scorge la chiesa di San Lorenzo (XIV secolo), qui si trovano affreschi dello Scheggia. Inoltre, sull'altare maggiore, un trittico di Giovanni del Biondo rappresentante l'Incoronazione della Vergine e santi (1374 ca). Vicino alla chiesa si trova la basilica di Santa Maria delle Grazie (XV sec.). Nella lunetta La Madonna consegna la cintola a San Tommaso Apostolo, con i Santi Giovanni Battista e Lorenzo, di Giovanni della Robbia (1513 ca). Entro un tabernacolo cinquecentesco, un affresco raffigurante la Madonna delle Grazie (pittore fiorentino del '300). Nel Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie si possono ammirare opere di artisti come Lo Scheggia, Mariotto di Cristofano, Giovanni da Piamonte, Domenico di Michelino, Jacopo del Sellaio, Beato Angelico e Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni. In piazza Cavour, Palazzo d’Arnolfo è fronteggiato dalla pieve di San Giovanni Battista (1300), il cui portico è ornato da tondi robbiani. Nella cappella del monastero delle Agostiniane si può ammirare una tavola del Maestro della Natività di Castello, “Madonna con Bambino” (secolo XV). Si possono ritrovare lo Scheggia e Mariotto di Cristofano anche nell'ex abbazia vallombrosana di Soffena a Castelfranco di Sopra .

 

 

Nel Valdarno è presente una produzione agricola di vini ed oli d'oliva di gran pregio, tuttavia è da considerarsi una delle aree di più antica industrializzazione dell’aretino. La Valle dell'Arno offre meravigliosi paesaggi immersi nella natura. Ne è un esempio il Parco di Cavriglia, circondato da boschi di castagni e faggi, dove vivono liberi mufloni, daini, caprioli ed altri animali; i suoi sentieri si possono percorrere a piedi, a cavallo o in bicicletta. Seguendo le indicazioni per Castelfranco di Sopra ci si trova immersi nello spettacolare paesaggio delle Balze, costituito da calanchi e canaloni. Si possono ritrovare le balze nella celebre opera “Madonna dei Fusi” di Leonardo da Vinci. La Riserva Naturale della Valle dell'Inferno e di Bandella ospita cerri, farnie, salici, pioppi neri, roverelle e lecci, nonché numerosi volatili come l'airone e l'anatra. L'itinerario naturalistico si conclude con la Riserva Naturale di Ponte Buriano e Penna. Qui si trovano: salici, pioppi neri, olmi campestri. È ormai praticamente certo che Ponte Buriano sia presente nello sfondo della “Gioconda”, celeberrimo dipinto del grande Leonardo da Vinci.

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