Venerdì, 23 Febbraio 2018 07:51

Chiesa di San Domenico

Chiesa gotica situata nell'omonima piazza. Presenta una facciata con portale romanico sormontata da un campanile a vela. Costruita su disegno di Nicola Pisano, per volontà della famiglia Tarlati nel XIII sec. All'interno si possono ammirare numerosi affreschi di artisti locali e sull'Altar Maggiore un famosissimo Crocifisso del Cimabue (1265). Punto 1: Vedi la Mappa »

Venerdì, 23 Febbraio 2018 07:49

Cattedrale o Duomo

si trova sulla parte più alta della collina di Arezzo, vicino alla Fortezza Medicea, dalla quale è separata dal "Prato". Per la sua posizione e per la sua mole imponente, è visibile da ogni parte. Venne costruita seguendo il disegno di Margaritone dalla fine del XIII sec., per il volere di Guglielmino degli Ubertini, vescovo di Arezzo. La costruzione fu ultimata solo nel XVI sec. a causa di numerose interruzioni, mentre la facciata è del XX sec. Il campanile, inizialmente a vela, fu fatto a torre nel 1858 ed infine completato di guglia nel 1935. La chiesa gotica ospita preziose opere d'arte, come le vetrate istoriate di Guglielmo da Marcillat, la "Maddalena" di Piero della Francesca, il Sepolcro del vescovo Guido Tarlati (1276, Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura), l'Altare Maggiore alla cui costruzione avrebbe preso parte Giovanni Pisano, come sostiene Giorgio Vasari. Nella Cattedrale si trova l'immagine della Madonna del Conforto, patrona della città. Punto 4: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:49

Palazzo della Fraternita dei Laici

Il Palazzo della Fraternita dei Laici racconta gran parte della storia di Arezzo. Nato come sede dell’istituzione aretina sorta nella seconda metà del XIII secolo, che da allora è sempre stata un punto di riferimento della città in ambito assistenziale e culturale, l’edificio venne iniziato nel 1375. La facciata fu affidata a Baldino di Cino e Niccolò di Francesco, ma nel 1377 i lavori si fermarono. Tra il 1395 e il 1396 Spinello Aretino affrescò la lunetta del portale con “Cristo in pietà tra Maria e San Giovanni dolenti”.

Nel 1410 morì Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci, ricco mercante aretino, che fece testamento in favore della Fraternita dei Laici. Le risorse permisero la ripresa della costruzione. A progettare il secondo piano fu chiamato nel 1433 Bernardo Rossellino, che per la facciata realizzò il bassorilievo della “Madonna della Misericordia con il Bambino, tra i protomartiri Lorentino e Pergentino, affiancata da due edicole con le statue di “San Donato” e del “Beato Gregorio”. Gli interventi proseguirono fino al 1461. Con il secondo ordine, concluso dal ballatoio di Giuliano da Settignano, si giunse a una fusione straordinaria del già esistente impianto gotico con il nuovo linguaggio rinascimentale.

Nel 1549, su disegno di Giorgio Vasari, venne aggiunto il campanile a vela che accolse il prezioso orologio astronomico di Felice Salvatore da Fossato del 1552, ancora oggi funzionante e attrazione per i turisti, che visitando il palazzo hanno l’opportunità di entrare nella sala degli ingranaggi. La facciata dell’ampliamento a sinistra fu eseguita nella seconda metà del Seicento.

Dal 1786 il palazzo divenne sede del tribunale e dal 2010 fu adeguato a Museo di Palazzo di Fraternita, arricchito anno dopo anno da tesori artistici e sale tematiche. Al piano terra si trova anche il Museo dell’Oro.

Punto 28: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:46

Piazza Grande o Piazza Vasari

Piazza Grande è il cuore del centro storico di Arezzo. Unica per la sua originale forma trapezoidale e il piano fortemente inclinato, è caratterizzata da un’armoniosa alternanza di costruzioni di varie epoche che le regalano un aspetto suggestivo e scenografico. Sorta attorno al 1200, la piazza venne decisamente modificata nel corso del XVI secolo, quando fu ridotta alle dimensioni attuali per permettere a Giorgio Vasari di progettare il Palazzo delle Logge, con il suo imponente ed elegante loggiato.

Su Piazza Grande si affaccia l’abside romanica della Pieve di Santa Maria Assunta, rinnovata nella seconda metà dell’Ottocento, che di fronte ha la Fontana del 1603 progettata da Gherardo Mechini a compimento del nuovo acquedotto cittadino.

Un altro simbolo della piazza è il Palazzo della Fraternita dei Laici, elegante costruzione con una facciata in parte gotica e in parte rinascimentale, sormontata da un campanile a vela dove ancora è in funzione uno dei più antichi e rari orologi astronomici d’Europa.

Raccontano invece le origini medioevali di Piazza Grande gli altri due lati con le case arricchite da ballatoi di legno e le torri merlate, che devono parte del loro aspetto al revival stilistico che nella prima metà del Novecento portò al neomedievalizzazione del centro storico.

Tra gli edifici più caratteristici il quattrocentesco Palazzo Cofani-Brizzolari con accanto la Torre Faggiolana del XIII secolo, che prende il nome dal condottiero Uguccione della Faggiola, e il trecentesco Palazzo Lappoli con la vicina torre duecentesca.

Di fronte alle Logge nel 1822 fu collocata la statua di Ferdinando III di Lorena di Stefano Ricci, trasferita in cima a Piaggia di Murello nel 1932. Al suo posto venne posizionato il Petrone, ovvero una riproduzione della colonna infame che in passato veniva utilizzata per esporre al pubblico ludibrio falliti e debitori insolventi, oltre a servire per l’affissione di bandi. Nel basamento si notano le misure utilizzate dagli ambulanti della piazza durante il mercato.

Punto 30: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:02

Palazzo Pretorio

Oggi sede della Biblioteca Città di Arezzo, Palazzo Pretorio sorge lungo via dei Pileati.

Il grande edificio nasce dall’accorpamento di palazzi duecenteschi appartenuti alle famiglie guelfe aretine Albergotti, Lodomeri e Sassoli. Dal 1290 Palazzo Albergotti fu sede del Capitano di Giustizia e per secoli ospitò varie magistrature.

La parte riferita a Palazzo Sassoli venne utilizzata dai primi del Quattrocento come carcere, destinazione ampliata e impiegata anche tra il 1600 e il 1926. Il brigante Federigo Bobini, detto Gnicche, fu uno dei più famosi “ospiti” delle prigioni, ma nel 1870 riuscì a evadere.

L’aspetto attuale dell’edificio è quello dell’intervento in stile rinascimentale, ripristinato negli anni Trenta del Novecento. Nella scenografica facciata e all’interno si vedono gli stemmi di podestà, capitani, commissari e vicari scelti da Firenze per governare la città. Con una specifica delibera, infatti, dal 1434 fu sancito che ogni rappresentante doveva lasciare un segno della sua amministrazione. Tra i tanti blasoni presenti, alcuni di pregevole fattura, si riconoscono quelli degli Alberti di Catenaia, dei Rondinelli, dei Rinuccini, degli Spadari e dei Cappelli.

Dopo l’apertura della Casa circondariale “San Benedetto” del 1926, Palazzo Pretorio cambiò la sua destinazione e dopo gli interventi di adeguamento condotti da Giuseppe Castellucci divenne sede provvisoria del Museo Medievale e della Pinacoteca Comunale, prima di trovare la definitiva conversione in Biblioteca “Città di Arezzo”, inaugurata nel 1959. Agli interventi di Castellucci, nel solco del revival stilistico del periodo, si devono anche la sistemazione del cortile con loggiato a nord dell’entrata, che si apre su via dei Pileati, e il rialzamento della torre medievale tra Palazzo Pretorio e Casa Petrarca.

Nelle diverse sale della biblioteca cittadina si notano resti di affreschi di varie epoche, che vanno principalmente dal XV al XVII secolo. Il fondo di libri più importante conservato è quello della Biblioteca della Fraternita de Laici sorta nel 1609, nella quale confluirono in seguito per acquisto, donazione o lascito testamentario le biblioteche di enti religiosi soppressi, famiglie nobili e benefattori. Nel 1952, grazie al Consorzio per la Gestione della Biblioteca Città di Arezzo, il materiale librario aumentò notevolmente, facendo di quella aretina una delle biblioteche pubbliche più ricche e preziose della Toscana.

Di fronte alla facciata di Palazzo Pretorio si trovano i Giardini del Praticino. Nella loro parte orientale si notano i pochi resti del Palazzo del Popolo, monumentale edificio realizzato intorno al 1278 per ospitare il Capitano del Popolo e i Priori delle Arti ma smantellato a partire dal 1539. Tra i ruderi “pascolano” cinque pecore bronzee di Karen Wilberding Diefenbach, donate nel 2013.

Nei giardini si ammira la scultura in  bronzo denominata “La Hermana y La Herida” di Abel  Vallmitjana, artista catalano che negli anni Cinquanta del secolo scorso si trasferì ad Arezzo e andò a vivere a Villa Guillichini nella località di Tregozzano, a nord della città. Nella campagna aretina Vallmitjana inaugurò il suo studio, affiancandolo con un laboratorio di incisione, che divenne anche un circolo per gli intellettuali e i migliori talenti locali.

L’artista era molto amico di Pablo Neruda. In uno dei soggiorni aretini dei primi anni Sessanta, il poeta cileno ammirò il calco in gesso di una scultura che rappresentava due figure femminili abbracciate e coi volti stilizzati, dall’espressione sofferente. Guardandole le definì “La Hermana y la Herida”, ovvero “La Sorella e la Ferita”, titolo che rimase.

Il 21 febbraio 1974, quando Vallmitjana morì, l’opera non era stata ancora fusa. La consorte si rivolse agli amici artisti, che misero a disposizione le loro opere per raccogliere i fondi utili al bronzo, che il Comune di Arezzo scelse di collocare di fronte all’antico Palazzo Pretorio.

 

Punto 9: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 09:59

Palazzo dei Priori

Il Palazzo dei Priori, in Piazza della Libertà, è la sede del municipio di Arezzo. Fu costruito intorno al 1333, sulla sommità del colle di San Pietro, per ospitare la suprema magistratura del libero comune e in seguito i principali organi giurisdizionali e amministrativi che si sono succeduti in città fino ai nostri giorni. Il possente torrione, elemento insostituibile dello skyline cittadino, venne realizzato a partire dal 1337.

Tra il 1454 e 1472 fu portata avanti la prima grande ristrutturazione del palazzo curata da Domenico del Fattore e Bartolomeo Serragli. Nel contesto di quei lavori, negli anni Sessanta dello stesso secolo venne trasferito sulla torre il grande orologio che in origine era collocato nel campanile della Pieve di Santa Maria Assunta.

Nel 1572 fu deliberato un nuovo rifacimento dell’edificio pubblico. Al progetto lavorò Alfonso Parigi il Vecchio, che elaborò il loggiato interno a tre ordini che guarda a meridione. L’intervento terminò nel 1602, quando ormai l’architetto era morto da tempo. Nel 1650 la facciata crollò completamente e distrusse il sottostante loggiato esterno quattrocentesco, che non venne più riedificato. Andarono persi anche gli affreschi dipinti da Lorentino d’Andrea sulla parete interna. Nella ricostruzione la parte anteriore in pietra del palazzo fu arretrata.

Nel 1715 venne collocata sulla vela una nuova campana fusa da Andrea Moreni, mentre nel 1800 il quadrante dell’orologio fu coronato dalle “Quattro stagioni” e dalle allegorie di “Giustizia” e “Fortezza”, dipinte dal pittore neoclassico Luigi Catani. Nelle rare immagini di inizio Novecento ancora si vedono i dipinti, ormai degradati a causa delle intemperie.

L’ultimo importante intervento al Palazzo dei Priori fu attuato nel periodo 1930-33 sotto l’egida di Giuseppe Castellucci e Umberto Tavanti. Nell’ambito della neomedievalizzazione del palazzo, venne fabbricata una loggetta esterna e furono inseriti i merli alla ghibellina, ovvero a coda di rondine, nella grande facciata.

Il torrione, che era stato sbassato nella seconda metà del Cinquecento, fu leggermente rialzato e modificato. Anche in questo caso la parte sommitale venne incorniciata da una merlatura alla ghibellina aggettante su piccoli archi in laterizio e mensoloni. Fu infine riedificata la vela in pietra e mattoni per ospitare il “campano”, ovvero la campana civica, e la croce metallica con il cavallo inalberato. Nella prima metà del Novecento venne rifatto anche il meccanismo  di movimento e ricarica dell’orologio, a cura della ditta ligure F.lli Terrile Costruttori Meccanici.

Il Palazzo dei Priori racchiude nelle sue varie stanze stemmi di varie epoche, oggetti preziosi e numerose opere d’arte, per lo più ritratti di grandi aretini.

Nell’atrio d’onore del piano terra, dove ha sede “I Colori della Giostra”, esposizione permanente dedicata alla Giostra del Saracino, si conserva un affresco del 1649 di Salvi Castellucci raffigurante “I SS. Donato e Stefano mostrano Arezzo alla Madonna con il Bambino”.

Salendo le scale che portano ai piani superiori, sono da ammirare alcuni affreschi come la “Madonna in trono tra San Donato e il Beato Gregorio X” dipinta nel 1483 da Lorentino d’Andrea e “San Francesco che riceve le stimmate” di Angelo di Lorentino di inizio Cinquecento.

Nel 1931 la loggia cinquecentesca del primo piano fu chiusa con delle vetrate. Qui trova oggi posto una statua in pietra trecentesca con la “Madonna con il Bambino”, in origine collocata sopra la scomparsa Porta Santo Spirito.

Nella Sala del Consiglio Comunale si segnala un affresco quattrocentesco staccato e la relativa sinopia. È opera di Parri di Spinello e rappresenta “Cristo in croce tra la Madonna e San Giovanni evangelista”. Altra opera notevole, anche se rovinata, è il ritratto del 1525 di “Pietro Aretino” eseguito da Sebastiano dal Piombo.

La Sala della Giunta Comunale contiene due tele realizzate dopo il 1550 da Giorgio Vasari con i ritratti di “Benedetto Accolti” e “Pietro Accolti” e dodici “Storie di Arezzo romana e medievale” affrescate nel 1610 da Teofilo Torri.

Punto 5: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 08:34

Fortezza Medicea

Notevole testimonianza dell'architettura militare cinquecentesca, si eleva alla sommità della spianata del Prato, a 305 m. di quota. Massiccia costruzione poligonale, perfettamente inserita nella cintura delle mura, I'attuale fortificazione fu realizzata su direzione di Antonio da Sangallo il Giovane e Nanni Unghero tra il 1538 ed il 1560. Eretta sopra l'area dell'antica cittadella medioevale, rasa al suolo per eliminare ogni impedimento al tiro delle bocche da fuoco, inglobò buona parte del Forte a forma trapezoidale progettato da Giuliano da Sangallo e Antonio da Sangallo il Vecchio nei primi anni del Cinquecento: della precedente costruzione sono visibili due baluardi del fianco Est (quelli del Ponte di Soccorso e della Chiesa, riconoscibili per la forma a saliente ottuso) e alcuni tratti di cortina. Di nuova impostazione i bastioni del fianco occidentale (del Belvedere, della Spina, della Diacciaia), nonchè gli ambienti interni, costituiti da un intricato reticolo di stanze, gallerie, pozzi e prese d'aria, dislocati a diversi livelli ed in gran parte non praticabili. Originariamente dotata di tre porte e circondata da un ampio fossato, la Fortezza rimase in efficienza fino al tardo Settecento. Nell'anno 1800 venne parzialmente smantellata dai militari francesi; sul fianco O è ancora visibile la lesione causata da un potente ordigno esplosivo. Il restauro, avviato a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento, figura tra gli attuali programmi municipali. Ampia e panoramica la veduta che si abbraccia dagli spalti, dominanti sulla città, la piana aretina, la valle dell'Arno, il massiccio del Pratomagno, l'alpe di Catenaia, le vette di Poti e di Lignano

Punto 8: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 08:31

Casa del Petrarca

Sorge in via dell'Orto. Qui nacque il celebre poeta nel 1304, ma l'edificio attuale è frutto di una ricostruzione del XVI sec. e di più restauri. Oggi è sede dell'Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze. E’ nato tra queste mura, nel cuore dell’Arezzo antica, proprio nel Borgo dell’Orto, uno dei poeti più grandi della storia dell’umanità: Francesco Petrarca.

Oggi puoi scoprire le stanze del Trecento dove ha mosso i primi passi il genio che, insieme a Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio, ha scritto la storia della lingua e della letteratura italiana. Quando Petrarca è nato ad Arezzo, lunedì 20 Luglio 1304, in città c’era anche Dante Alighieri, rifugiatosi lì insieme al padre di Francesco, il suo grande amico Ser Petracco, entrambi esiliati da Firenze.

Casa Petrarca oggi è un museo e la sede dell’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienze di Arezzo, che celebra la grandezza di Petrarca, le sue opere e l’influsso della sua arte nei secoli.
Casa Petrarca custodisce grandi tele rinascimentali di pittori toscani, cimeli e materiali petrarcheschi, una collezione di 250 monete antiche e una biblioteca ricca di opere e volumi legati al petrarchismo, il movimento culturale italiano del 1600.
Visitare Casa Petrarca è un po’ come fare un tuffo nella Toscana del Trecento.

Basta affacciarsi alla terrazza e chiudere la visita ammirando l’imponente statua di marmo dedicata a Petrarca nel Prato per ritrovarsi al centro di un ponte tra passato e presente.

Punto 6: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 08:24

Piazza Guido Monaco

Piazza Guido Monaco è una piazza circolare, con diametro di 100 m, risalente all'800, situata all'incrocio di tre strade importantissime: via Guido Monaco (1870), via Petrarca e via Roma. Al centro della piazza si trova il monumento, opera di Salvino Salvini (1882), a Guido Monaco (o Guido D'Arezzo), l'ideatore della moderna notazione musicale e del tetagramma. Punto 16: Vedi la Mappa »

Mercoledì, 21 Febbraio 2018 08:17

Anfiteatro Romano

L'anfiteatro fu costruito a cavallo fra gli ultimi anni del I secolo e i primi del II (la datazione dell'edificio è da porsi in età adrianea, 117-138 d.C.).
Esso, che subì durante i secoli gravissime menomazioni, fu esplorato per la prima volta negli anni 1914-1915; gli scavi, interrotti a causa della guerra, furono ripresi nel 1926.

Dal 1950 il monumento è stato sottoposto a periodici restauri che lo hanno portato completamente alla luce.

Il sito archeologico ha un asse maggiore di 121 metri e uno minore di 68 metri.

L'anfiteatro è ellittico e dotato di gradinate su due ordini: della struttura, realizzata usando blocchi di arenaria, laterizi e marmo, rimangono la platea e i resti degli ambulacri.

Le sostruzioni alle gradinate dell'anfiteatro comprendevano due ambulacri (corridoi coperti) concentrici ed un terzo anello che doveva delimitare l'arena.

Scomparsi ormai il portico e l'ambulacro perimetrali, è tuttavia possibile individuare i due accessi principali agli estremi dell'asse longitudinale ed i due secondari in corrispondenza dell'asse trasversale.

Ai tre ambulacri si interponevano due fasce di strutture portanti interrotte dai vomitoria, da cellae terraneae e da accessi con scale che si svolgevano tutti intorno all'ellisse, alternandosi con regolarità. Delle strutture restano parti diverse a seconda dei vari punti del perimetro; permangono ampi resti delle costruzioni della cavea: volte dei vomitoria, parzialmente incorporate nei resti del convento, resti di scale per accedere alla media cavea. Sono invece scomparse le gradinate della cavea, anche se si può indicarne il grado di pendenza, riferendosi agli scarsi resti rimasti sul terreno.

Si sono potute facilmente ricostruire le misure dell'anfiteatro: si tratta di una struttura con arena di grandi dimensioni (71,9 x 42,7 metri), solo di poco inferiore a quella del Colosseo (77 x 46,5 metri). Assai minore è, in proporzione, lo spessore della fascia muraria (24,7 metri). Le strutture dell'anfiteatro aretino alternano rivestimenti di tipo canonico ad altri di tipo più raro. Le volte dei corridoi anulari sono in opus coementicum (malta mista a coementa, ossia pietrame tufaceo o siliceo). Nei rivestimenti murarii viene adottato l'opus mixtum, si alterna cioè l'opus reticulatum (quadrelli disposti in lunghi filari obliqui) all'opus vittatum (file, vittae, di tufelli rettangolari alternate a superfici laterizie). Le scale interne sono in travertino, all'esterno, l'anfiteatro era probabilmente rivestito di arenaria locale.

L'anfiteatro ha subito diversi saccheggi nel corso degli anni e parte del materiale è stato utilizzato per realizzare alcuni edifici religiosi. Una testimonianza di questo uso è il Monastero di San Bernardo, che fu realizzato nel XVI secolo a ridosso dell'emiciclo sud e che oggi ospita il Museo Archeologico.

Dotata di una capienza presunta di circa 8.000 - 10.000 spettatori, la struttura - accessibile da via Margaritone e da via Francesco Crispi, viene utilizzata oggi come teatro all'aperto.

Punto 21: Vedi la Mappa »

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